Ucraina, cresce lo scontro fra Zelensky e il capo dell’Esercito

Kiev - Ukraine, Kiev - January 22, 2024 Volodymyr Zelensky, president of Ukraine meets Poland's Prime Minister Donald Tusk (Kiev - 2024-01-23, POU/ROPI) p.s. la foto e' utilizzabile nel rispetto del contesto in cui e' stata scattata, e senza intento diffamatorio del decoro delle persone rappresentate

KIEV (UCRAINA) (ITALPRESS) – Le notizie giunte in questi giorni da Bruxelles hanno rinvigorito il morale di Zelensky e del suo staff: i 50 miliardi di euro garantiti nei prossimi quattro anni dall’Unione Europea, con il voto favorevole di tutti i paesi membri, ha rappresentato un toccasana per Kiev e questo sia sotto l’aspetto meramente economico che morale.
Putin, fino all’ultimo, aveva sperato che la stanchezza manifestata dalle opinioni pubbliche occidentali e la palese contrarietà del leader ungherese Orban nel continuare a sostenere Kiev inducessero l’Ue ad un disimpegno progressivo ed invece già nel 2024 potrebbe arrivare in Ucraina la prima tranche di 18 miliardi. Che non modificheranno probabilmente le sorti del conflitto ma aiuteranno l’esercito a resistere. Se poi da Oltreoceano dovesse giungere l’agognato ma ancora incerto rifinanziamento militare per Kiev, allora gli equilibri al fronte potrebbero almeno in parte ribaltarsi.
E’ quanto spera naturalmente Zelensky. In settimana il Senato americano dovrebbe votare il disegno di legge sui nuovi fondi all’Ucraina, inseriti all’interno di un pacchetto che comprende anche un importante sostegno a Israele e Taiwan. Il testo dovrebbe essere reso pubblico in queste ore e includerà nuove misure per rendere più difficoltoso l’ingresso negli Stati Uniti degli immigrati dal confine messicano. Frontiere sigillate, insomma, in cambio dell’ok, da parte repubblicana, ai nuovi aiuti a Kiev e agli alleati in Medio Oriente e nel Sud-est asiatico.
Se il rifinanziamento dovesse essere approvato, in Ucraina il clima potrebbe cambiare. In questo momento, e al netto del supporto quadriennale garantito da Bruxelles, il malumore nel Paese è crescente. In primis, i rapporti fra il presidente e il capo delle forze armate, il generale Zaluzhny, sono ai minimi termini.
Si è parlato con insistenza di un esautoramento alle porte ma Zelensky deve fare attenzione perché il suo consenso è in calo mentre quello per il comandante è in crescita: negli ultimi sondaggi l’apprezzamento per Zaluzhny è dato all’88% mentre il leader politico si attesta appena al 60%. Licenziare il capo dell’esercito, in questo momento, potrebbe ritorcersi contro il presidente sia per la contrarietà dell’opinione pubblica ma anche per la possibile – per quanto poco probabile – reazione delle forze armate e la relativa tenuta democratica del Paese. Il pessimismo è accresciuto poi dalla situazione al fronte: è vero che negli ultimi giorni le truppe di Kiev hanno affondato un’altra nave lanciamissili russa nel Mar Nero e tre aerei da combattimento sono stati danneggiati in Crimea ma il Cremlino ha annunciato nel week-end alcune conquiste territoriali sia nella regione di Kharkiv che in Donbass. D’altronde l’esercito di Kiev, in questo momento, è sulla difensiva e gli unici successi stanno arrivando dai cieli.
L’Ucraina ha bisogno assoluto di munizioni, anche perché quelle promesse nel 2023 dall’Unione Europea sono giunte solo in parte. La Francia ha garantito nel fine settimana la consegna a breve di sei installazioni di obici, in grado di colpire bersagli a una distanza di 40 chilometri. Secondo il settimanale Politico, potrebbero arrivare a destinazione nella prima metà di febbraio anche nuove bombe di precisione americane, capaci di raggiungere una profondità di quasi 150 chilometri. Questo significherebbe poter colpire tutti i territori occupati in Donbass e la penisola di Crimea. Un cambio di prospettiva che diventerebbe ulteriore motivo di ottimismo se da Washington, in settimana, arrivasse anche la notizia più attesa.
Per quanto concerne infine la macabra contabilità delle vittime, il fatto più eclatante e più cruento del week-end sarebbe successo a Lysychansk, nella provincia di Lugansk conquistata nei primi mesi del 2022 dalle truppe russe. E’ qui che, secondo fonti dell’autoproclamata repubblica, si conterebbero ventotto morti a causa di un attacco compiuto da Kiev ai danni di una panetteria e di un ristorante nel centro della città.
Notizie impossibili da verificare per l’assenza di testimoni indipendenti sul posto, nonostante i video trasmessi da Mosca. Se confermata, in ogni caso, sarebbe l’ennesima strage di civili in un Donbass sempre più martoriato.

– foto: Agenzia Fotogramma –
(ITALPRESS).

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