FURLAN “STOP SCHIAVISMO E ILLEGALITÀ AL SUD”

“Il racconto lucido di Roberto Saviano sulla condizione davvero esplosiva che si è creata nei distretti agricoli del nostro paese, in particolare nelle regioni del Mezzogiorno, deve chiamarci tutti ad una mobilitazione delle coscienze”. È quanto sottolinea oggi su “la Repubblica” in una lettera aperta la segretaria generale della Cisl, Annamaria Furlan.

“Sono anni che il sindacato denuncia la situazione di sfruttamento e di degrado in cui sono costretti a vivere migliaia di lavoratori immigrati. Abbiamo fatto decine di manifestazioni, scioperi, tante iniziative pubbliche di denuncia. Ma non basta”, scrive la leader Cisl.

“Si parla di almeno 400 mila persone potenziali vittime di caporalato, centomila dei quali vivono in condizioni disumane ed in uno stato di schiavitù, senza acqua, servizi igienici, con una paga di 25 euro per una giornata intera di lavoro, di cui una metà torna ai caporali per cibo, alloggi e spostamenti. Una realtà vergognosa, drammatica, che ci riporta alla memoria le stesse scene vissute tre secoli fa dagli schiavi deportati in America dalle colonie africane e raccontate nelle pagine di “Radici” di Alex Haley”.

La Furlan sottolinea che “la morte del sindacalista maliano Soumalia Sacko, ucciso in Calabria nel ghetto di San Ferdinando è stato un atto terribile, un delitto che non può essere liquidato come una vicenda di microcriminalità. Alla base c’è un sistema di illegalità diffusa, quel vuoto infelice di cui parla Roberto Saviano, nel silenzio delle istituzioni locali, dell’apparato produttivo e financo delle multinazionali dell’industria agroalimentare che fingono di non vedere”.

La Furlan ricorda che “molti immigrati pagano i ‘caporali’ per essere sfruttati, fanno dei lavori che per gli italiani non hanno valore. La politica discute e si divide se è giusto o meno fermare o limitare gli sbarchi, ma nello stesso tempo c’è chi fa profitti sulla pelle di queste persone, usandole come schiavi. Questa è oggi la realtà. Ecco perché dobbiamo uscire da questa ‘gabbia’ omertosa, politica e culturale, lavorare insieme per garantire agli immigrati che si trovano e lavorano in Italia permessi di soggiorno, alloggi civili, tutele contrattuali e lavori dignitosi. Questo dobbiamo fare e non solo perchè siamo un paese di ex migranti o caritatevole. Ma perchè solo così una parte importante della nostra economia può sopravvivere. Per questo il 15 giugno i sindacati di categoria del settore agroalimentare hanno proclamato uno sciopero in tutta Italia per un contratto dignitoso, per la sicurezza e contro ogni forma di sfruttamento. E noi saremo al loro fianco in questa giusta battaglia”.

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