Nicchi sbotta “Serve coraggio o non si riparte più”

Basta tergiversare, bisogna decidere se ripartire o meno. Possibilmente con un atto di coraggio. Marcello Nicchi, presidente dell’Assoarbitri, sbotta. Ieri il governo ha escluso il calcio dalla ripresa degli allenamenti e lo stesso ministro Spadafora non ha dato certezze sulla data del 18 maggio come nuovo orizzonte. “Una mazzata”, confessa Nicchi a “La Politica nel Pallone” su Gr Parlamento. “Tutta la popolazione è stata rispettosa di tutte le disposizioni governative e ha fatto tutto quello che è stato chiesto di fare. Ma inizio a essere moderatamente pessimista: mi sembra di vedere che non abbiamo ancora capito chi prende le decisioni e chi deve farlo. Per dei professionisti fermi da così tanto tempo sentirsi dire che dobbiamo aspettare altri 20 giorni per provare a ricominciare è stata una bella mazzata”. Anche la questione del protocollo sollevata da Spadafora non è andata giù al rappresentante degli arbitri italiani. “Si rimane poi sorpresi da un fatto: pochi giorni fa, quando ci siamo confrontati con Spadafora e le altre componenti federali, è stato da tutti riconosciuto che il protocollo era di grande spessore e valore. Ora si apprende che non è buono. Spero allora che ce ne venga fornito uno migliore se ci si riesce”. Per Nicchi è arrivato “il momento di fare chiarezza. E bisogna prendere coraggio e infondere coraggio a chi corre rischi tutti i giorni. Chi deve prendere le decisioni, le prenda, senza paura, e ci dica se possiamo tornare a giocare presto o se dobbiamo restare fermi due anni. Ogni volta che si accendono le tv si sentono persone che parlano e il più delle volte la pensano in modo diverso. Non è un bel segnale per dare fiducia a un mondo che vuole ripartire e che ha l’esigenza di essere d’esempio per gli altri sport e sollievo per la popolazione. Ma se si pensa di ricominciare a giocare a calcio solo col rischio zero, è bene sin d’ora dire basta. Se a fine maggio-inizio giugno non c’è rischio zero, quale sarà la situazione a settembre-ottobre per il nuovo campionato? Non si ripartirà mai di questo passo. Le cose vanno fatte in modo calcolato: oggi, per esempio, ci sono i mezzi per individuare il virus velocemente. La situazione, inoltre, sembra migliorata e bisogna tenerne conto. Forse dovrebbero essere gli ospedali a dirci se possiamo ripartire o no, non possiamo farci trovare impreparati. Ma bisogna decidere tutti insieme se questa fiammella va alimentata o spenta”. Ad oggi, secondo Nicchi, sulle chance di completare la stagione non ci si può sbilanciare molto: “Cinquanta per cento sì e cinquanta no. Ma non c’è un vincente o un perdente, si tratta di vedere lo sviluppo degli eventi e prendere una decisione. Bisogna valutare se il rischio è enorme, e allora è inutile perdere tempo, o se il rischio è calcolato, se ce lo possiamo permettere, e allora sarebbe il momento di dare fiducia e serenità”. Gli arbitri, in caso di ripresa, sono la componente più a rischio ma nel frattempo si continua a lavorare in vista della possibile ripartenza, tanto che Nicchi ipotizza Coverciano come eventuale sede di ritiro (“nel giro di 20 giorni, un mese potrebbe tornare disponibile altrimenti ci sono altre strutture che abbiamo già contattato e opzionato per poter fare allenamenti e verifiche sanitarie”) mentre sulle altre questioni in sospeso chiarisce: “Se si torna a giocare, lo si fa con le vecchie regole. La Var? In un primo tempo era fra le cose più difficoltose da fare ma oggi, da quello che mi viene riferito, il problema non si porrebbe più. Arbitri con le mascherine? Correre con le mascherine d’estate non so se sia possibile ma sarebbe l’ultimo dei problemi”. E pazienza se per portare avanti il campionato bisognerà ricorrere ad arbitri originari del territorio in cui si gioca (“sarebbe clamoroso se qualcuno protestasse”) mentre sull’ipotesi che si adottino o meno i play-off il numero uno dell’Aia fa spallucce: “A noi dovranno solo dire se dobbiamo andare ad arbitrare, dove e in quale campionato”.
(ITALPRESS).

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