ROMA (ITALPRESS) – Alla Festa del Cinema di Roma, alle ore 19 presso la Sala Sinopoli, il pubblico potrà assistere ai primi due episodi della serie “La preside” (sezione Freestyle), in coproduzione con Alice nella città. La scuola può salvare la vita, non ha dubbi la producer Maria Pia Ammirati: “Sì, certo che può! La scuola è la nostra prima arena, il nostro primo luogo di ritrovo per le prime amicizie ed amori, i primi contrasti, la scuola ci trasforma, passiamo un tempo enorme in quel posto da studenti e poi anche dopo da genitori. Questa è una storia molto bella, che ci ha proposto Luca (Zingaretti) e che abbiamo accolto subito per vari motivi: primo perché la scuola ci interessa moltissimo; poi perché è una storia vera, ma non parliamo solo della scuola perché questo è un microcosmo in questo caso purtroppo negativo, perché è un luogo di microcriminalità, di una crescita non civile dei ragazzi ma che poi grazie alla forza di un singolo individuo cioè Eugenia Carfora (a cui è ispirato il personaggio di Luisa Ranieri) ha cambiato il destino dei ragazzi”. Proprio da una “segnalazione” di Luisa Ranieri al marito Luca Zingaretti è iniziato tutto: “Luisa mi aveva segnalato un documentario Rai su questa storia – ha spiegato l’attore romano – Raccontava la storia di questa donna, una storia meravigliosa fatta di forza, dolore, fatica, di credere in un ideale fino in fondo, di una mancanza di paura totale e anche di un po’ di follia che ci vuole per mettersi a fare ciò che ha fatto Eugenia Carfora a Caivano, dove è vero che c’è tanto degrado a volte dovuto dall’assenza dello Stato, ma ci sono anche tantissime persone perbene che vivono onestamente. Noi questa volta raccontiamo questa gente qui, non il camorrista di turno. Speriamo piaccia al pubblico almeno quanto è piaciuta a noi”.
Questa preside ci viene raccontata come è: una donna forte, risoluta, che non si fa distrarre da nulla e da nessuno, neanche dai personaggi famosi come gli attori. “L’incontro con Eugenia è stato magico perché senza parlare ci siamo dette tutto – ha raccontato la Ranieri -. Io avevo già studiato tutto il materiale possibile, non ci siamo dette nulla ma ci siamo scambiate uno sguardo: sono stata lì due giorni, come la sua ombra. Io sono napoletana, conosco quel contesto e lei ha capito la mia urgenza di raccontare una donna come lei che avesse sfidato tutto e tutti per il bene dei suoi ragazzi. In lei c’è un grande orgoglio: quello di aver dato a questi giovani, che la guardano come fosse una seconda mamma, la possibilità di vedere che c’è un mondo fuori, una prospettiva diversa da quella chiusa di un piccolo paesino della periferia. Lei per me è un eroe moderno: uno che si alza la mattina e fa il suo lavoro, fatto bene e con amore”.
– foto IPA Agency –
(ITALPRESS).