Il futuro dell’Italia sarà rinnovabile per l’80% degli italiani

ROMA (ITALPRESS) – Il futuro dell’Italia sarà rinnovabile per l’80% degli italiani. L’eolico offshore è una tecnologia positiva per il 92% del campione (il 42% lo ritiene positivo in ogni caso mentre, per il 30%, a patto che rispetti la fauna marina *drm). Per il 69% è da incentivare, perché sicuro (67%) e compatibile con l’ambiente (67%). Il cambiamento climatico preoccupa l’84% degli intervistati – convinti che le risorse PNRR destinate alla transizione EcoDigital siano un’opportunità da cogliere (per il 49% aiutando imprese e famiglie, per il 26% accelerando i tempi, per il 9% rallentandoli un po’) – ma sono fiduciosi che l’Italia sarà in grado di raggiungere l’obiettivo europeo di riduzione del 55% delle emissioni di CO2 stabilito con il pacchetto ‘Fit for 55’ (per il 60% ma con un 33% convinto che ci riuscirà solo dopo il 2030). Assolutamente prioritario (62%) il contenimento delle temperature entro 1,5°C / 2°C. Dato che sale al 91% se consideriamo anche chi lo ritiene importante, seppur non prioritario.

Sono queste alcune tra le maggiori evidenze del 23° Rapporto ‘Gli italiani, le rinnovabili e la green & blue economy’, realizzato dalla Fondazione UniVerde e da Noto Sondaggi, i cui dati sono stati divulgati ieri, da Antonio Noto (Direttore Noto Sondaggi), al convegno ‘Transizione energetica e innovazione tra opportunità e ostacoli. PNRR – Piano Transizione 5.0 e PNIEC 2030’ promosso con la main partnership di Renexia e con event partner Almaviva, trasmesso in diretta streaming su Radio Radicale dalla Sala Capranichetta di Roma. L’incontro si è svolto in collegamento con l’inviato speciale per il clima del Governo italiano alla COP30 di Belém ed è stato aperto dal videomessaggio di saluto e di indirizzo del Ministro Tommaso Foti.

Alfonso Pecoraro Scanio, Presidente della Fondazione UniVerde, riassume in modo netto: ‘I dati che emergono dal 23° Rapporto non lasciano spazio a dubbi: il Paese è pronto a una transizione energetica rapida nel segno della sostenibilità, dell’innovazione EcoDigital e nel rispetto delle comunità locali. Chiara è la strada da seguire: eolico a mare lontano dalla costa, stop al consumo di suolo anche con il maggiore ricorso dell’agrivoltaico, fotovoltaico sulle coperture di grandi edifici, investimenti in efficienza energetica e digitalizzazione. La tutela della biodiversità, degli habitat, del paesaggio e delle comunità e delle economie locali deve essere la priorità assoluta di tutti i progetti’.

Fabio Tancredi (Vice Capo di Gabinetto del Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica) ha dichiarato: ‘Il rapporto conferma che occorre proseguire nell’azione di realizzazione del processo di decarbonizzazione ricorrendo ad una pluralità di tecnologie che garantisca sicurezza di fornitura di energia e riduzione dei costi per i cittadini e per le imprese. Tutte le tecnologie devono essere opportunamente bilanciate in base alla loro maturità, economicità ed efficacia nel ridurre le emissioni. In ragione della valutazione molto positiva degli italiani in merito all’eolico offshore, occorre accelerare gli strumenti di sviluppo e programmazione del settore. Tra le sfide più impegnative la necessità di semplificare e velocizzare le procedure per autorizzare i nuovi impianti di rinnovabili’.

In diretta dalla trentesima Conferenza delle Parti (COP30) della Convenzione Quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici (UNFCCC), Francesco Corvaro (Inviato speciale per il clima del Governo Italiano), ha evidenziato che ‘tre sono le questioni che mi hanno colpito in questa COP. La prima riguarda la nuova postura della Cina nella diplomazia climatica: rispetto allo scorso anno sta maturando una crescente consapevolezza del ruolo di leader che può assumere nella transizione energetica. La seconda concerne la visita qui a Belém del governatore della California. Ha avuto grande eco e ha messo in evidenza il forte sostegno del settore privato statunitense alla prosecuzione del percorso di transizione. Potranno esserci rallentamenti, ma non si tornerà indietro. Il terzo aspetto, a mio avviso fondamentale, riguarda da vicino il nostro Paese. Emerge con chiarezza la possibilità per l’Italia di assumere un ruolo chiave come ponte tra Global South e Global North anche nelle decisioni e nelle politiche climatiche. Un forum mediterraneo guidato dall’Italia, che coinvolga tutti i Paesi dell’area su queste tematiche, dimostrerebbe come sia possibile costruire consenso e superare la divisione, ormai del tutto anacronistica, tra Sud e Nord globale’.

