TOSCANA, DUE SETTIMANE PER EMENDAMENTI AL PIANO SANITARIO

Due settimane di tempo per presentare gli emendamenti al Piano sanitario della Toscana. Lo ha stabilito il presidente della commissione Sanità del Consiglio regionale dopo una riunione fiume che ha visto una serrata discussione da parte di tutti i componenti di maggioranza e minoranza. Il presidente Stefano Scaramelli (Pd), dopo la fase di consultazione, di raccolta e di accoglimento di alcuni suggerimenti e osservazioni ha deciso di dare tempo ai consiglieri fino al 4 luglio per presentare nuovi emendamenti. Dopodiché il Piano arriverà in aula per la definitiva approvazione, che secondo voci di corridoio potrebbe arrivare già a fine luglio. Nel giorno in cui nel Palazzo del Pegaso si dibatte del futuro della sanità in Toscana, arriva una buona notizia da Piombino, ed è il vice presidente del Consiglio regionale, Marco Stella (Fi), a ufficializzare che “alla fine le proteste e la sollevazione di scudi di cittadini, categorie sociali e forze politiche, tra cui il sottoscritto, hanno dato frutto. E il Punto Nascita dell’ospedale di Piombino non chiuderà. Vogliamo dare credito all’annuncio odierno del governatore Enrico Rossi, e celebrare la vittoria del buonsenso, dei cittadini e del territorio”.

 

“Noi vigileremo affinché vengano messe in pratica dalla Regione le linee guida che mettano in sicurezza l’attività e le prestazioni del punto nascita, tenendo conto delle criticità – aggiunge Stella -. Tutto questo, in attesa di ricevere dal governo nazionale la deroga alla chiusura, per il pieno rilancio dell’attività del punto nascita, che serve tutta l’area piombinese e la Val di Cornia”. Ma non è tutto perché la commissione presieduta da Scaramelli oggi ha fatto chiarezza anche su un argomento che, nei mesi scorsi, aveva sollevato un vespaio di polemiche: la lavorazione dei prodotti agricoli in casa e nelle strutture mobili. I consiglieri hanno detto sì a maggioranza al regolamento (con la sola astensione di Monica Pecori del Gruppo Misto) secondo il quale ora è possibile “operare in ambienti e contesti non particolarmente dotati dal punto di vista strutturale e impiantistico, purché si adottino buone pratiche di lavorazione, buone pratiche igieniche e tutte le procedure necessarie a evitare pericoli di contaminazioni”. Questo, spiega Stefano Scaramelli, “per portare un valore aggiunto a sostegno del bilancio delle imprese agricole, contribuire al mantenimento delle aree territoriali marginali e, soprattutto, garantire produzioni tradizionali locali altrimenti destinate a scomparire”.

 

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