VARSAVIA (POLONIA) (ITALPRESS) – Domenica primo giugno i cittadini polacchi saranno chiamati alle urne per eleggere il nuovo presidente della Repubblica, in un ballottaggio che potrebbe ridisegnare gli equilibri interni e il peso di Varsavia nell’arena europea. A contendersi la carica sono due figure di spicco: il primo, Rafal Trzaskowski, è legato al governo europeista di Donald Tusk, mentre il secondo, Karol Nawrocki, è un esponente del fronte nazionalista, vicino alla destra conservatrice che ha guidato il Paese fino al recente cambio di rotta.
Gli osservatori vedono in questo ballottaggio un vero e proprio scontro ideologico, capace di influenzare anche il percorso politico del governo e il ruolo della Polonia in Europa. Il duello si presenta come una vera e propria “corsa al Fotofinish”, con entrambi i candidati che si attestano attorno al 46% delle preferenze secondo i sondaggi.
Nel primo turno il candidato progressista ha conquistato un vantaggio, ma il blocco conservatore, pur frammentato tra diversi candidati, ha raccolto complessivamente una fetta significativa di preferenze, andate oltre il 50%.
Si rivela cruciale, dunque, la mobilitazione degli elettori indecisi per una carica, quella del presidente, che in Polonia ha dei poteri formalmente limitati, ma che può influenzare i lavori della politica soprattutto con dei poteri di veto sulle leggi approvate dal Parlamento. Sul piano internazionale, i due candidati sono fermi nel sostegno all’Ucraina, ma con sfumature diverse: Trzaskowski insiste sulla necessità di una rapida adesione all’Ue per Kiev, mentre Nawrocki esprime maggiore scetticismo sul processo di allargamento.
Anche sul tema della difesa Trzaskowski mostra una maggiore vicinanza alle decisioni prese da Bruxelles e all’idea di un rafforzamento della difesa comune. Nawrocki, invece, guarda con favore a un’alleanza più stretta con gli Stati Uniti e la Nato. L’esito del voto potrebbe dunque rafforzare la partecipazione e l’influenza nelle dinamiche comunitarie o, al contrario, portare a una limitazione, con una presidenza in contrasto con un governo più orientato verso le politiche di Bruxelles.
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