L’IDF bombarda un grattacielo a Gaza City “Era un centro di raccolta informazioni di Hamas”

TEL AVIV (ISRAELE) (ITALPRESS) – Le IDF hanno riferito di aver colpito un grattacielo nella città di Gaza, dove “i terroristi di Hamas hanno installato apparecchiature di raccolta di informazioni e posizionato posti di osservazione per monitorare la posizione delle truppe delle IDF nella zona”. Lo riporta Haaretz. Secondo le forze israeliane, Hamas avrebbe anche piazzato ordigni esplosivi e costruito infrastrutture sotterranee nei pressi dell’edificio.

CHIESTA L’EVACUAZIONE DELLA CITTA’

L’esercito israeliano aveva in precedenza chiesto alla popolazione di Gaza City di spostarsi in “una nuova zona umanitaria” a Khan Younis, a sud della Striscia di Gaza, a fronte “dell’espansione delle operazioni militari”.

“Residenti di Gaza, non date retta alle affermazioni di Hamas: cogliete l’occasione per trasferirvi presto nella zona umanitaria e unitevi alle migliaia di persone che vi si sono già trasferite negli ultimi giorni e settimane”, ha scritto sui social il portavoce il lingua araba dell‘IDF, Avichay Adraee. “La zona umanitaria comprende infrastrutture umanitarie vitali come ospedali da campo, condutture idriche e impianti di desalinizzazione dell’acqua, oltre alla fornitura continua di cibo, tende, medicinali e materiale medico, che saranno forniti in coordinamento tra l’Unità per il Coordinamento delle Attività Governative nei Territori e la comunità internazionale”, spiega. “Confermiamo che gli sforzi per fornire aiuti umanitari alla zona e per adattare le infrastrutture proseguiranno costantemente in collaborazione con le Nazioni Unite e le organizzazioni internazionali, parallelamente all’espansione delle manovre di terra”, conclude.

SAVE THE CHILDREN, 20.000 BAMBINI UCCISI IN 23 MESI DI GUERRA

In media, almeno un bambino palestinese è stato ucciso ogni ora dalle forze israeliane a Gaza in quasi 23 mesi di guerra, per un totale che supera ormai i 20.000. È il drammatico bilancio diffuso oggi da Save the Children, l’Organizzazione che da oltre 100 anni lotta per salvare le bambine e i bambini a rischio e garantire loro un futuro. Secondo gli ultimi dati pubblicati dall’Ufficio Stampa del Governo di Gaza hanno mostrato che almeno 20.000 bambini – circa il 2% della popolazione infantile di Gaza – sono stati uccisi dall’ottobre 2023. Almeno 1009 dei bambini uccisi avevano meno di un anno, e quasi la metà (450) di questi neonati è nata durate la guerra e a causa di essa è stata uccisa. Almeno 42.011 bambini sono rimasti feriti, secondo il Ministero della Salute, mentre il Comitato delle Nazioni Unite sui Diritti delle Persone con Disabilità segnala almeno 21.000 bambini rimasti invalidi a vita. Migliaia di altri sono dispersi o presumibilmente sepolti sotto le macerie.

Dopo 23 mesi di guerra, la vita dei bambini sopravvissuti è a rischio ogni giorno. La carestia nel governatorato di Gaza rischia di estendersi nelle prossime settimane, con oltre un milione di persone, circa la metà delle quali bambini, che già sono costretti ad affrontare una situazione di fame a livelli catastrofici, il peggiore stadio, la Fase IPC 5. Almeno 132.000 bambini di età inferiore ai cinque anni rischiano di morire di malnutrizione acuta e almeno 135 bambini sono già morti di fame, 20 dei quali da quando è stata dichiarata la carestia il 22 agosto, secondo il Ministero della Salute. Le forze israeliane, si legge ancora, hanno intensificato i bombardamenti nella Striscia di Gaza, danneggiando il 97% delle scuole, il 94% degli ospedali e uccidendo bambini, che una probabilità di morire sette volte maggiore per ferite da esplosione rispetto agli adulti. I loro corpi, più piccoli e fragili sono più vulnerabili ai traumi e richiedono cure mediche specialistiche adeguate alla loro età.

“I genitori sono sopraffatti da un dolore profondo, impossibile da elaborare. Sopravvivono alla malnutrizione, agli sfollamenti forzati e ai bombardamenti continui, mentre piangono i loro bambini massacrati. Alcuni hanno visto i propri figli fatti a pezzi dalle esplosioni e parlano di un dolore disumano, dell’impossibilità di dare un ultimo abbraccio, di essere stati privati di un addio. Ricordano gli abbracci mancati, le risate, i pianti, persino i piccoli dispetti. Per loro, ogni respiro è un dolore rinnovato”, hanno raccontato alcuni operatori di Save the Children a Gaza, che supportano quotidianamente i genitori nella Striscia, in particolare quelli i cui figli sono stati uccisi in questa guerra.

– foto IPA Agency –

(ITALPRESS)

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