KIEV (UCRAINA) (ITALPRESS) – Il consiglio comunale di Mariupol ha denunciato la distruzione dell’ospedale pediatrico della città, nel sud dell’Ucraina. Lo stesso consiglio comunale ha pubblicato sui social un video di un ospedale devastato accusando le forze russe di aver bombardato la struttura. “La distruzione è enorme. L’edificio della struttura medica in cui i bambini sono stati curati di recente è completamente distrutto è quanto segnala il consiglio. Secondo Pavlo Kyrylenko, capo dell’amministrazione regionale di Donetsk citato dalla Cnn “un ospedale pediatrico nel centro della città, è stato distrutto durante l’attacco aereo russo su Mariupol”.
La Russia per ora non riesce a sfondare, e fonti dell’intelligence inglese riportano che sarebbero già 10mila i soldati di Mosca caduti sul fronte ucraino, molti tra i coscritti mandati a combattere senza addestramento e preavviso, come ammesso dal Cremlino. Si tratta di una cifra enorme, che i russi smentiscono vietando in patria i funerali dei loro caduti. Eppure, i morti ci sono, e sono tanti, basti dire che nei nove anni di occupazione in Afghanistan, morirono 18.000 militari sovietici. Le stesse fonti, interrogate da Sky News, spiegano che l’unica città su cui i russi hanno il controllo è Kershov, e che i collegamenti tra i reparti non funzionano, e la rete telefonica ucraina è l’unica che garantisce lo scambio di notizie. L’insieme di queste informazioni dovrebbe indurre all’ottimismo, specie considerando che i rifornimenti di armi all’esercito ucraino da Europa e Stati uniti stanno arrivando e fanno la differenza. E invece il terrore cresce, perché come un serpente che si sente in pericolo, il Cremlino è pronto ad azioni disperate. Tecnicamente detti “non convenzionali”.
Basti pensare al sanguinario attacco all’ospedale infantile di Mariupol, attualmente la città più martoriata in Ucraina. Finestre esplose e detriti ricoprono il terreno vicino all’ospedale, dove ci sarebbero 17 feriti ma il bilancio non è definitivo. L’esplosione ha squarciato il velo di ipocrisia attorno al cessate il fuoco concordato con la Russia, che sarebbe dovuto durare fino alle 20 ora italiana, per consentire proprio l’evacuazione dei civili. Anche se in realtà, anche oggi nessuno è stato in grado di fuggire da Mariupol, proprio a causa dei continui bombardamenti russi. La Croce Rossa ha descritto la situazione come “apocalittica”, e secondo fondi amministrative della città sul Mar d’Azov, sarebbe state uccise circa 1.200 persone tra i civili. L’altro fronte del terrore torna a essere Chernobyl. A causa della mancanza di corrente elettrica, i generatori diesel sono stati accesi nel sito di stoccaggio dei materiali radioattivi, provocati dall’esplosione che nel 1986 distrusse uno dei reattori della centrale, spenta dal 2000. I generatori hanno un’autonomia di 48 ore, a quel punto l’impianto di stoccaggio si fermerà e le conseguenze possono essere drammatiche e difficilmente prevedibili. La situazione è ancora più grave poiché non funzionano nemmeno i rilevatori dei livelli di radioattività nell’aria.
Il presidente bielorusso, Alexsndar Poroshenko, si è detto disponibile a ripristinare l’energia, mentre i russi accusano gli ucraini dello stop. Il terzo fronte del terrore è quello più pauroso, non si esclude su Kiev l’utilizzo di armi chimiche, con conseguenze inimmaginabili e la violazione di tutte le convenzioni internazionali. Un incubo già visto in Siria. Escludendo questo scenario, si ipotizza che a fronte di un massiccio assedio, la capitale possa resistere al massimo due settimane. La situazione si fa di ora in ora più tesa, il cibo scarseggia così come medicinali e generi di prima necessità. Qualcuno oggi è riuscito a fuggire da Irpin, a nord di Kiev dove ieri si è combattuto, si parla di 3.000 persone comprendendo anche Vorzel, tra cui diverse centinaia di bambini, anziani e persone gravemente malate. Buoni risultati anche a Sumy e Enerhodar. I russi invece hanno fermato il convoglio umanitario che viaggiava da Bucha a Gostomel e Borodyanka. Ancora nulla di fatto a Kharkiv, anche perché il corridoio umano proposto dai russi era diretto verso la Russia. Proprio sulla seconda città ucraina e su Mykolaiv sono piovuti la gran parte dei 710 missili lanciati da Mosca finora. Interrotta a causa dei continui spari anche l’evacuazione da Izyum, sono solo 250 le persone portate a Sloviansk a fronte delle 5.000 previste.
(ITALPRESS).