Mosca insiste su operazione speciale e boccia piano di pace italiano

Nessuna de-escalation all’orizzonte, anzi. Le parole pronunciate oggi dal ministro della Difesa russo non lasciano spazio alla speranza: “Continueremo l’operazione speciale – ha riferito Sergei Shoigu – e questo nonostante l’assistenza su larga scala dell’Occidente al regime di Kiev e le forti pressioni delle sanzioni nei confronti della Russia”. Mosca, quindi, non si accontenta del corridoio terrestre che collega la regione di Rostov alla Crimea e che toglie all’Ucraina uno sbocco cruciale sul mare d’Azov ma vuole occupare tutto il Donbass e poi forse fermarsi. L’esercito di Putin, finora, controlla circa il 20% del territorio ucraino: a renderlo noto è stato uno studio di Forbes, che ricorda però come al momento dell’invasione, esattamente tre mesi fa, le truppe del Cremlino di fatto avevano già occupato 43 mila metri quadrati (Crimea e Donbass meridionale) mentre oggi la superficie in mano ai russi è circa il triplo. In novanta giorni Mosca è passata dal controllo del 7% del Paese al 20% attuale, ma evidentemente è ancora poco per quelle che erano le intenzioni iniziali. Ed è proprio per accelerare gli obiettivi che Mosca ha aumentato equipaggiamenti e forze militare nelle zone orientali generando ulteriore inquietudine a Kiev. Il ministro della Difesa ucraino, Dmytro Kuleba, sostiene infatti che il suo Paese non ha ancora tutte le armi che servono. E lancia un ulteriore appello ai partner occidentali: “L’offensiva russa in Donbass è una battaglia spietata, la più grande sul suolo europeo dalla seconda guerra mondiale”, ha scritto su Twitter, dove ha invitato Europa e Stati Uniti a “velocizzare le consegna di armi e munizioni”. Il riferimento è in particolar modo a quei mezzi pesanti che potrebbero consentire a Kiev di fermare l’avanzata di Mosca nel sud-est: lanciarazzi multipli ed artiglieria a lungo raggio potrebbero fare la differenza in favore dell’Ucraina, tanto più in un conflitto nel quale l’aviazione, finora, ha fatto solo qualche breve comparsa.
Sempre in Donbass, per la cronaca dal fronte, le due città principali di Severodonetsk e Sloviansk sono state bombardate per l’intera giornata. Almeno sei civili sono rimasti uccisi mentre il capo dell’amministrazione militare del territorio denuncia l’utilizzo di bombe a grappolo contro un edificio. Diventa sempre più difficile organizzare l’evacuazione delle decine di migliaia di persone che si trovano ancora nei due capoluoghi e le stesse autorità locali invitano donne, anziani e bambini a rimanere nei rifugi evitando di uscire. E mentre l’ex presidente russo Dmitry Medvedev, fedelissimo di Putin e considerato uno dei falchi nell’entourage del Cremlino, boccia drasticamente il piano di pace italiano definendolo “slegato da ogni realtà” e basato sulle “menzogne ucraine”, in giornata è intervenuto nuovamente Erdogan sull’altro grande tema del momento, ovvero sia l’adesione di Finlandia e Svezia alla Nato. Nella trattativa ormai intrapresa fra la Turchia e l’Alleanza atlantica, Ankara avrebbe formalmente richiesto armamenti specifici per dare l’ok ad Helsinki e Stoccolma. A renderlo pubblico è stato il segretario della Nato Jens Stoltenberg durante una tavola rotonda a Davos. Una sorta di “dare-avere” che alla fine, probabilmente, farà tutti contenti.
(ITALPRESS).
-foto agenziafotogramma.it-

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