In Calabria dati economia condizionati dal Coronavirus

REGGIO CALABRIA (ITALPRESS) – Calo del fatturato delle imprese, riduzione degli occupati, difficoltà per il commercio e aumento delle misure di sostegno alle famiglie: il rapporto della Banca d’Italia della Filiale di Catanzaro, presentato oggi, evidenzia che l’economia della Calabria ha risentito pesantemente della crisi legata all’emergenza coronavirus.
La pandemia è arrivata nel momento in cui l’economia calabrese era già in una “fase di sostanziale stagnazione”. Secondo le stime della Banca d’Italia, il blocco obbligatorio della attività in Calabria ha riguardato il 18% del valore aggiunto regionale, contro il 28% registrato in Italia. Gli effetti dell’emergenza si sono poi riflessi su gran parte del settore produttivo attraverso vari canali, tra cui “il calo di fiducia dei consumatori, i vincoli alla mobilità e la difficoltà di rispettare gli standard di sicurezza sul lavoro”. Per quanto riguarda le imprese, dalle indagini si prevede una diminuzione del fatturato molto significativa nel primo semestre, mentre, in questa fase, il settore più colpito è quello dei servizi privati.
“Questa terra è il sud del sud – ha detto il direttore della Filiale di Catanzaro della Banca d’Italia, Sergio Magarelli – e ha già pagato un prezzo altissimo in termini di divario economico-sociale mai colmato e di condizioni di svantaggio per i cittadini. L’emergenza sanitaria – ha spiegato – ha colpito questa regione in una fase di sostanziale stagnazione. Già nel 2019 si era interrotta la ripresa, lasciando il Pil regionale a un livello di gran lunga inferiore rispetto a quello del 2007”. Secondo l’indagine sugli effetti del coronavirus di Banca d’Italia, le imprese hanno segnalato un netto calo del fatturato nel primo semestre dell’anno, stimabile intorno al 40% in media. Il commercio al dettaglio rappresenta circa il 7% del valore aggiunto in regione e ha riscontrato difficoltà soprattutto nella sua componente non alimentare.
In Calabria, in base al rapporto, nel 2019 l’occupazione è rimasta sostanzialmente invariata rispetto all’anno precedente, con un tasso che si attesta al 42%. Si è ampliato il divario di genere con prevalenza dell’occupazione maschile e si è ridotto il numero degli occupati di età compresa tra i 35 e i 54 anni. La quota dei lavoratori autonomi, inoltre, è più alta della media italiana. Nel 2019, secondo il rapporto, il tasso di disoccupazione si è ridotto al 21% (nel 2018 era al 21,6%) ed è diminuita pure la disoccupazione giovanile, anche se rimane comunque superiore rispetto al dato nazionale. La quota dei Neet si è ridotta al 41,1%.
(ITALPRESS).

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