Salari, la politica dallo “sguardo corto” non funziona

Milano - Euro e aumento del costo della vita - inflazione e crisi economica - tangenti politiche ( - 2018-06-04, Rich / ipa-agency.net) p.s. la foto e' utilizzabile nel rispetto del contesto in cui e' stata scattata, e senza intento diffamatorio del decoro delle persone rappresentate

ROMA (ITALPRESS) – Cresce l’occupazione, aumentano un pochino di peso le buste paga, anche se l’area dei salari cosiddetti poveri si allarga progressivamente. Si dirà che allora le cose vanno bene, al di là della incresciosa situazione di un milione di lavoratori che vivono con un salario al di sotto della sussistenza. Ma non è così. Fino a che nel nostro Paese non si conclude la stagione in cui ci si occupa dei temi di importanza vitale con lo sguardo corto e lo scopo furbetto di passare la giornata nel solo intento di rifornire i media con i dati svantaggiosi o vantaggiosi a seconda dei propri interessi di bandiera, la situazione continuerà a peggiorare. E infatti l’economia si riesce a dominare, ponderandola ragionevolmente e predisponendo il suo governo con tempi medio lunghi. Prendiamo ad esempio il fenomeno inaspettato della crescita dell’occupazione che ancora continua a darci segnali positivi. Esso è la risultanza non della crescita del benessere economico, bensì della interruzione di operazioni errate come il reddito di cittadinanza che ha distolto per anni dalla attività lavorativa circa 3 milioni di persone. Alla fine di questa e di altre storie le persone sono state spinte al lavoro dall’indebolimento della condizione economica delle famiglie a causa di nuovi pesi provocati dalla pandemia.
E invece la gelata demografica determinata dalla scarsissima prolificità degli italiani e dall’esodo costante dei giovani che si recano a lavorare in altri paesi europei ed extra europei per ottenere più remunerazione e più stabilità, ha provocato la disponibilità delle imprese ad aumentare l’offerta di lavoro, per ottenere più collaboratori nelle aziende dopo la rarefazione della domanda. A testimonianza di questa dinamica per accaparrarsi con certezza la manodopera, le imprese hanno offerto contratti a tempo indeterminato, come risulta dai dati Istat, sconvolgendo ogni pronostico a fronte dei presupposti valutativi precedenti. Dunque si può dire che la lieve crescita salariale è dovuta alla riduzione del cuneo fiscale momentanea, che perciò ci riporterà ai dati negativi precedenti ancor più se non cambiano le cose, per il fatto che i miliardi che ha richiesto sono stati finanziati con il debito pubblico. Mentre l’occupazione accresciuta, certamente non proviene da una maggiore espansione dei nostri prodotti industriali e servizi nei mercati internazionali e nazionali o da particolari investimenti pubblici.
Anzi riguardo alle esigenze delle imprese mancano più di mezzo milione di qualificazioni alte a causa del mal funzionamento dei sistemi formativi, di orientamento, di culture devianti che influenzano le famiglie rispetto al tipo di preparazione da scegliere per i propri ragazzi. Ma c’è da credere che se vogliamo occupazione e salario in più, cioè elementi essenziali che testimoniano la stabile e duratura salute di un paese, bisognerà che molto presto si cambi verso. Passare dalle cose da far sembrare all’essere concreto. Cioè abbandonare definitivamente i paradigmi del passato sui salari e su come si generano i posti di lavoro. La questione produttività allora dovrà diventare il perno delle relazioni industriali e dei contratti collettivi se vogliamo che crescano davvero. Gli obiettivi di maggiore produttività, definiti insieme da imprenditori e lavoratori, riducono i margini della inefficenza e migliora la redistribuzione della ricchezza prodotta.
La buona e più copiosa occupazione dipende dalla aderenza delle buone qualificazioni dei lavoratori con le esigenze accresciute di professionalità in grado di far fronte al ritmo e qualità che la rivoluzione digitale richiede. Se è così tutto l’apparato della istruzione e della formazione dovrà essere riconvertito radicalmente per raggiungere standard culturali avanzati almeno pari alla dotazione di tecnologie che già possediamo per l’industria ed i servizi privati e pubblici. Benedetta allora sarà la riconquista della lungimiranza e dal senso della realtà che ci farà avanzare verso la prosperità.

Raffaele Bonanni

(ITALPRESS).

Vuoi pubblicare i contenuti di Italpress.com sul tuo sito web o vuoi promuovere la tua attività sul nostro sito e su quelli delle testate nostre partner? Contattaci all'indirizzo [email protected]