
VENEZIA (ITALPRESS) – Non è dunque un Leone d’Oro che ruggisce coraggiosamente in favore di Gaza, quello con cui si conclude l’82a Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica della Biennale di Venezia: la Giuria presieduta da Alexander Payne ha infine deciso di assegnare il massimo riconoscimento del concorso Venezia 82 a “Father Mother Sister Brother” dell’americano Jim Jarmusch, indubbiamente uno tra i migliori film della Competizione di quest’anno, solido e importante, anche se non uno dei migliori lavori dell’autore americano.
È innegabile che, alla vigilia della consegna del Leone d’Oro, in molti guardavano piuttosto in direzione di “The Voice of Hind Rajab”, il film della regista tunisina Kaouther Ben Hania che racconta la tragica vicenda della morte di una bimba palestinese di sei anni sotto i colpi dei carri armati israeliani a Gaza. Accolto dal pubblico della Mostra con 22 minuti di applausi, il film era parso ai più una scelta quasi obbligata per i giurati, che forse proprio per questo ha preferito smarcarsi, consegnando invece a “The Voice of Hind Rajab” il Leone d’Argento del Gran Premio della Giuria. Una scelta plausibile e importante, che però tradisce la possibilità per la Mostra di incidere in maniera forte e chiara sulla scena politica internazionale. Occasione che naturalmente non si è fatta sfuggire Kaouther Ben Hania, che ritirando il Leone d’Argento ha tenuto un discorso chiaro e forte in cui ha parlato del genocidio del popolo palestinese perpetrato dal regime israeliano e ha ricordato che “la voce di Hind continuerà a risuonare finché giustizia non sarà fatta”.
Il Leone d’Oro a Jim Jarmusch premia comunque un autore molto amato del cinema indipendente statunitense, che in “Father Mother Sister Brother” ha raccontato col suo stile trattenuto e astratto le relazioni familiari attraverso tre episodi ambientati in America, a Dublino e a Parigi. Jarmusch ha ritirato il Leone d’Oro con la sua abituale verve contenuta e lunare, parlando della capacità del cinema e dell’arte di risuonare empaticamente con la realtà storica. Cenno indiretto alla questione palestinese, col quale Jarmusch ha risolto il perdurante imbarazzo sollevato da chi ha rilevato che si tratta di un Leone d’Oro che in fin dei conti va a premiare un’opera prodotta da Mubi, che ha tra i suoi investitori una startup legata all’esercito israeliano.
In tutto questo, nella serata di chiusura di questa 82ma Mostra del Cinema, l‘Italia ha avuto un posto di rilievo, a iniziare dalla standing ovation per Giorgio Armani con cui si è aperta la cerimonia, quando la simpatica madrina Emanuela Fanelli ha ricordato lo stilista italiano “orgoglio italiano nel mondo, visione inconfondibile di eleganza e stile ma soprattutto una persona gentile”. È intitolato a lui e alla sua intuizione del legame tra arte e moda il primo riconoscimento consegnato nel corso della cerimonia, il premio degli spettatori ‘ARMANI Beauty’ assegnato al film “Calle Màlaga” di Maryam Touzani. Ma le soddisfazioni per il cinema italiano sono arrivate soprattutto quando sono stati annunciati la Coppa Volpi per l’interpretazione maschile, assegnata a Toni Servillo per il ruolo del Presidente della Repubblica nel film di Paolo Sorrentino “La grazia”, e il Premio Speciale della Giuria a “Sotto le nuvole”, il documentario di Gianfranco Rosi dedicato a Napoli e al mondo che ruota attorno al Vesuvio. Due premi che dialogano fortemente con la storia e la cultura partenopea, che hanno trovato eco nella partecipazione alla serata di Nino D’Angelo, che si è esibito in un brano scritto da lui anni addietro e dedicato ai bambini in guerra.
Qualche perplessità desta invece il Leone d’Argento per la Migliore Regia assegnato a un altro indipendente americano, il giovane Benny Safdie, per “The Smashing Machine”, biopic dedicato al lottatore Mark Kerr interpretato sullo schermo da un sorprendente Dwayne Johnson. Ben altre possibilità, va detto, si offrivano alla giuria per questo Leone, a partire dal Park Chan-wook di “No Other Choice” o dalla Ildiko Enyedi di “Silent Friend” per arrivare alla Katheryn Bigelow di “A House of Dynamite” o al “François Ozon di “Lo straniero”: tutti film e autori tra i migliori della competizione, rimasti però senza riconoscimenti. Meritatissima, invece la Coppa Volpi per la Migliore interpretazione femminile assegnata all’attrice cinese Xin Zhilei per il film “The Sun Rises on Us All” di Cai Shangjun, melodramma sentimentale a forti tinte, interamente affidato alla sua intensa prestazione.
Il Premio per la Migliore Sceneggiatura è stato invece assegnato alla francese Valérie Donzelli che ha firmato assieme a Gilles Marchand lo script del suo film “Pied d’oeuvre”, storia reale di un fotografo di successo che decide di cambiar vita e diventare scrittore, tra le opere più apprezzate della competizione, soprattutto per l’interpretazione di Bastien Bouillon, da molti indicato come possibile vincitore della Coppa Volpi. Alla giovane attrice svizzera Luna Wedler, tra i protagonisti del magnifico film di Ildiko Enyedi “Silent Friend”, è invece andato il Premio Marcello Mastroianni per un giovane attore emergente.
– Foto IPA Agency –
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