Il convegno, moderato da Gianni Todini (Direttore di Askanews), ha permesso di aprire una finestra di confronto tra Istituzioni, aziende e stakeholders sugli strumenti di pianificazione che favoriscono le transizioni energetica, ecologica e digitale ma anche sulle criticità burocratiche ed autorizzative da superare per favorire l’installazione di impianti rinnovabili, sostenibili e ben integrati con ambiente e paesaggio, e contrastare così, con decisione, il cambiamento climatico. Allo stesso modo degli impianti rinnovabili, l’obiettivo primario di innalzare il livello di efficienza delle imprese italiane non può prescindere dall’innovazione digitale sostenibile ovvero alimentata esclusivamente da energie pulite, soprattutto considerando l’applicazione sempre più significativa e sicura dell’intelligenza artificiale e di tecnologie altamente energivore.

Chiara Braga (Capogruppo PD e Componente della Commissione Ambiente, Territorio e Lavori Pubblici, Camera dei Deputati), in un videomessaggio registrato a Belèm, dove si trova per la COP30, ha affermato: ‘Il tema dell’evento è di grandissima attualità e centrale anche nel dibattito della COP30, dove si sta cercando di trovare la sintesi di un modello di sviluppo sostenibile che, attraverso un sistema integrato di produzione energetica e di efficientamento, affronti concretamente l’emergenza climatica. L’Italia e l’Europa possono essere protagoniste, ma è prioritario intervenire sul permitting e sul quadro regolatorio. Per evitare ritardi come quello sulle aree idonee, occorrono modifiche normative e, al tempo stesso, favorire la riduzione del costo dell’energia a beneficio delle famiglie e delle imprese. Il buon utilizzo delle risorse PNRR, inoltre, ci può consentire di raggiungere gli obiettivi del PNIEC realizzando nuovi impianti di energie rinnovabili come quelli offshore. È sicuramente trasversale, tra le forze politiche, il desiderio di sviluppare un sistema di industrie che sappiano favorire la trasformazione del nostro modello energetico per rendere l’Italia sempre più indipendente rispetto all’approvvigionamento da fonti fossili straniere’.

Per Gianluca Loffredo (Sub Commissario Straordinario di Governo): ‘Il rate di aumento dell’anidride carbonica in atmosfera come dimostrano le misurazioni nel NOAA nelle isole Hawaii non manifesta cenni di riduzione e neppure il periodo connesso al lockdown Covid nel periodo 2020 e in parte 2021 ha sortito effetti, ciò a dimostrazione che il sistema idro-geo-atmosfera in termini di ciclo dell’anidride carbonica, e non solo, è molto complesso. Fermo restando che cenni di diminuzione delle emissioni non si registrano e che i paesi che contribuiscono maggiormente ad introdurre i gas climalteranti non ‘dimostrano attenzione’ per l’Accordo di Parigi, il ruolo dell’Italia e dell’Europa si trasforma in un ruolo di guida per la tutela dell’ambiente e della prevenzione dei danni significativi all’ambiente secondo il principio di precauzione, di tutela dei diritti della persona a vivere in un ambiente salubre in condizioni di pari opportunità e in una condizione di massima mitigazione degli effetti dei cambiamenti climatici. L’UE e l’Italia mostrano una eccezionalità maturità come si può evincere, ad esempio, da una attenta lettura del PNIEC pubblicato nel 2024: un’analisi approfondita di tutte le possibili soluzioni, in chiave di massimizzazione del rapporto benefici-costi, finalizzate alla sovranità energetica dell’Italia, alla minimizzazione di emissioni climalteranti, al rilancio di politiche industriali vocate alle rinnovabili’.

Dal rapporto emerge ancora una scarsa conoscenza di alcune tecnologie innovative. Solo il 51% ha sentito parlare di eolico offshore e, una volta elencate le caratteristiche principali di questa tipologia di impianti, le percentuali iniziali (68% voleva i grandi impianti eolici sulle colline e nelle aree vocate con attenzione al paesaggio e il 24% a mare, lontani e invisibili dalla costa) in qualche modo si invertono. Il 69% chiede di incentivare l’eolico offshore e favorirne lo sviluppo aumentando i fondi a disposizione (40%), velocizzando i tempi di autorizzazione (35%) e costruendo una filiera locale e nazionale (30%).

