Appello De Siervo “Stadi riaprano gradualmente”

Db Milano 09/01/2020 - presentazione della nuova collezione figurine Panini / foto Daniele Buffa/Image Sportnella foto: Luigi De Siervo

“Il 25% degli spettatori negli stadi non è un dogma: si può partire in modo graduale, con step intermedi”. Questa l’idea dell’amministratore delegato della Lega Serie A Luigi De Siervo, intervenuto ai microfoni di “Radio anch’io sport” su Rai Radio 1, sulla riapertura degli stadi, per il momento limitata a mille spettatori per impianto. “Siamo tutti allineati sulla ripresa dei campionati con la massima attenzione alle curve dell’epidemia – ha rimarcato il dirigente – ma riteniamo di poterci avvicinare all’obiettivo del 25% con step intermedi. Il calcio non vuole un trattamento privilegiato rispetto ad altri settori, ma neanche essere svantaggiato: vogliamo ripartire con buon senso senza forzare i tempi, nei nostri stadi abbiamo la possibilità di distanziare i tifosi anche a dieci metri. Sono stato a Budapest per la Supercoppa Europea, uno spettacolo importante: sono andato per capire come l’Uefa avrebbe gestito i flussi (con circa 16mila spettatori, ndr), c’era un protocollo meno severo del nostro, ma si può fare, con la massima attenzione per le regole”
Restando sul tema stadi, De Siervo ha ribadito l’importanza di avere impianti nuovi o comunque ristrutturati. “Senza gli stadi non esistono i ricavi e non è possibile riportare al vertice il nostro calcio – ha osservato l’ad della Lega – Il Parlamento ha fatto di recente un piccolo passo avanti, bisogna sottolinearlo: non possiamo bloccare tutto per questioni di principio, penso per esempio al presidente Commisso che sta facendo una battaglia affinchè non venga bloccata la ristrutturazione del Franchi. Abbiamo bisogno di grandi impianti”. Ma la Serie A, secondo De Siervo, ha bisogno di nuove risorse anche dai diritti televisivi: “Sappiamo dove eravamo arrivati 10-15 anni fa, al vertice del calcio europeo e mondiale. E’ un’era ormai passata e per tornare a brillare abbiamo bisogno di qualche misura innovativa. Se riuscissimo a introdurre capitali privati che possano aiutarci, con minimi garantiti, a sviluppare il brand, potremmo trovarci alla fine di questa crisi molto più vicini alla Premier League. Dobbiamo cercare di risolvere i problemi tecnici di natura fiscale e legale, poi la decisione spetterà ai venti club, che il 9 o 10 ottobre dovranno scegliere se affrontare i prossimi anni con un partner privato o continuare come hanno fatto finora: il nostro è un tentativo di rivoluzione evolutiva”.
L’amministratore delegato della Lega Serie A non è comunque preoccupato per la vendita dei diritti televisivi dei prossimi anni. “La situazione è complessa, abbiamo un interlocutore forte come Sky e poi Dazn che ha fatto un investimento importante, ma credo che avremo sorprese positive nonostante il fatto che oggi non esista una concorrenza forte come quando c’era Mediaset – ha osservato De Siervo – Stiamo peraltro destando interesse in operatori come Amazon e Netflix: vogliamo che il calcio possa essere il prodotto con cui le aziende cercano di portare nelle nostre case la proposta di contenuto più ricca, l’elementro attrattivo di un’offerta rispetto all’altra”. Di certo, oggi più che mai dopo la pandemia che ha stravolto il mondo, anche il calcio ha bisogno di nuove risorse. “Siamo purtroppo destinati a rivedere le stime continuamente, ma finora il danno per la Serie A è superiore ai 500 milioni di euro – ha sottolineato l’ad della Lega – Una cifra monstre non solo per il nostro campionato, ma per tutto il calcio italiano perchè siamo il motore di un’industria che dà lavoro a migliaia di persone e questo danno si ripercuote sulle serie minori, arrivando fino alla base”.
“Prima della pandemia in Italia i costi dei giocatori erano equivalenti ai ricavi da diritti televisivi, circa il 65% del fatturato, mentre oggi ci avviciniamo al 75-80% – ha concluso De Siervo – Salary cap? E’ complicatissimo ed è chiaro che nessun Paese può intervenire se non di concerto con gli altri, altrimenti avremmo soltanto una fuga di talenti. In ogni caso, mancando gli altri ricavi, a cominciare dal botteghino, oggi il sistema è prossimo al rischio collasso: non vanno sottovalutate le richieste di aiuto che arrivano da più parti, da Gravina a tanti altri presidenti. Il calcio va protetto”.

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