Libia, notabile di Misurata “Non siamo coinvolti negli scontri di Tripoli”

ROMA (ITALPRESS) – La città di Misurata non è coinvolta nella guerra che è scoppiata nella capitale Tripoli “e che ciò che sta accadendo è uno scontro tra forze governative, e ci rifiutiamo di trascinare il nome della città in questa vicenda”. E’ quanto ha spiegato Sulaiman Al-Bayoudi, ex candidato alla presidenza in Libia e notabile di Misurata, in un’intervista ad Italpress. “I membri del Consiglio comunale di Misurata hanno guidato la delegazione e abbiamo ribadito il nostro sostegno alla loro recente dichiarazione, che ha sottolineato il diritto a manifestare pacificamente e la necessità di garantirne la sicurezza e di rispondere alle loro richieste, e che il cambiamento politico può essere ottenuto solo attraverso il dialogo sponsorizzato dalla Missione di supporto delle Nazioni Unite in Libia, in conformità con i risultati del Comitato consultivo”, ha spiegato.

Rispetto alla situazione attuale a Tripoli, Al-Bayoudi ha aggiunto che “il governo sta mobilitando le sue forze e sta cercando di comprare la fedeltà dei suoi alleati per lanciare un nuovo e rapido ciclo di guerra. Sebbene noi, come delegazione, abbiamo incontrato i leader delle forze di stabilizzazione del cessate il fuoco e loro abbiano confermato che la situazione era buona e che stavano cercando di mantenere la tregua e fermare la guerra, hanno anche confermato che ci sono stati ripetuti tentativi di far detonare la situazione, il che è coerente con i colloqui in corso tra i membri delle formazioni armate”.

Dal punto di vista politico le richieste di dimissioni del premier Abdelhamid Dabaiba “sono dovute alla sua completa perdita di popolarità nella capitale; quanto accaduto ha messo in luce molti dei crimini commessi a causa del denaro che aveva iniettato nei leader delle formazioni armate nella capitale per proteggere la sua autorità, così hanno commesso atrocità. È anche perché è irragionevole per la comunità internazionale permettere a una persona di governare il suo popolo con la coercizione e l’oppressione, e di perseguitarlo e soggiogarlo. Pertanto, le sue dimissioni, la trasformazione del suo governo in un governo ad interim e l’avvio di un urgente processo politico sotto gli auspici della Missione di sostegno delle Nazioni Unite in Libia per eleggere una nuova autorità esecutiva per tutti i libici, unita e rappresentativa di tutti, rappresentano la via più breve per contenere la crisi e porre fine all’impasse politica. Tuttavia, attuare una soluzione militare, come auspicato dal capo del governo uscente, rappresenterebbe un grave disastro per la capitale, abitata da oltre il 30% della popolazione libica”.

Resta complesso invece il ruolo delle milizie di Misurata a Tripoli. “Intrecciate tra loro, ci sono formazioni che hanno combattuto con la 444^ Brigata e occupato posizioni a Tripoli prima di ritirarsi dopo l’entrata in vigore del cessate il fuoco. Queste formazioni sono direttamente subordinate al Primo Ministro, quindi non si può dire che siano forze di Misurata. E poiché gli scontri scoppiarono originariamente tra le forze governative a causa del conflitto per le risorse e le istituzioni nella capitale, il capo del Governo di unità nazionale riconosciuto a livello internazionale ha la responsabilità diretta del ruolo crescente delle formazioni armate nella capitale, poiché ha elargito loro centinaia di milioni di dollari, tanto che hanno fagocitato lo Stato”.

Tornando alla questione che riguarda la presenza delle forze di Misurata nella capitale, l’ex candidato alla presidenza spiega che “dopo l’escalation degli scontri, formazioni provenienti da Misurata e dalla Regione Militare Centrale sono entrate a Tripoli come forze di disimpegno per fermare la guerra. Dopo la fine della guerra, il Comandante Supremo e Presidente del Consiglio Presidenziale ha emesso un decreto che prevedeva che le forze regolari della Regione Militare Centrale di Misurata fungessero da forze di disimpegno e facessero rispettare la tregua. Ora lavorano in collaborazione con la missione delle Nazioni Unite”.

-Foto staff Al-Bayoudi-
(ITALPRESS).

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