“Disco X”, il nuovo album di Silvestri in versione cantastorie

MILANO (ITALPRESS) – S’intitola “Disco X” ed è composto da dodici storie collettive, il nuovo album di Daniele Silvestri.
“Anche se questo è il mio decimo disco, la X si legge ‘ics’ e non 10, significa anche ‘qualsiasì ed evidenzia il bisogno di non cercare l’hype. A volte credo che ci sia il bisogno non di emergere, ma di immergersi nella musica”, spiega Silvestri alla presentazione del suo nuovo lavoro in uscita venerdì 9 giugno e ricco di collaborazioni. Con Silvestri, infatti, ci sono le voci di Davide Shorty, Eva, Emanuela Fanelli, Franco126, Frankie hi-nrg mc, Fulminacci, Giorgia, Selton e Wrongonyou che, tutte insieme intervengono in Intro X, brano che traccia la via di ‘Disco X’. “Continuo a pensare di far uscire un disco solo quando ho qualcosa da dire, e col passare degli anni è sempre più difficile. Per questo ho cominciato a raccogliere spunti interessanti in una cartella chiamata X. A un certo punto mi sono reso conto che quella X dava al disco un senso compiuto, intanto perchè è un’incognita e aveva a che fare con un disco che volevo fatto di leggerezza”, continua il cantautore romano che dice di essere tornato un ‘cantastoriè. “A 54 anni non sento più quel senso di responsabilità che mi spingeva a scrivere per prendere posizione sulle cose. Mi è tornata la voglia di sporcarmi le mani facendo solo musica, infatti questo è un disco più semplice del precedente”, continua raccontando la genesi del disco.
“Un disco – spiega – costruito anche in scena, durante uno spettacolo (‘Teatri X’, ndr) ambientato in uno studio di registrazione durante il quale ho anche registrato degli inediti. Ho anche chiesto a chi ci seguiva di mandarci storie. Ne ho ricevute tantissime, alcune avevano un germe per diventare canzoni e lo sono diventate in scena”. Una di queste è il primo singolo di questo disco: ‘Scrupolì che, sottolinea Silvestri, racconta “la fine della relazione dal punto di vista di una donna” con un omaggio a Lucio Dalla e alla sua ‘Disperato erotico stomp’. La galleria di storie continua con ‘Il talento dei gabbianì (con i Selton) in cui “il provino per un talent show, raccontato da diversi punti di vista con il riscatto finale di un figlio nei confronti dei genitori che lo vogliono famoso, si concentra sulla pericolosissima trappola di essere giudicati in ogni momento che dovrebbe spaventare, invece affascina”.
‘Tuttà, con la partecipazione di Emanuela Fanelli, nasce da una storia proposta a Silvestri dal libraio e visual artist, Paolo Poni. C’è una Roma “distopica, un pò quella di ‘Siccità’ (la commedia di Paolo Virzì, nda) in ‘Bella come staì, “che – ricorda Silvestri – parte dalla stessa frase che dà il titolo al pezzo: l’avevo registrata nel telefonino e continuava a ricordarmi la voce di Franco126 che poi ho chiamato per finire il brano”. ‘Colpa del fonicò, ammette Silvestri, “è la canzone cui tengo di più e che non sarebbe nata senza l’ispirazione di Lucio Dalla”. C’è ancora ‘L’uomo nello specchiò, “che è il mio guardarmi allo specchio riconoscendoci un me molto più giovane con cui inizio un dialogo nella speranza di ritrovare il primo Daniele. Credo che andando avanti negli anni è bene ricordarsi come si è iniziato per rinnovare l’obiettivo di mantenere la libertà ed evitare di percorrere sentieri già battuti in un mestiere in cui la consuetudine è una zavorra”, dice ancora Silvestri che ha scritto il pezzo con Fulminacci, “artista che considero figlio”. Con ‘Cinema d’essaì, “il disco diventa più anziano per una canzone d’amore in cui da tempo volevo coinvolgere Giorgia. L’ho fatto in un momento in era incasinatissima e lei ha buttato giù una voce che è rimasta”. Frankie Hi-Nrg Mc e Wrongonyou (nato Marco Zitelli) cantano in ‘While the children play’, pezzo dedicato alla onlus ‘Every child is my child’ di cui tutti e tre gli interpreti fanno parte.
‘Mar Ciaì, “che significa ‘bimba adoratà è la storia di quella che una volta avremmo chiamata zingara e racconta l’assurdità del razzismo nella sua essenza e della difficoltà dell’integrazione. Mi sono fatto aiutare da qualcuno che questa vita la conosce e la sente sua: Eva Pevarello che chiude il brano con una frase in lingua sinta che le ripeteva sempre la nonna”. A chiudere il disco ‘Up in the sky’, brano in inglese con Davide Shorty, e una ghost track “pianoforte e autotune usato qui come uno strumento”. Ma se l’autotune ha esercitato il suo fascino su Silvestri, lo stesso non riesce a fare l’intelligenza artificiale. “Non sono particolarmente attratto dall’intelligenza artificiale. Il piacere di creare qualcosa scrivendo non lo affiderò mai all’AI”, conclude.
(ITALPRESS).
-foto ufficio stampa Daniele Silvestri-

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