La fase 2 al via tra voglia di ripartire e prudenza

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Con la fase 2 l’Italia cerca di tornare lentamente alla normalità. Un allentamento del lockdown, durato quasi due mesi, e che già dalla mattina del 4 maggio ha riportato sulle strade della Penisola più di 4 milioni di italiani. E’ questa la stima sui lavoratori impegnati nei settori produttivi che hanno ottenuto, con il nuovo Dpcm a firma del presidente del Consiglio Giuseppe Conte, l’ok alla riapertura. Sono ripartiti comparti vitali dell’economia del Paese come quello manifatturiero, quello della moda, l’intera filiera dell’export, delle costruzioni e il commercio all’ingrosso. “Rimettiamo in moto il motore del Paese”, è stato il mantra dell’esecutivo di questi giorni, ribadito anche ieri dal ministro della Salute Roberto Speranza che ha però raccomandato prudenza: “Non è un via liberi tutti, il virus è ancora fra noi e non è stato sconfitto”. Riaprono anche i bar e i ristoranti ma soltanto per quanto riguarda il take away. Vietato consumare all’interno dei locali, così come non saranno concessi assembramenti sia all’interno che all’esterno degli esercizi commerciali. Ed è su questo punto che si è consumato lo strappo con la Regione Calabria. La presidente Jole Santelli infatti ha esteso la possibilità ai clienti di ristoranti e bar di potere consumare purché ciò avvenga all’esterno. Una misura quindi riservata soltanto alle attività che possono disporre di tavoli e spazi fuori dall’esercizio.

Uno strappo che ha spinto il Governo dapprima a diffidare Santelli e poi a rivolgersi al Tar con l’obiettivo di bloccare quello che è stato considerato dall’esecutivo come una “pericolosa fuga in avanti”. Per rialzare le saracinesche dovranno ancora attendere altre due settimane alcuni settori vitali dell’economia del Paese come l’intero comparto del commercio al dettaglio, la cui riapertura è prevista infatti per il 18 maggio. Attesa più lunga per parrucchieri, barbieri ed estetisti, che secondo le disposizioni del governo potranno tornare al lavoro il primo giugno. Per quella data è fissato il ritorno alla normalità per bar e ristoranti, che non saranno solo autorizzati all’asporto. Ma non è escluso che gli allentamenti su questi settori possano essere anticipati. Tutto dipenderà dalla curva dei contagi, senza contare che dal 18 maggio le regioni avranno maggiore autonomia nelle proprie scelte. Intanto ogni giorno il comitato tecnico- scientifico analizzerà i dati che giungeranno dalle regioni. Regioni che singolarmente, tranne in pochissimi casi, hanno comunque già da oggi ampliato gli allentamenti. La situazione verrà monitorata costantemente. L’attenzione resta però riservata al Nord Italia, la parte del Paese più colpita dal contagio che è anche l’area più interessata dall’allentamento del lockdown. Le preoccupazioni maggiori giungono dal settore del trasporto locale.

Da oggi ogni azienda ha dovuto introdurre delle nuove regole per garantire la sicurezza sui mezzi di trasporto e che prevedono meno posti per garantire il distanziamento, l’obbligo di mascherine e la raccomandazione di usare gel e detergenti disinfettanti. Pure nelle fabbriche sono entrati in vigore i protocolli di sicurezza varati dal governo con la collaborazione dei sindacati di categoria e delle organizzazioni datoriali. Rispetto ai giorni scorsi si evidenzia in ogni parte d’Italia un maggiore flusso di persone per le strade. In aumento, soprattutto nelle grandi città del Nord come Milano e Torino, il traffico veicolare. Intanto il nuovo Dpcm firmato lo scorso 26 aprile dal premier Conte permette di potersi muovere dal proprio domicilio o residenza per comprovate esigenze lavorative, per motivi di assoluta urgenza, per far ritorno al proprio domicilio o residenza, per ragioni di salute, per svolgere attività sportiva/motoria all’aperto o per situazioni di necessità. Tra i casi di necessità rientrano anche gli spostamenti per incontrare i propri “congiunti”, sulla cui definizione negli ultimi giorni si è generata una polemica oltre che l’ironia sui social. Da oggi è possibile celebrare i funerali purché tra i presenti alla funzione religiosa non venga superato il numero di 15. Ogni diocesi ha dato delle disposizioni ai propri parroci per meglio individuare coloro che potranno essere autorizzati a partecipare al rito funebre. Restano comunque ancora vietate le messe anche se il governo nei prossimi giorni dovrebbe decidere su un protocollo di sicurezza che potrebbe consentire le funzioni religiose. L’Italia torna quindi lentamente alla normalità ma nel rispetto di alcune fondamentali regole di sicurezza. “I prossimi saranno giorni molto importanti e difficili, c’è il rischio che vengano vanificati i sacrifici di questi mesi. Ecco perché raccomandiamo prudenza”, ha affermato il ministro Speranza.

(ITALPRESS).

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