CARCERI, CIAMBRIELLO “SOLO 32 POSTI LETTO PER 7.400 DETENUTI”

“Da 10 anni ormai la riforma sanitaria, che io ho salutato con soddisfazione, ha equiparato la persona libera nella sanità a quella diversamente libera ristretta nelle carceri. Ma credo ci sia molto da fare perché abbiamo 7400 detenuti in Campania con appena 32 posti letto negli ospedali campani per la sicurezza penitenziaria. Mentre arrivano centinaia di richieste di persone che vogliono essere ricoverate. E non lo dicono i detenuti, ma il direttore sanitario di reparto”. Così Samuele Ciambriello, garante dei detenuti della Campania, a margine del focus sulla sanità penitenziaria presso la sede del consiglio regionale della Campania, con la partecipazione di molti consiglieri regionali. “Come garante dei detenuti della Campania – spiega Ciambriello – quando vedo che le carceri e gli ospedali si rimbalzano un po’ le responsabilità tra amministrazione penitenziaria, sanità e la politica, ci resto un po’ male, perché al centro dell’attenzione c’è una persona diversamente libera”.

“Il rischio – prosegue Ciambriello – è che una persona entri in carcere perché ha commesso un reato e rischi di uscire dal carcere dopo aver subito un reato di malagiustizia o mala sanità. Dobbiamo aprire più posti letto. Penso a Napoli, all’ospedale del mare, in altre province penso di far aumentare questi posti disponibili per le persone che vanno in un ospedale per essere ricoverate e operate. Poi bisogna potenziare quello che c’è. A Poggioreale c’è un buon reparto di radiologia, ma manca la Tac, mettiamola a Secondigliano per consentire meno spostamenti, con un risparmio economico e di personale, perché ogni volta che un detenuto esce per una visita specialistica deve essere accompagnato per sicurezza da tre agenti. Un’altra criticità è il fatto che non c’è la stabilizzazione degli operatori della sanità: medici, infermieri, psichiatri, psichiatrici osa. C’è il grande tema della salute mentale, dopo la chiusura dell’Opg di Aversa e di Napoli c’erano 400 persone ricoverate, purtroppo per legge vengono ancora dichiarati internati, una brutta parola”.

“L’organizzazione – prosegue Ciambriello – ha consentito di avere 70 posti in alcune carceri: uno per ogni provincia. Qui c’è l’articolazione psichiatrica, questi 80 posti sono per coloro che hanno grosse difficoltà, ma dovrebbero uscire e andare nelle Rems, che sono due: a San Nicola Baronia in provincia di Avellino e a Calvi Risorti in provincia di Caserta. Ci sono 40 posti in totale. E dove vanno quelle persone che potrebbe riuscire ad essere aiutate? Il rischio è un doppio danno: queste persone restano in carcere perché non ci sono posti fuori, nelle sezioni ordinarie, perché non ci sono posti per l’articolazione, bisogna mettere mano a un riordino complessivo della salute e questo convegno di oggi mette al centro dell’attenzione anche la responsabilità della politica”. “Cosa può fare il consiglio regionale per alleviare le sofferenze della popolazione carceraria? Molto, 20 milioni di euro all’anno arrivano dal governo nazionale alla nostra regione ma servono molte volte per pagare gli stipendi del personale della sanità. La regione può fare molto, perché le Asl a partire dei detenuti e dei tossicodipendenti fa dei programmi veri e bisogna incrementare personale, risorse e attrezzature. Bisogna fare anche un tipo di formazione particolare per queste persone e portare la stabilizzazione degli operatori sanitari dentro le carceri”.

“C’è una sofferenza e vanno migliorare le condizioni dei carcerati, soprattutto per quanto riguarda i temi della salute – ha detto Rosa D’Amelio, presidente del consiglio regionale -Sono stati fatti passi in avanti, finora – prosegue – Dal 2008 la medicina penitenziaria è passata alle Asl, si sono fatti investimenti interessanti. Ora dobbiamo lavorare per la stabilizzazione del personale sanitario in carcere, sollecitare il Governo nazionale, definire i Lea nelle carceri e fare in modo che le attrezzature, che pure mancano in tante strutture sanitarie, siano attivate. Occorre – conclude – anche puntare a un servizio di prevenzione delle malattie all’interno delle carceri”.

 

 

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