VIOLENZA DONNE, MARCIANI “FARE RETE E CERTEZZA PENA”

La Campania è la seconda regione in Italia per numero di femminicidi. Che fare? L’Osservatorio sul fenomeno della violenza sulle donne, istituto dal Consiglio Regionale della Campania, ha promosso un convegno all’Università Parthenope di Napoli sul tema.

“E’ fondamentale un cambio culturale”, dice Rosaria Bruno, presidente dell’Osservatorio regionale, istituito circa un anno e mezzo fa, con lo scopo, tra l’altro, di svolgere attività di prevenzione e monitoraggio sul fenomeno. Per Simonetta Martino, delegata al Comune di Napoli alle Pari opportunità “bisogna mettere in discussione un sistema di valori che vede ancora la parte maschile dominante su quella femminile”.

“Come Regione Campania – dice invece Loredana Raia, consigliere regionale del Pd – abbiamo provato in questi tre anni a dare una risposta che fosse adeguata ai bisogni delle donne, sia sul piano normativo con le leggi licenziate in Consiglio, sia sul piano delle azioni concrete con bonus a favore delle donne vittime di violenza. Stiamo inoltre continuando a finanziare i centri antiviolenza e diversi progetti formativi. Dal punto di vista legislativo – prosegue – spero che da qui ad una settimana cominci il suo iter legislativo all’interno della VI Commissione consiliare permanente del Consiglio regionale, la proposta di legge che ha come obiettivo quello di creare una rete tra tutte le istituzioni preposte a servizio di questo fenomeno che vogliamo bandire dalla nostra regione”.

D’accordo l’assessore regionale alle Pari opportunità Chiara Marciani: “Serve una rete delle istituzioni per supportare le donne vittima di violenza, e spingerle così a denunciare. A volte le donne non denunciano – aggiunge – perchè manca la certezza della pena nei confronti degli autori di tali reati: abbiamo visto appena pochi giorni fa ad Avellino il caso della donna presa a martellate dal marito, il quale nonostante già in passato fosse stato autore di simili reati era in stato di libertà. Ciò mette le donne in uno stato d’ansia che non spinge le vittime a denunciare”, conclude.

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