LE PMI DEL LAZIO ANCORA IN STAGNAZIONE

Le Pmi del Lazio non riescono a venir fuori dalla stagnazione e le previsioni non volgono al bello. E’ quanto emerge dell’indagine congiunturale di Federlazio sullo stato di salute delle Piccole e medie imprese svolta su un campione di 450 aziende nel primo semestre 2019. I dati sono stati presentati oggi presso la sede dell’associazione dal presidente della Federlazio Silvio Rossignoli e dal direttore generale Luciano Mocci alla presenza, tra gli altri, di Raffaello Bronzini, della divisione Analisi e Ricerca della Banca d’Italia, Carlo Cafarotti, assessore allo Sviluppo economico di Roma Capitale e Claudio Di Berardino, assessore al Lavoro della Regione Lazio.
“Nonostante le aspettative che ogni volta gli imprenditori intervistati fiduciosamente ripongono nel futuro, il sistema economico nazionale non sembra in grado di contrastare il ciclo avverso, di imboccare percorsi di crescita stabili e di agganciare una traiettoria di sviluppo – si legge nell’indagine di Federlazio -. E anche la nostra regione, dal canto suo, non riesce a porsi in sostanziale controtendenza rispetto a questo trend, ma anzi lo conferma, sebbene si segnali una buona performance sul fronte dell’export (+ 21%), ancorché quasi esclusivamente rivolto ai paesi extra-Ue”.
Sempre a livello regionale, qualche segnale positivo lo si rileva anche dal saldo positivo tra imprese nate e cessate nel confronto I trimestre 2018-I trimestre 2019 (dati Infocamere) pari a +0,11% contro il -0,36% registrato a livello nazionale. Il tasso di disoccupazione nel Lazio rilevato nel II trimestre 2019 rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente è passato da 11,7% a 11,6% mentre le ore di CIG sono aumentate dal I semestre 2018 al I semestre 2019 del 29,5%.
“La nostra indagine mostra che il tessuto delle Pmi locali sconta un generalizzato peggioramento rispetto al 2° semestre 2018, il quale a sua volta aveva già fatto registrare risultati deludenti al confronto con quello precedente – commenta Rossignoli -. Insomma, tutto concorre a definire quello attuale un quadro di sostanziale stagnazione, peraltro non attenuato dalle previsioni degli imprenditori stessi per il prossimo semestre”.
“Alle storiche debolezze strutturali, ovvero la scarsa propensione all’innovazione e alla ricerca, la dimensione troppo ridotta delle imprese, l’inefficiente rete di servizi per il lavoro, se ne aggiungono di nuove rappresentate da una politica, soprattutto a livello nazionale, che stenta a ritrovare la sua capacità strategica di orientare e guidare lo sviluppo della Pmi. Questo – prosegue il presidente di Federlazio – rende ancora più significativo lo sforzo che sta invece mettendo in campo la Regione Lazio con un serie di misure volte ad accompagnare le Pmi in alcuni dei passaggi più critici in questo momento come la digitalizzazione, l’innovazione, l’internazionalizzazione e l’acquisizione di competenze manageriali. Si tratta di opportunità che, se ben sfruttate, potrebbero consentire alle Pmi di colmare quegli storici ritardi che poi si ripercuotono negativamente sulla loro competitività”.

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