Commissione Antimafia in missione a Catania, audizioni sulle criticità nella sicurezza

CATANIA (ITALPRESS) – A conclusione delle audizioni dei componenti della commissione Antimafia con il comitato provinciale per l’ordine e la sicurezza della provincia di Catania, il quadro è a fosche tinte. Il presidente Chiara Colosimo parla di due livelli di criminalità: il livello legato alla mafia tradizionalista, che opera in gran silenzio, impegnata in prima linea sul fronte degli grandi appalti che fa riferimento alle famiglie Santapaola ed Ercolano; il secondo livello, il cosiddetto “livello strada”, legato ai clan che gestiscono le piazze di spaccio della droga curata dal clan Mazzei. “Un vero e proprio bancomat per tutte le organizzazioni criminali e un’attrattiva pericolosa per le giovani generazioni e per quelle fasce che accusano disagio, penso ad esempio ai migranti”, afferma il presidente. Poi assicura: L’impegno che questa commissione è totale, non solo per il capoluogo, ma anche per l’intera provincia, dove ci sono parecchi comuni sciolti per mafia, diverse amministrazioni nei confronti delle quali è in corso l’iter per lo scioglimento a causa di infiltrazioni mafiose e altre, ancora, che per i loro comportamenti ambigui vengono monitorate. Proprio su questo fronte opera un comitato ristretto”. 

Ai magistrati impegnati sul fronte della repressione, il presidente Chiara Colosimo ha assicurato che intende fornire gli strumenti idonei, capaci di colpire Cosa nostra in maniera adeguata. “Uno di questi strumenti è il cosiddetto ‘Protocollo Liberi di scegliere’, che presto diventerà legge in quanto ci sono in aula i numeri perché tali diventi. Negli ultimi tre anni e mezzo hanno aderito a Cosa nostra 12 donne e 70 minori. Ma dare alla magistratura strumenti capaci di intervenire negli istituti di pena”.

“Il sistema penitenziario – sostiene il procuratore capo Francesco Curcio – necessita di una profonda revisione, poiché oggi più di prima i boss dettano legge anche dal carcere. Anche quelli ristretti in regime di cosiddetto carcere “duro”, grazie alle nuove tecnologie di comunicazione con i quali impartiscono ordini agli affiliati delle rispettive cosche o attraverso i propri familiari. Le piazze di spaccio si sono moltiplicate ed è importante agire per reprimerle tutte. Se c’è questo proliferare è segno che la domanda di droga è in crescita. Per cui i provvedimenti che devono essere adottati non possono non essere di maggiore incisività. Chi compra la droga alimenta la mafia”

E sul cosiddetto carcere “duro”, il procuratore capo aggiunge: “Questa è una vergogna. Nei miei quarant’anni di attività non ho mai percepito come in questo ultimo periodo che si protrae da sei-sette anni, come i detenuti di qualsiasi fascia siano in possesso di telefoni cellulari per comunicare con l’esterno. Forse è bene che i cittadini capiscano che non sono più tutelati. Ben vengano le attività di recupero, di socializzazione, ma bisogna impedire che dal carcere partano gli ordini per dire dove e come fare le estorsioni; dove e come fare le rapine e quant’altro, dove, come e a chi sparare sparare per uccidere o ferire i rivali, è venuto il tempo di pensare a forme più incisive di intervento repressivo. Assistiamo impotenti a indagini condotte per anni che vanno in fumo”.

E sul protocollo “Liberi di scegliere” il procuratore è altrettanto chiaro. “Se noi ci accorgiamo – dice – che in una famiglia si confezionano gli stupefacenti in presenza di minori o si trovano le pistole sul tavolo mentre si mangia o si parla (salvo le eccezioni in cui i minori vengono impiegati per compiere azioni criminali), ciò basta per potere intervenire per applicare il cosiddetto ‘Modello Di Bella’, che noi sosteniamo”.

“Le fibrillazioni che si sono registrate lo scorso mese di agosto in questo territorio – dice ancora il presidente dell’Antimafia, Chiara Colosimo – sono monitorare dall’autorità giudiziaria e dalle forze dell’ordine. Non a caso l’operazione ‘Alto impatto’, mira ad un controllo sempre stringente delle attività criminali su strada e questo è possibile grazie ad una maggiore presenza delle forze dell’ordine”. A chi ha chiesto se sono previsti organici rafforzati, il presidente Colosimo ha risposto: “Non è di mia competenza. Spetta al ministro degli Interni, so che i responsabili del settore si sono mossi in questa direzione”. Alle possibili connessioni Cosa nostra-‘Ndragheta-Camorra, in ordine al traffico di sostanze stupefacenti, il presidente dell’Antimafia ha fatto calare un gelido “no comment”. Non meno allarmato del capo della Procura della Repubblica il segretario della commissione Antimafia.

“Ho scoperto questa mattina – dice Anthony Barbagallo, che coordina l’apposito gruppo di lavoro – due dati estremamente preoccupanti. Il primo è che le estorsioni denunciate in provincia di Catania sono in tutto 1 nei dodici mesi del 2024 e 1 anche la denunciata in questi nove mesi del 2025. Oltremodo inquietante è un altro dato, il numero relativo alle denunce per usura: zero nel 2024 e zero in questi nove mesi del 2025. Purtroppo non possiamo che registrare silenzi e connivenze”.

E il sindaco etneo, fautore di questa audizione, sollecitata da tutte le forze politiche e sociali della città, in maniera trasversale. “Impediremo che Catania diventi campo di battaglia degli interessi criminali dei clan. In questo momento serve lucidità – dice Enrico Trantino – determinazione e collaborazione per sostenere l’azione delle istituzioni impegnate a fronteggiare la violenza criminale che tenta di colpire Catania, affinché si studino ulteriori soluzioni di contrasto al crimine e si sostengano le proposte normative che ho già rivolto al Governo, per assicurare reazioni più efficaci”.

– foto xq4/Italpress –

(ITALPRESS).

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