L’Oms dichiara la pandemia globale

«’Pandemia’ non è una parola da usare con leggerezza o disattenzione. È una parola che, se usata in modo improprio, può causare una paura irragionevole oppure una rassegnazione ingiustificata, innescando sofferenze e morte inutili». Tedros Adhanom, direttore generale dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (Oms – Who), soppesa le parole ma non nasconde la serietà del fenomeno a livello globale. Il Coronavirus può essere considerato come una pandemia, ovvero un’epidemia che trova la sua diffusione in forma estesa. “Pan”, il tutto, appunto, come denota il prefisso greco. La spiegazione della scelta proviene dai numeri e dal timore che non si stia facendo abbastanza. “Nelle ultime due settimane – informa l’Oms nel corso di un meeting con la stampa – il numero di casi di Covid-19 al di fuori della Cina è aumentato di 13 volte e il numero di paesi colpiti è triplicato. Ora ci sono più di 118.000 casi in 114 paesi e 4.291 persone sono morte”, esordisce il Dg Adhanom, specificando, però, che la nuova classificazione non cambierà ciò che sta facendo l’Oms e ciò che hanno fatto i singoli paesi.
E arriva dunque il ringraziamento ai paesi in prima linea che, secondo l’Oms, stanno quantomeno facendo il possibile: “Siamo grati per le misure che sono state prese in Iran, Italia e Corea del Sud per rallentare il virus e controllare l’epidemia. Siamo consapevoli che queste misure sono pesanti dal punto di vista sociale ed economico, come lo è stato per la Cina”. “Dei 118.000 casi segnalati a livello globale in 114 paesi, oltre il 90% si concentra in soli 4 paesi e due di questi – Cina e Corea del Sud – hanno registrato un declino significativo delle epidemie. Ottantuno paesi non hanno segnalato alcun caso e 57 paesi hanno segnalato 10 casi o meno. Non possiamo dirlo abbastanza forte, o abbastanza chiaramente, ma tutti i paesi possono ancora cambiare il corso di questa pandemia”, avvertono da Ginevra, lanciando un segnale ai paesi occidentali che stanno sottovalutando il problema, fra cui gli Stati Uniti in testa. È per questo – accusa l’ Oms – che la preoccupazione deriva non solo dalla diffusione del virus, ma soprattutto dall’“inazione” di alcuni paesi. «Ho detto fin dall’inizio che bisogna adottare un approccio governativo e sociale integrato, costruito attorno a una strategia globale capace di prevenire le infezioni, salvare le vite umane e ridurre al minimo l’impatto».
(ITALPRESS).

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