CROLLO JUVE, SI E’ PERSA CERCANDO DISPERATAMENTE IL BEL GIOCO

Mi sottraggo al dovere di annunciare che il campionato è finito. Il crollo della Juve – meno sorprendente di quel che si pensi, visto che la Morbidona di Pirlo le prende un pò dappertutto, preferibilmente dai deboli veri o presunti – vale da solo un titolo di prima pagina; e soprattutto non me la sento di vivere le dieci partite che verranno fingendo di emozionarmi alla ricerca di chi finirà in Zona Champions. Questa – l’abbiamo capito nei dibattiti seguiti alla cancellazione delle italiane dalla Champions che si gioca – è un danno per il nostro calcio, il contentone degli sconfitti “senza titulo” che vanno solo a grana, senza più dignità sportiva, senza onor di bandiera, perchè quella che esibiscono somiglia al vessillo degli sconfitti, con la scritta “tengo bilancio” come nel dopoguerra “tengo famiglia”.
La Juve di Pirlo – ma ancor più di Agnelli – è la classica Case History da studiare (nel dizionario analisi dei modi in cui un’impresa può far fronte a problemi di gestione da seguire o delle strategie da adottare). Perchè fino a oggi la Juve è sempre stata segnalata per l’ottima organizzazione e la quasi perfetta simbiosi fra Tecnica e Capitale. In un fiat – ci sta, no? – ha perso tutto. Fuorchè l’onore, già discusso in altri tempi. Dice: nove scudetti le hanno dato alla testa. Dico – non da ieri – che si è persa cercando disperatamente il Bel Giuoco. Che non esiste, è solo una speculazione di tardi e ipotetici reinventori del calcio, scaltri prendingiro di presidenti sempre più “ricchi scemi” secondo citazione onestiana. Verrebbe voglia di dir loro “gioca come mangi” e tuttavia fa effetto notare che ai vertici del calcio italiano (fino a ieri?) c’è un club che, per vedere se Pirlo poteva essere contrabbandato per Guardiola risparmiando un mucchio di soldi, ha rinunciato al recordman degli scudetti, Allegri, per l’illusione Sarri fino a Pirlo, al cui nome non affiancherò più attributi insolenti, chè non li merita per il glorioso passato nè per la penosa odierna vicenda. Meritava ben altro, a partire dall’onorevole gavetta. Il fatto che l’abbia sconfitto Pippo Inzaghi è significativo: il calcio non è sempre un’avventura ma soprattutto, banalmente, lavoro, esperienza, competenza guadagnata, non innata. Se non fosse che le colpe di Agnelli e Paratici prevalgono sui suoi errori, fossi un Pirlo mi dimetterei. E chi, al suo posto? Allegri. Non per vincere subito ma ridar vita alla Signora Omicidi, oggi più che mai Vecchia Signora.
Italo Cucci ([email protected])

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