COMO (ITALPRESS) – Nelle scorse ore, le Fiamme gialle del Comando Provinciale di Como hanno eseguito un’articolata operazione di servizio finalizzata al contrasto della contraffazione e alla tutela del made in Italy, che ha visto impegnati oltre 80 finanzieri sull’intero territorio nazionale. Le attività sono state condotte nell’ambito di più ampie indagini coordinate dalla Procura della Procura della Repubblica di Milano — VII Dipartimento – , e si sono concretizzate nell’esecuzione di numerose perquisizioni nelle province di Como, Varese, Milano, Firenze, Prato, Napoli e Vicenza, nei confronti di 24 soggetti, ritenuti coinvolti nella produzione e vendita di prodotti contraffatti.
All’esito delle perquisizioni, durate diverse ore, sono stati sequestrati oltre 30.000 articoli contraffatti tra borse, foulard, cinture, calzature e accessori recanti loghi di prestigiose case della moda fra cui Hermes, Louis Vuitton, Yves Saint Laurent, Chanel, Gucci, Prada, Christian Dior, Lanvin, Christian Louboutin e Jacquemus. Nell’occasione è stato altresì rinvenuto e sequestrato denaro contante per 620.000 €., in diversi tagli. Di significativa importanza, a conferma del rilevantissimo giro d’affari illecito interrotto, il rinvenimento di 47 banconote da 500 euro e di 147 banconote da 200 €.
Il rinvenimento delle mazzette di contanti è stato possibile anche grazie al fiuto dell’unità cinofila specializzata nella ricerca valuta del Gruppo di Ponte Chiasso, la quale ha scovato le banconote poi sequestrate all’interno di capi di vestiario, valigie, scatole di alimenti e pacchetti di sigarette. Sono state inoltre sequestrate tre autovetture di grossa cilindrata, utilizzate per il trasporto della merce contraffatta.
L’attività, condotta dal Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria di Como, ha ricostruito e consentito di smantellare due filiere produttive del falso, interrompendo un illecito giro d’affari milionario. La prima filiera, ramificata in diverse regioni, ha riguardato soggetti di nazionalità italiana e cinese che, sfruttando il know-how acquisito in precedenza nel confezionamento di capi e accessori di alta gamma, avevano allestito un autonomo canale di produzione e vendita di prodotti griffati senza alcuna autorizzazione delle case madri, con le quali non intrattenevano comunque più rapporti da diverso tempo.
In tale quadro venivano individuati, nell’hinterland milanese, un capannone clandestino, dotato di macchinari, matrici, minuteria metallica e oltre 1.000 metri lineari di pellame e tessuti tecnici, destinati alla lavorazione di borse griffate e un laboratorio domestico, allestito all’interno di un’abitazione sita in Milano, in cui venivano assemblati i prodotti semilavorati e gli accessori, quali loghi, clip nonché, per le borse a tracolla, anche le catenine.
Gli articoli finiti, riposti all’occorrenza in dust bags o in scatole brandizzate di alta qualità, in maniera tale da rendere il prodotto contraffatto del tutto simile all’originale, venivano a loro volta inseriti in scatole più grandi che venivano stoccate ed occultate in cantine o garage, a volte videosorvegliati, per poi essere affidati a corrieri incaricati di consegnarli ai rivenditori finali, in alcuni casi negozianti compiacenti ovvero soggetti completamente abusivi che pubblicizzavano i prodotti su note piattaforme digitali.
La seconda filiera del falso aveva invece come suo promotore ed organizzatore un cittadino italiano collegato ad un opificio milanese operante nel settore della pelletteria che, anche in questo caso avvalendosi delle competenze acquisite in passato, era in grado di realizzare prodotti identici agli originali, anche grazie all’impiego di pellami di pregio, eludendo la distribuzione regolare e alimentando il c.d. “mercato grigio”. Le indagini hanno anche rivelato come borse di alta gamma, del valore compreso tra 1.000 e 5.000 €. nel mercato legale, venivano vendute, in base alla griffe, a cifre oscillanti fra i 300 e i 700 €.
-Foto ufficio stampa Guardia di Finanza-
(ITALPRESS).









