“Mai più dentro”, dalla pubblicità all’agricoltura

“Mai più dentro” è un progetto nato per formare al lavoro detenuti con patologie psichiatriche da inserire in diversi ambiti: pubblicità, serigrafia, sartoria, agricoltura. Promotori ne sono la Cooperativa Litografi Vesuviani e cooperative partner con l’obiettivo di offrire lavoro al fine di prevenire la recidiva soprattutto penale, e lo stigma conseguente aggravato dalla malattia mentale. I soggetti destinatari sono in detenzione a regime ordinario, o in regime alternativo alla detenzione, residenti nel territorio afferenti le strutture penitenziarie di Napoli Poggioreale e di Napoli Secondigliano, e del DSM della Napoli 3 sud.
Ne parliamo con la responsabile Comunicazione, Annarita Romanino.

Come nasce questo progetto così impegnativo e raro? Può raccontarlo più in dettaglio?

“Il progetto ‘Mai più dentro’ nasce da un dato: troppi ancora i pazienti psichiatrici che sono in carcere per aver commesso dei reati anche per il fatto di essere soggetti con problematiche psichiatriche. Siamo consapevoli che la responsabilità della pena sia sempre individuale e incondizionata, ma siamo anche certi che il paziente psichiatrico debba avere la possibilità di essere sostenuto con attività mirate a non incorrere nel rischio di una recidiva. Gli autori di reato con disabilità psichiatrica, a cospetto di altri hanno maggiormente il rischio di recidiva, in quanto, dopo aver scontato la pena rischiano di aggravare le loro condizioni psichiatriche, soprattutto per la mancanza di opportunità di inclusione sociale e lavorative. Quando la Fondazione con IL SUD, ha realizzato l’iniziativa Carceri 2019, abbiamo voluto accendere i riflettori su questa problematica, e il nostro ringraziamento alla Fondazione è soprattutto per aver accolto e compreso che la tematica andasse presa in considerazione. Trovare nel sistema penitenziario, negli enti del terzo settore e nella ASL di riferimento territoriale, una concertazione di modelli di post detenzione, è una strada che sicuramente darà ai partecipanti del progetto ottime possibilità di partecipazione alle attività inclusive e formative per ridurre la percentuale di recidiva. La nostra esperienza e i dati sulla riabilitazione psichiatrica, ci insegnano che, la formazione e l’inserimento lavorativo migliorano la condizione di malattia, aumentano la qualità di vita, riducono l’induzione di reato e creano sviluppo territoriale”.

La riabilitazione ha assunto un ruolo primario nei servizi di salute mentale negli ultimi anni, in tutto il territorio nazionale. Qual è il modello da voi adottato nei percorsi di Riabilitazione psichiatrica?

“Innumerevoli sono stati i progetti di cui la cooperativa si è fatta promotrice perseguendo il modello Recovery: la ‘persona al centro’, da protagonista della propria vita, a protagonista della vita della propria comunità. Le attività della Cooperativa favoriscono infine quella consapevolezza dei familiari e della comunità locale, che completa il processo di inclusione sociale. La nostra proposta progettuale è in linea – e condivide nella pratica quotidiana – con la definizione della US Psychiatric Rehabilitation Board (2007): ‘La riabilitazione psichiatrica promuove la Recovery, la piena integrazione sociale e migliora la qualità di vita delle persone portatrici di una diagnosi, che danneggia seriamente la loro capacità di condurre una vita significativa. I servizi riabilitativi basati sulla collaborazione tra utente e operatore, diretti alla persona e individualizzati, sono elementi essenziali dell’assistenza sanitaria e dello spettro dei servizi umani e dovrebbero essere sempre evidence-based’. Essi sono finalizzati ad aiutare gli individui a sviluppare abilità e ad accedere alle risorse necessarie per aumentare la loro capacità di avere successo e di essere soddisfatti negli ambienti abitativi, lavorativi, scolastici e sociali di loro scelta”.

L’impegno di Fondazione con il Sud è teso a sostenere soprattutto la formazione. Dove e come essa si concretizzerà?

