Scontri armati nel sud della Libia tra le forze Haftar e i movimenti sudanesi

ROMA (ITALPRESS) – I recenti scontri armati nella zona di Jabal al-Uwaynat, al confine tra Libia e Sudan, hanno sollevato crescenti timori che la guerra civile che infuria in Sudan possa estendersi e diffondersi ai Paesi confinanti, in particolare alla Libia, che già soffre di una situazione di sicurezza fragile. Un rapporto pubblicato dal quotidiano indipendente londinese Arab Weekly ha considerato i recenti scontri nella zona di Jabal al-Uwaynat, a sud-est della città di Kufra, al confine con il Sudan, non un incidente di sicurezza isolato; piuttosto, rappresentano una pericolosa escalation in una regione già sull’orlo dell’instabilità.

I media locali sudanesi hanno riportato uno scontro armato tra la “Joint Force”, composta da movimenti sudanesi alleati con l’esercito sudanese, e il “Battaglione Sabal al-Salam”, affiliato al Capo di Stato Maggiore delle Forze Terrestri del Comando Generale di Khalifa Haftar, confermando morti e prigionieri da entrambe le parti. È stato riferito che il battaglione “Sabil al-Salam” era di stanza al valico di frontiera di Al-Uwaynat dalla scorsa settimana, alimentando le tensioni con le forze sudanesi di stanza sul lato opposto del confine.

Fonti sudanesi hanno affermato che “le forze del battaglione Sabal al-Salam sono penetrate oltre il confine per tre chilometri in territorio sudanese, il che ha provocato una risposta immediata da parte delle forze sudanesi”. La “Joint Force” sudanese ha svolto un ruolo fondamentale nella presa del controllo della città di El Fasher nel Darfur settentrionale e ha partecipato a operazioni militari a Khartoum e nello Stato di Al-Jazirah. Il rapporto dell’Arab Weekly ha messo in guardia dalla gravità del recente scontro a Jabal al-Uwaynat, vicino al confine meridionale libico, dati i recenti progressi delle Forze di Supporto Rapido.

Lo ha descritto come “un pericoloso indicatore della discesa del Sudan in una crisi più profonda che getterà un’ombra sulla situazione in Libia”. Ha aggiunto: “Il triangolo di confine tra Libia, Sudan ed Egitto sembra dirigersi verso un ulteriore caos, con alleanze militari in evoluzione in assenza di soluzioni politiche alla guerra”. Questo avviene quasi un mese dopo che le autorità della Libia meridionale hanno annunciato la chiusura del valico di frontiera con il Sudan a seguito del rapimento di tre cittadini libici. Oltre a vietare l’ingresso ai rifugiati sudanesi e a bloccare il traffico commerciale, questo ha alimentato le tensioni lungo il confine e spinto la regione verso una pericolosa escalation militare, secondo l’articolo dell’Arab Weekly.

Il quotidiano ha affermato: “Gli scontri a Jebel Uwaynat dovrebbero essere considerati nel contesto della guerra civile in corso in Sudan”, indicando uno sviluppo pericoloso: l’annuncio da parte delle Forze di Supporto Rapido e del Movimento di Liberazione del Popolo Sudanese, guidato da Abdelaziz al-Hilu, del loro controllo congiunto della città strategica di Umm Dahilb nel Kordofan meridionale. Ciò rappresenta un significativo passo avanti per la loro crescente alleanza militare sotto l’egida della cosiddetta “Alleanza Fondatrice del Sudan”. Secondo l’articolo, questa alleanza ha rimodellato le dinamiche del campo di battaglia, in particolare con la ritirata dell’esercito sudanese a sud e a ovest nelle ultime settimane e l’avanzata delle Forze di Supporto Rapido verso El Obeid, la capitale strategica dello Stato del Kordofan.

AL MENFI INVITATO DA PUTIN

Il Presidente del Consiglio Presidenziale libico, Mohammed Al-Menfi, ha ricevuto un invito ufficiale dal Presidente russo Vladimir Putin a partecipare al vertice arabo-russo previsto per metà ottobre.

L’invito è stato consegnato ieri sera durante l’incontro con l’ambasciatore russo in Libia, Haidar Rashid Aganin, che ha consegnato l’invito ufficiale a nome della leadership russa, secondo una dichiarazione pubblicata dall’ufficio stampa del Consiglio di Presidenza su Facebook.

L’incontro ha anche affrontato gli sviluppi della situazione della sicurezza nella capitale, Tripoli, ed entrambe le parti hanno sottolineato l’importanza di sostenere gli sforzi del Consiglio Presidenziale per consolidare il cessate il fuoco e rafforzare la stabilità nel Paese.

IL RAPPORTO DELL’ONU SULLA SITUAZIONE LIBICA

L’Ufficio delle Nazioni Unite per il Coordinamento degli Affari Umanitari (OCHA) ha confermato che la Libia continuerà ad affrontare una crisi umanitaria in corso nel 2025, a causa delle divisioni politiche, dell’insicurezza interna, dell’instabilità economica e delle continue interferenze straniere. In una recente valutazione della situazione umanitaria in Libia, l’ufficio ha indicato che almeno 787.000 persone, tra migranti, sfollati interni e richiedenti asilo, necessitano di urgente assistenza umanitaria. Tra queste, 35.000 sfollati interni, 335.000 richiedenti asilo e 417.598 migranti, esclusi i migranti sudanesi. La valutazione dell’OCHA ha contato 334.000 rifugiati e richiedenti asilo in Libia, inclusi 313.000 sudanesi arrivatinel Paese dall’aprile 2023, il 60% dei quali sono donne e bambini. Il 70% di queste persone è privo di documenti di soggiorno ufficiali ed è esposto a rischi crescenti.

La matrice di monitoraggio degli spostamenti (DTM) dell’Organizzazione Internazionale per le Migrazioni ha stimato il numero di migranti in Libia a circa 858.604 a maggio scorso, la maggior parte dei quali è priva di permessi di lavoro formali e si trova ad affrontare elevati livelli di vulnerabilità. I migranti in Libia provengono da 46 Paesi diversi, la maggior parte dei quali provenienti dai Paesi africani confinanti. Escludendo i migranti sudanesi, i migranti provenienti dal Niger costituiscono la quota maggiore, rappresentando il 22% dei migranti in Libia, seguiti dagli egiziani con il 20% e dai ciadiani con il 10%. La maggior parte dei migranti svolge lavori informali nei settori dell’edilizia, dell’agricoltura e del lavoro domestico. La disoccupazione tra i migranti è elevata, con un tasso che varia dal 21% al 25% circa. L’Ufficio per il Coordinamento degli Affari Umanitari (OCHA) ha valutato che i migranti sono esposti a violenza, abusi e sfruttamento, con un accesso limitato ai servizi in diverse aree della Libia, in particolare per donne e minori non accompagnati.

– foto IPA Agency –

(ITALPRESS).

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