I MERITI DI SARRI E I BRAVI GIOCATORI

Finalmente ce l’ha fatta, con due turni d’anticipo perchè a lei si chiedono solo imprese speciali. E ci ha messo la firma lo speciale assoluto, Cristiano Ronaldo. Ecco, la Juventus ha conquistato così il suo nono scudetto consecutivo. Scusatela se vi ha annoiato, come sostengono opinionisti di vaglia (e di assegno). Perchè se il Bayern arriva all’ottavo è un capolavoro sportivo, sociale, anche culturale, forse perchè tedesco. Mentre tante vittorie alla faccia di squadroni (?) che non vincono uno scudetto ormai da un decennio è considerato un abuso. Alla fine, un Conte finalmente sincero l’ha precisato: “L’Inter deve guardare la Juve”; e un Gazidis ravveduto ha deciso: “Pioli vince, mi tengo Pioli”. Finalmente dotato di un Titulo tricolore che conta, Maurizio Sarri dovrebbe ringraziare quelli che ce l’hanno con lui (li ha definiti in altro modo, ma ci capiamo). Poco esperto di grande calcio – a Napoli ha vissuto un’esperienza estemporanea e irripetibile, come in Inghilterra – dovrebbe sapere che l’aiuto più importante e decisivo arriva sempre dai contestatori, dai critici più pungenti, non dai turibolanti che incensano per assecondare la moda e gli sfizi passeggeri come il Tikitaka o il quattrottrettrè felicemente irresponsabile (quando sai, cioè, che se perdi non è una tragedia).
Lo hanno incensato e abbandonato non appena l’hanno visto in difficoltà nella realizzazione del “modulo napoletano”. In realtà, come succede in questo mondo (ma anche in altri) il successo lo decretano gli uomini, quelli che spesso chiamiamo campioni: a Napoli se li è inventati (vedi Mertens) con straordinaria bravura; a Torino li ha trovati già pronti, soprattutto un Cristiano Ronaldo che è più, molto più di un allenatore aggiunto (quello è Chiellini, il solitario vincitore di tutti e nove gli scudetti, peccato non aver avuto a disposizione anche Barzagli) mentre gli va dato atto di avere difeso fino in fondo Dybala quando Paratici e Nedved tentavano di liberarsene. Come Sivori – tanto citato a proposito di Paulo – un secolo fa. Pochi hanno pensato – in realtà non ne ho sentito dire – che Andrea Agnelli si è trovato in Juve, grazie a Sarri, un fuoriclasse degno di Papà e dello Zio: Ronaldo hanno dovuto sottrarlo a caro prezzo al Real, Dybala l’hanno preso a Palermo da quello Zamparini che molti ricorderanno per il fallimento rosanero mentre a me rammenta Cavani e i suoi fratelli. Sono nomi, quelli di Cristiano e Paulo, che finiranno nella storia della Signora accanto a quelli di Bettega, Causio, Anastasi, Platini, Baggio e Del Piero e di tanti altri artisti del pallone.
Una volta di più un bravo allenatore vede i suoi meriti rivelati da bravi giocatori. Come Rocco con il Milan di Rivera, Helenio con l’Inter di Mazzola, Sacchi con il Milan di…Berlusconi…scherzavo…di Gullit e Van Basten.
Alcuni dei…traditori di Sarri (chiamarsi “Che” non porta bene) adesso diranno che lo scudetto vale poco se non s’accompagna alla Champions fallita da Conte e da Allegri. Io non lo condanno a vincerla, gli auguro di portarla a casa per vivere una festa continua. Solo se la Juve si distrae gli altri potranno vincere lo scudetto.
P.S. Dedico questo scudetto a puro titolo di amicizia al mio antico sodale Giampiero Boniperti – 92 anni appena compiuti – che ha scritto la storia del calcio anche con quel mantra schifato dagli incompetenti: “Vincere non è importante, è l’unica cosa che conta”. Esiste anche in cinese: “…Yìng shì wèiy? zhòngyào de shìqìng”.

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