PALERMO (ITALPRESS) – Perseguire un rapporto più disteso tra Stato e contribuente senza mai abbassare la guardia sull’evasione fiscale: questo il tema principale del convegno Riforma tributaria e principi costituzionali, tenutosi al Grand Hotel Sala Borsa a Palermo. L’incontro, realizzato in occasione del venticinquesimo anniversario dalla fondazione della Camera degli avvocati tributaristi, ha visto attorno allo stesso tavolo rappresentanti del panorama politico, accademico, forense e tributario: l’obiettivo cui si guarda è la riforma della giustizia, che tra i vari aspetti tratterà la necessità di misure che possano stimolare la crescita economica senza però mettere da parte una pressione fiscale ancora troppo elevata.
“Abbiamo voluto concentrare la nostra riflessione a un tema di grande attualità come la riforma della delega tributaria – sottolinea Angelo Cuva, presidente della Camera degli avvocati tributaristi e vicepresidente dell’Uncat, – Faremo un primo bilancio sotto il profilo della conformità ai principi costituzionali. La nostra valutazione in prima battuta è positiva, la riforma va in questa direzione nell’ottica di un nuovo rapporto tra fisco e contribuente ma soprattutto nel rispetto dei principi che possono garantire un equo sistema fiscale: tuttavia vanno fatti ulteriori passi soprattutto nell’ottica della riduzione del carico fiscale nella versione tributaria, su cui vanno trovate nuove risorse che noi riteniamo si possano recuperare attraverso un abbattimento delle agevolazioni fiscali, che in Italia sono molto elevate e andrebbero ridotte drasticamente”.
I lavori si sono aperti con l’intervento in video collegamento del ministro della Giustizia Carlo Nordio: “Il rapporto tributario tra Stato e cittadino è sempre stato abbastanza ambiguo in Italia: da un lato il cittadino vedeva lo Stato come un esattore implacabile, esoso ed iniquo, dall’altra lo Stato vedeva il cittadino come una sorta di evasore per principio. Il nostro sistema tributario era troppo bizantino e partiva dal presupposto che il cittadino fosse un evasore, di conseguenza si finiva per considerare lo Stato come una sorta di nemico o interlocutore ostile: questa riforma tende a riappacificare i due soggetti e farli collaborare piuttosto che metterli l’uno contro l’altro armati; a monte dovrà esserci un comportamento saggio di entrambe le parti”.
Nordio esprime poi valutazioni positive “verso un sistema sanzionatorio orientato a spingere il contribuente a essere più collaborativo piuttosto che un criminale da punire: quando sono entrato in magistratura mi sono reso conto presto del fallimento del principio di manette agli evasori, in quarant’anni di carriera ne ho viste davvero poche e non è stato certamente il carattere intimidatorio di quella norma a risolvere o ridurre l’evasione fiscale. Era una strada sbagliata, questa ritengo sia giusta perché guida a una fiducia reciproca tra Stato e cittadino; trovo altrettanto importante che vi sia stata l’ipotesi della sopravvenuta impossibilità di far fronte al pagamento dei tributi quando non dipendente da fatti imputabili al soggetto stesso, è un atteggiamento corretto verso chi ha un comportamento non criminale ma solo sfortunato o comunque poco diligente”.
Anche il viceministro dell’Economia Maurizio Leo è intervenuto con un video, nel quale emerge come “la riforma tributaria rappresenta una svolta culturale prima ancora che normativa: vogliamo superare definitivamente l’idea di un fisco percepito come nemico, costruendo un nuovo rapporto basato sulla fiducia reciproca e sulla leale collaborazione tra Stato e contribuente. Il nostro impegno è rendere il sistema tributario coerente con i principi costituzionali, coniugando equità, efficienza e crescita: è un percorso ambizioso, ma necessario, e momenti di confronto come quello odierno rappresentano una tappa fondamentale per condividere idee e rafforzare questo approccio proattivo”. Sul rapporto tra Stato e cittadini in materia tributaria si sofferma anche Vincenzo Carbone, direttore dell’Agenzia delle entrate: “La nostra posizione è quella di puntare, quanto più possibile, a deflazionare il contenzioso tra amministrazione finanziaria e contribuente, che per quanto mi riguarda è una sconfitta: l’ideale è confrontarsi prima ed evitare di arrivare dinanzi a una Corte di giustizia tributaria”.
– foto xd8/Italpress –
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