Al Parlamento Europeo un dibattito sulle infrastrutture sportive motore della rigenerazione

BRUXELLES (BELGIO) (ITALPRESS) – Lo sport come collante sociale, leva economica e architettura del futuro. È attorno a questa visione che l’eurodeputata Lara Magoni (ECR Group) ha riunito al Parlamento Europeo rappresentanti delle istituzioni calcistiche, accademiche e politiche per discutere de “Le infrastrutture sportive europee come motore di rigenerazione urbana e sociale”. L’obiettivo: portare a Bruxelles un tema che, in Italia, resta spesso sospeso tra passione e burocrazia. “Ci siamo chiesti perché non portare in Europa il tema degli stadi – ha spiegato Magoni -. Lo sport, ancora una volta, ci unisce”. L’eurodeputata ha ricordato che per la Commissione Europea gli impianti sportivi sono parte integrante dei programmi di rigenerazione urbana, con impatti diretti su economia, coesione sociale e salute. “Rigenerare significa ridare vita a luoghi che rischiano di spegnersi – ha aggiunto – e creare comunità attraverso la condivisione dei valori sportivi”. Nel dibattito, che ha toccato anche la prospettiva di Euro 2032, Magoni ha richiamato la necessità di una nuova visione: “Il 90% degli stadi italiani è pubblico, costruito tra gli anni Trenta e Sessanta. Serve un piano nazionale che consenta alle società di investire, rendendo gli impianti moderni, sicuri e sostenibili. Piano che il ministro Abodi sta avviando”.

Accanto a lei, una platea di esperti ed esponenti del mondo sportivo. Carolina Morace, eurodeputata ed ex CT della Nazionale femminile, ha riportato il dibattito al cuore dei valori sportivi: “Forse nello sport si trovano i valori più forti e più importanti. Non consideriamo mai un avversario un nemico, ma qualcuno da rispettare. È negli stadi che questi valori trovano la loro forza“. Morace ha insistito sull’urgenza di impianti accoglienti e sicuri, veri presìdi educativi e culturali: “Lo sport è linguaggio universale, ma deve poter essere praticato in luoghi che trasmettano bellezza e rispetto”. Dall’altra parte, il presidente della Lega Serie A Ezio Simonelli ha dato voce al pragmatismo dei numeri: “Negli ultimi 18 anni in Italia sono stati costruiti solo sei nuovi stadi, contro gli 80 in Inghilterra e i 50 in Germania. È un gap enorme”. Citando San Siro come “simbolo di una nuova consapevolezza”, Simonelli ha ricordato che la modernizzazione degli impianti è un passaggio inevitabile per rilanciare il calcio e le città: “Uno stadio moderno non è solo sport: è un centro vitale, aperto sette giorni su sette, con funzioni educative, civiche e culturali”.

Il messaggio di Gabriele Gravina, presidente Figc, arrivato in forma scritta, ha rilanciato il ruolo delle infrastrutture come “motore di innovazione e inclusione”, capaci di “migliorare la qualità della vita e il dialogo tra sport e società”. Dalle parole alle esperienze. Umberto Marino, direttore generale dell’Atalanta, ha raccontato la metamorfosi del Gewiss Stadium: da impianto datato a cuore pulsante di Bergamo. “Non era un’operazione economica, ma un atto d’amore verso la città – ha detto -. Abbiamo restituito spazi, sicurezza e orgoglio. A Bergamo non si dice “vado allo stadio”, si dice “vado all’Atalanta””. Un concetto condiviso da Stefano Campoccia, vicepresidente dell’Udinese, che ha parlato del Bluenergy Stadium come “simbolo di sostenibilità e radicamento”. Ma anche di battaglie vinte contro la burocrazia: “Abbiamo costruito prima della legge sugli stadi, eppure chi è venuto dopo si è trovato più ostacolato. Servono regole chiare e una cultura normativa che accompagni chi investe”.

Sul piano politico, Carlo Fidanza, capodelegazione di Fratelli d’Italia, ha rilanciato la necessità di colmare il ritardo infrastrutturale del Paese, citando Bergamo e Udine come “due esempi virtuosi di rigenerazione nel cuore delle città”. Da Bruxelles, anche la voce dell’ambasciatore Marco Canaparo, rappresentante permanente d’Italia presso l’Ue, che ha ricordato come lo sport sia una priorità condivisa: “Il 27 e 28 novembre si terrà un Consiglio europeo dedicato proprio allo sport, guidato dal ministro Abodi: un segnale dell’importanza che l’Europa e l’Italia attribuiscono a questo tema”. Infine, l’intervento accademico di Davide Allegri, professore del Politecnico di Milano, che ha portato la prospettiva della ricerca e della formazione: “Abbiamo reso scientifico lo studio delle infrastrutture sportive come elementi di rigenerazione urbana e culturale. Collaboriamo con Uefa e Figc per definire il decalogo dello stadio del futuro: sostenibile, smart e integrato”. Dal nuovo campus firmato Renzo Piano al Master in Sport Design and Management, tra i primi cinque al mondo, Allegri ha ribadito il valore strategico dell’educazione sportiva: “La prima domanda che ci fanno gli studenti internazionali è se ci sono spazi per lo sport. È un segno dei tempi: il benessere è parte della formazione”.

In chiusura, il direttore esecutivo per la sostenibilità sociale e ambientale della Uefa, Michele Uva, ha lanciato un appello per trasformare Euro 2032 in un’occasione di crescita collettiva: “Non bastano cinque impianti all’altezza dell’evento: serve una rete diffusa, dagli stadi di vertice a quelli di base. Solo così il calcio potrà lasciare un’eredità vera, non un costo”. Una giornata densa di visioni, ma anche di consapevolezze: che lo sport, quando diventa progetto, può davvero essere architettura del futuro.

– foto ufficio stampa Lara Magoni –

(ITALPRESS).

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