JUVE, CONTRO IL PORTO SERVE UMILTA’ E CONCENTRAZIONE

Andrea Pirlo dovrebbe essere trattato secondo l’insegnamento di un antico maestro di giornalismo, Lamberto Sechi: i fatti separati dalle opinioni. Queste sono sicuramente influenzate, fin dall’inizio del campionato, da quel che sappiamo del nostro eroe, come si dice nei romanzi. Eroe, appunto, meritevole di attenzione e comprensione non per quello che è – un inesperto condottiero della Juventus – ma per quello che è stato: un campione. Personalmente mi sono stancato di doverlo giudicare dai fatti, che spesso lo tradiscono, altre volte lo esaltano, perchè in un certo senso non gli appartengono: vincere o perdere, giocar male o bene (quando sembra Allegri) è un problema che riguarda Agnelli, Paratici e Nedved – che lo hanno voluto, pur privo d’esperienza ad hoc – e certi giocatori/guida, in particolare Ronaldo. Ho sentito elogiare Pirlo perchè ha lasciato in panchina CR7 nel tentativo di trovare una squadra “indipendente”; senza mancargli di rispetto, sono invece convinto che la scelta – azzeccata – sia frutto della Cooperativa Juventus. Ronaldo compreso. Le mie opinioni su Pirlo, a questo punto, diventano opinioni sulla Juventus tout court. Per dire che i fatti fin qui registrati – soprattutto gli ultimi – raccomandano di affrontare il Porto con la stessa umiltà e concentrazione – e lo stesso Morata – dedicati alla Lazio. E come Ronaldo che finalmente dovrebbe recitare la parte per cui è stato chiamato a Torino: non per vincere la classifica marcatori in campionato o superare i gol di Pelè – cosa da statistici privi di fantasia o male informati, il mio amico Pelè vola a mille – ma per conquistare la Champions che manca alla Juve dall’altro secolo. Un modo – fra l’altro – di onorare il centenario della nascita di Gianni Agnelli che fra i tanti amori al vertice della passione ha messo la sua Signora, non le altre bellezze incontrate sul jet-set. Come racconto da una vita, vincere aiuta a vincere e un cammino vittorioso in coppa agevolerebbe un inseguimento serio di Inter e Milan per lo scudetto. Un pensiero lo dedico anche al Milan coraggioso di Pioli che nuota controcorrente. La critica ufficiale lo dà per finito, lo critica in Coppa anche se va avanti, lo critica in campionato anche se gioca e vince senza Ibra e i migliori. Gli ha preparato il boccone avvelenato – la Fatal Verona – come se la sconfitta fosse inevitabile. E invece la fatale resta delle sue antiche onorevoli vittime, Rocco e Sacchi.

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