“La formazione è il ‘punto cardine’ dell’intero progetto. I percorsi di inserimento lavorativo, si svolgono prevalentemente all’interno delle aree produttive delle Cooperative Litografi Vesuviani e Lavoro in Corsi, e l’agenzia di formazione Consul Service darà la possibilità di attestare le competenze acquisite. La nostra formazione al lavoro, ha come finalità l’attuazione dì un percorso autonomo e consapevole che attraverso azioni di orientamento e formazione miri al recupero delle competenze individuali, lavorative e socio-affettive. La persona è guidata, individuando e riattivando capacità e competenze, ciò fa sì che aumenti in essa l’autostima, la motivazione al cambiamento e la spinta all’auto-realizzazione. La formazione si concretizzerà attraverso l’attuazione di tre fasi: Formazione teorico-pratica; Tirocinio Formativo e Borsa Lavoro retribuita. I comparti di inserimento lavorativo sono: Agenzia di Pubblicità – Serigrafia – Sartoria – Orto Sociale. La Serigrafia e Agenzia di pubblicità sono i comparti di riferimento, gestiti in ogni aspetto organizzativo da tutti i soci lavoratori. La formazione è trasversale per tutti, l’organizzazione è composta dalle diverse competenze di ogni socio lavoratore e alla propria vocazione. I soci più ”anziani’, affiancano i soci più ‘giovani’ con un supporto di tutoraggio, che è molto funzionale per il ‘peer to peer’. Presso l’Orto dei Vesuviani avviene una formazione non solo alla tecnica di coltivazione, ma anche all’amore per la terra e al rispetto per l’ambiente, è un aspetto fondamentale del progetto. Inoltre, poiché l’orto è aperto ai cittadini, questo favorisce l’inclusione. Il rapporto diretto con le persone che usufruiscono dei beni della terra, il contatto con gli altri attori, amplia il raggio delle competenze e delle esperienze. La Sartoria dei Vesuviani nasce nel 2016; un laboratorio artigianale di sartoria e ricamo. Il laboratorio nasce per dare la possibilità agli utenti del DSM dell’ASL Napoli 3 Sud, di usufruire di una formazione professionale. Con risorse umane qualificate, è possibile acquisire competenze lavorative nel campo della sartoria e del ricamo. Gli utenti sono accolti, dall’artigiana esperta, da un tutor che svolge la funzione di peer, da un animatore sociale e da una volontaria”.

Il Covid ha purtroppo fatto slittare i tempi d’avvio dell’intero progetto, ma non siete rimasti fermi. Quando pensate di poter partire?

“L’emergenza dell’epidemia da COVID-19 non ci ha permesso l’avanzamento del progetto come da cronoprogramma, causa l’innalzamento dei contagi in Regione Campania. Dopo lo scorso settembre non è stato possibile poter garantire il normale svolgimento delle attività proposte, ma al contempo non ci siamo mai fermati. Tutta la partnership ha garantito lo svolgimento della selezione, anche lavorando da remoto. Gli operatori sanitari e sociali degli istituti di pena coinvolti, Poggioreale e Secondigliano, si sono fatti carico di fare un lavoro di cucitura tra i detenuti e il resto della partnership. Oltre a garantire, fino a che non si possano riprendere le attività e quindi la Formazione sul campo, di sostenere insieme alle cooperative, i destinatari selezionati, sostenendoli con percorsi di Formazione a Distanza per mantenere viva la motivazione al progetto. Le riunioni tra la partnership, ASL Napoli3Sud, Carcere di Poggioreale, Carcere di Secondigliano, UEPE per la Campania, Comune di San Giorgio a Cremano, Associazione Diesis, sono avvenute in équipe multidisciplinare da remoto, e nonostante le difficoltà connesse allo strumento, sempre con grande partecipazione. E’ anche stato possibile coinvolgere nella realizzazione di interviste i responsabili della partnership e il presidente della Fondazione con il Sud e tutto il materiale raccolto diverrà un prodotto audiovisivo. La nostra mission è quella di offrire ai pazienti psichiatrici le stesse medesime opportunità di inclusione sociale di qualsiasi cittadino. Siamo molto contenti che al nostro cammino si sia aggiunta la Fondazione con il Sud, che ha mostrato ancora una volta la visione di un mondo che sia il più inclusivo possibile. Solo così avremo comunità sviluppate. L”economia civile’, si fonda sull’equità e sulla ridistribuzione della ricchezza, incominciando ad includere i fragili nelle politiche attive del lavoro e nelle politiche economiche e sociali”.

(ITALPRESS).

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