Dati in linea con le nuove tendenze per la dislocazione degli impianti eolici e la preferenza per l’offshore, in particolare nella configurazione galleggiante: una soluzione ingegneristica all’avanguardia che consentirà all’Italia di raggiungere gli obiettivi di decarbonizzazione e transizione energetica del Paese (59%). La tecnologia floating, peraltro, permette l’installazione di turbine in mare aperto, dove il vento è più forte, senza trivellare il fondale ma ricorrendo a un sistema di ormeggi, massimizzando così la produzione di energia pulita. Una soluzione progettuale che ben si coniuga con le principali priorità scaturite dal sondaggio: mitigazione degli impatti sulla biodiversità marina (45%), non interferire con zone di interesse ambientale (44%) né con le rotte migratorie di uccelli (35%). Istanze che sono parte strutturale dei progetti dei nuovi impianti floating che diventano, anzi, potenziali aree di ripopolamento naturale per diverse specie di flora e fauna marine. Pilastro fondamentale di questa innovazione e principale progetto italiano in materia di eolico offshore flottante è Med Wind di Renexia.

Riccardo Toto (Direttore Generale di Renexia): ‘L’eolico marino galleggiante rappresenta una rivoluzione energetica per l’Italia: invisibile dalle coste, può produrre grandi quantità di energia pulita grazie a impianti di grande taglia che sfruttano venti forti e costanti in alto mare. Questi impianti non solo garantiranno energia rinnovabile, ma svolgeranno anche un ruolo chiave nella stabilizzazione della rete elettrica nazionale, rappresentando una tecnologia di transizione fondamentale nella fase di sviluppo del nucleare da fusione di nuova generazione. Investire in 15 GW di eolico marino galleggiante, come previsto dal PNIEC, comporterebbe un onere minimo per gli utenti – meno di 1euro/MWh – e creerebbe un valore aggiunto di quasi 60 miliardi di euro per l’economia italiana, generando migliaia di posti di lavoro. Per questo, chiediamo con forza: la conferma dell’obiettivo dei 15 GW di eolico marino galleggiante al 2040; una decisione rapida sulle tariffe incentivanti che valorizzi l’eolico galleggiante lontano dalle coste; la rimozione degli ostacoli burocratici e ideologici per garantire energia pulita e conveniente alle famiglie e imprese italiane. L’Italia non può perdere questa occasione: sviluppare l’eolico galleggiante significa contrastare la deindustrializzazione, garantire indipendenza energetica, abbassare le bollette e assicurare l’energia necessaria per il futuro del Paese’.

Nella realizzazione del pionieristico progetto Med Wind, che prevede un investimento complessivo di circa 9,9 miliardi di euro, Renexia ha puntato in maniera decisa sul bisogno di avviare una nuova filiera industriale nazionale dell’eolico marino galleggiante per la produzione dei componenti essenziali, indispensabili per costruire i grandi parchi eolici offshore e onshore in Italia e nei Paesi del Mediterraneo. In accordo con la Regione Abruzzo sta mettendo a terra InVento Italia, la fabbrica di turbine eoliche che sorgerà in un’area nell’immediatezza del porto di Vasto. È un investimento totalmente privato di circa 500 milioni di euro in grado di generare 3000 posti di lavoro. A pieno regime, Med Wind garantirà una produzione annuale di energia pulita stimata in 9 TWh, sufficiente a soddisfare il fabbisogno energetico di circa 3,4 milioni di famiglie e a ridurre le emissioni di CO2 di circa 2,7 milioni di tonnellate all’anno.

In questo scenario, se la transizione energetica appare chiaramente non rinviabile, è altrettanto chiaro dal dibattito che occorre farla marciare in sinergia con la trasformazione ecologica e digitale. Fulvio Conti (Market Director Water, Agricolture, Environment & Space di Almaviva): ‘Il digitale è un abilitatore potente della transizione energetica e della sostenibilità. Offre strumenti innovativi per gestire e ottimizzare le risorse. L’approccio di Almaviva Group è multilivello, integrato ed ecosistemico: mette insieme dati satellitari con sensori a terra. La fusione di queste fonti informative ci offre una vista a 360° sulle dinamiche territoriali e ambientali, offrendo ai gestori soluzioni e sistemi efficaci e semplici da usare che permettono loro di ottenere gli obiettivi prefissati’.

– foto ufficio stampa Fondazione Univerde –

(ITALPRESS).

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