Paidòs, accoglienza educativa ai figli dei detenuti

La Cooperativa Sociale Paidòs, a Lucera, si occupa di prestare accoglienza educativa e domiciliare a figli di persone detenute attraverso strutture residenziali o semi residenziali. Un percorso che inevitabilmente coinvolge anche i genitori, che vengono sostenuti nella riacquisizione del loro ruolo una volta usciti dal carcere.
Ci illustra il progetto ‘Fuori – la vita oltre il carcere’ il presidente di Paidos, Marco Di Sabato.

Come nasce la Cooperativa Sociale Paidòs e perché la scelta di occuparsi di minori?

“La Cooperativa Sociale Paidòs (www.paidos.it) nasce l’11 maggio 2000 e rappresenta l’evoluzione di un percorso avviato nel 1991 dai Giuseppini del Murialdo e dall’O.d.V. ‘Famiglia Murialdo’ nel campo dell’accoglienza dei minori con problemi socio-affettivi e relazionali con i quali ancora oggi si interviene in sinergia. La Paidòs è composta da educatori, psicologi, pedagogisti, sociologi, assistenti sociali, persone che dedicano il loro tempo e che si ritrovano uniti da un unico ‘sogno’: accogliere (come una grande famiglia) tutti quei minori che presentano difficoltà relazionali, economiche, socio-affettive e prevenire il ‘conclamarsi’ di situazioni di devianza, contrastando quei processi di crescita che potrebbero portare a situazioni di sofferenza individuale. ‘Fare il bene ma farlo bene’ è questa la frase di San L. Murialdo che quotidianamente ispira il gruppo Paidòs che ha così deciso di puntare la sua attenzione principalmente al mondo dei minori e alle famiglie in difficoltà, cercando di ‘specializzarsi’ nel servizio di accoglienza, perché accogliere significa entrare in una storia di relazioni, vuol dire aprire le porte di casa propria, di certo non ‘gestire un servizio'”.

Come opera oggi?

“La Cooperativa Paidòs, come Comunità Educante, è diventata punto di riferimento importante per il territorio provinciale proponendosi come soggetto attivo delle politiche della famiglia, come stimolo costante per le amministrazioni locali e non solo e come partner progettuale per tutti gli interventi legati al mondo dell’infanzia e della famiglia. Il bambino al centro del nostro agire oggi significa il Centro Diurno Murialdo, la Comunità Educativa Padre Angelo Cuomo per ragazzi e la Comunità Educativa Murialdo per ragazze con un’accoglienza h24 per 365 giorni all’anno. Dalla parte dei bambini, SEMPRE! è il motto della Cooperativa Paidòs e non potrebbe essere altrimenti con il Servizio di Assistenza Domiciliare Educativa, progetti di sensibilizzazione all’affido familiare, collaborazioni con i Centri Anti Violenza, progetti contro il bullismo e il cyber bullismo con le scuole del territorio, programma Mentoring e per finire il Progetto Italia Educante finanziato da Fondazione Con i Bambini e messo in atto in 7 regioni italiane. Importante per l’operato della Cooperativa Paidòs è la collaborazione a mo’ di rete solida e con maglie fortemente interconnesse con tutte le istituzioni pubbliche e private così come la sinergia attivata con la Fondazione Con il Sud che ha permesso, tramite il progetto del Film/Documentario ‘La luce dentro’ di accendere i riflettori su alcune tematiche che narrano anche la storia della nostra cooperativa. Nel suo percorso spesso si incontrano storie, fragilità, percorsi difficili anche con ragazzi figli di detenuti. Non è mai semplice avvicinarsi a questo mondo che spesso nasconde molte ombre, molti silenzi e tanto non detto. Le accoglienze nelle due Comunità spesso mettono a dura prova gli operatori e con loro i ragazzi. Il nostro compito ci chiede di aiutare i ragazzi a combattere contro sé stessi e contro la loro voglia di cambiare restando gli stessi con i propri genitori. E spesso questa battaglia può essere contro un orco cattivo che riempie le notti di incubi, piuttosto che contro un genitore che ha insegnato loro le strade più impervie pur restando sempre un riferimento importante, ma anche contro genitori che sanno di aver sbagliato ma che necessitano di essere supportati e anche strigliati e motivati nel loro ruolo genitoriale. Spesso l’intervento sembra esaurirsi con l’accoglienza dei ragazzi che così vengono posti in sicurezza ma si corre il rischio di trovare una soluzione nell’immediato che potrebbe vanificarsi nel medio-lungo periodo. Oggi accogliere la fragilità di una bambina abusata o maltrattata significa abbracciare una serie di situazioni complesse che vanno dal ‘recupero’ di una genitorialità distorta in ambito carcerario al sostengo psicologico e non solo di chi ha subito o di chi non ha avuto il coraggio di mettere fine a tale abominio. Sostenere il genitore ‘rimasto solo’ a crescere i propri figli mentre il coniuge è in galera significa offrire strumenti di crescita che possano sì partire dal Centro Diurno piuttosto che dall’educativa domiciliare, ma si devono concretizzare poi anche in interventi di inclusione lavorativa, di supporto alla genitorialità, di supporto educativo e di analisi degli errori. Tutto questo è la Paidòs in collaborazione con gli enti del territorio per cercare di superare i ‘bug’ del sistema famiglia che si inceppa. Questo lavoro comporta tanta fatica ed un intervento quotidiano fondato sulla coerenza dell’agire quale strumento principe dell’educazione. E’ un piccolo/grande problema: perchè si sceglie di fare l’educatore? Non per diventare ricco, né per ricevere gratificazioni se non a lunga scadenza, non perché si ha tanta pazienza e nemmeno per salvare sé stessi, ma allora perché? Spesso la risposta viene da sé. Nella maggior parte dei casi chi fa l’educatore probabilmente non avrebbe potuto far altro che l’educatore. Chi fa l’educatore, soprattutto nel mondo Paidòs, sceglie di abbracciare un mondo fatto di preoccupazioni, pensieri, crisi e pianti, sorrisi e delusioni, arrabbiature e anche minacce, ma sceglie anche di sapere che prima o poi ci sarà un bambino/a o una ragazza/o, un genitore o un parente che ti farà capire con uno sguardo, con un abbraccio o con una vita nuova che ne è valsa la pena. Ragazzi che a distanza di anni formano nuove famiglie e ci vedono sempre come loro riferimenti, situazioni familiari ricomposte e perché no anche affidi andati a buon fine. Per questo gli educatori, i volontari e tutti gli operatori della Paidòs ogni giorno decidono di impegnarsi, perché per ogni tentativo che si fa… ne varrà sempre la pena…”.

