CALCIO SPORT TELEVISIVO, DUNQUE SI GIOCHI

Il calcio e’ un affare di Stato, come ho sempre sostenuto. Mi sono informato (google, mica la CIA) e ho scoperto che i leader europei tifano tutti per una squadra, alcuni – come Giuseppe Conte – anche per la Roma, tipo Macron e Timmermans. Probabilmente una ruffianata. Mentre Edi Rama, premier albanese, si dichiara ultra’ juventino e due anni fa s’e’ fatto addirittura un selfie con Ronaldo allo Stadium.
Boris Johnson, lo strabiondo d’Inghilterra, non si compromette e cerca di cavarsela – nel Paese piu’ calcistico del mondo – dichiarando di essere tifoso delle squadre di Londra. E uno si chiede: Arsenal, Tottenham o Chelsea? No, tutte, e lui ch’e’ stato sindaco di Londra le conosce come io conosco le porte di Bologna; dopo le tre grandi, altre nove: West Ham, Fulham, Crystal Palace, Charlton Atletic, Millwall, Queen Park Rangers, Brentford, AFC Wimbledon, Layton Orient (gia’ di proprieta’ dell’italiano Francesco Becchetti, quello che lancio’ una tivu’ in Albania – Agon Channel – e porto’ a giocare a Londra Mauro Milanese e Fabio Liverani).
Per non compromettersi ulteriormente, Boris ha appena detto quello che io sostengo da anni e ho fortemente ribadito in questi giorni: il calcio e’ uno sport televisivo, dunque si giochi. A porte chiuse, ovviamente. Cosi’ e’ praticamente certo che la Premier partira’, assumendosi la responsabilita’ della sua scelta, concordando con gli scienziati il protocollo adeguato, con i calciatori e i tecnici le misure protettive necessarie. Sembrerebbe – ma non e’ – un affare di Stato. “BoJo” – come lo chiamano – ha altri pensieri, si tiene ben altre responsabilita’. Prima il popolo. Dicono che sembra Trump ma ha una diversa e superiore cultura politica. Ed e’ anche – per paradosso – personalmente fortunato, se si puo’ dire: faceva lo sbruffone, con il Coronavirus, poi se l’e’ beccato, ha rischiato di morire (“I medici erano gia’ pronti per la conferenza stampa” – ha detto appena salvo) e ha cambiato idea. Mica come molti nostri politici e scienziati che hanno cambiato idea due tre volte cosi’ per fare.
Grazie, “BoJo”, della tua fiducia che spero verra’ imitata dai nostri tremebondi; e’ vero che ogni giorno c’e’ qualche calciatore positivo (e asintomatico): ma e’ verissimo che l’unica tragedia vera e’ quella di Andrea Rinaldi, il ventenne del Legnano ucciso da un aneurisma dopo un allenamento in casa, no virus. E’ vero che per molti e’ stupido rischiare la vita “per un gioco” ma chi lo dice e’ un pressappochista che sottovaluta o ignora il ruolo dei professionisti del pallone che vogliono tornare a lavorare, proprio come gli impiegati, gli operai, i bagnini, i pizzaioli. I medici e gli infermieri. Come vorrebbero, ma non possono, tutti quei calciatori delle serie inferiori, della Lega Pro che amo, ricca di squadre della mia terra le cui gesta ho cantato dalla C alla A, comprese quelle che militano nella D mio primo banco di prova. Sara’ un campionato televisivo, lo stesso che la maggioranza degli italiani conosce da anni con la paytv. Vedremo la Bundesliga, la Premier, la Liga (tutti i giorni per cinque settimane). Adelante, Italia, con judicio.

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