Voi siete stati partner e anche parte del DocuFilm La luce dentro. Ce ne può parlare?

“‘Le ombre e le paure di ogni ragazzo non potranno mai essere più grandi della luce che hanno dentro’. Nasce così il titolo del docu-film ‘La Luce dentro’ del regista Luciano Toriello che fotografa in modo crudo ma toccante, le fragilità che emergono nei contesti familiari con genitori detenuti e le esigenze affettive ed educative dei figli. Il film è stato prodotto da Apulia Film Commission e Fondazione con il Sud in partenariato con la Cooperativa Paidòs e Lavori in Corso ed è presentato in anteprima alla Camera dei Deputati nello scorso febbraio. Ha avuto il coraggio di raccontare alcune storie che intersecano momenti drammatici a momenti di speranza che seguono il file rouge di una infanzia che ‘subisce’ gli errori dei grandi. Con ‘La luce dentro’ la Paidòs ha potuto così raccontare uno spaccato delle proprie attività evidenziando tutte le problematiche e le contraddizioni di un mondo che però pone sempre delle alternative e possibilità di svolta”.

La pandemia vi ha creato problemi?

“La pandemia ci ha travolto così come ha travolto tutti. E rispetto ad un periodo iniziale in cui tutti insieme ci siamo cimentati a riempire il tempo con DAD, compiti, dolci, pizze, pasta fatta in casa, karaoke, Monopoly e play station, oggi il clima è cambiato. Un turbinio di emozioni, paure e sconforto pervade l’animo dei ragazzi e degli operatori. Le relazioni interpersonali ‘freezzate’ che non hanno sbocchi se non in videochiamate, incontri fugaci e sorrisi nascosti. Oggi come non mai i ragazzi ci chiedono a viva voce di tornare a scuola per riprendersi un pezzettino di quella vita che sembra scorrere lenta e senza sussulti, con la spiacevole sensazione di una abitudine che consuma un po’ alla volta. I rapporti con le famiglie di origine o con le famiglie di appoggio sembrano alterarsi, alternarsi lasciando dietro le mascherine tante parole, tanti abbracci e tanti sorrisi che non torneranno. Stiamo resistendo e i ‘nostri’ ragazzi in questo stanno dimostrando una resilienza e una capacità di sopportazione fuori dal comune, ma anche la loro pazienza sta finendo e tutti abbiamo voglia di tornare alla vita ‘di prima’ quando anche dopo un rimprovero ci si poteva riabbracciare e ricominciare. Oggi più che mai Paidòs, dalla parte dei bambini, sempre”.

(ITALPRESS).

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