INAUGURATO IL PROGETTO “SIMBIT”

Si chiama SiMBiT il progetto che in tre anni e mezzo porterà alla creazione di un dispositivo biomedicale in grado di rilevare la presenza di marcatori, anche quando sono a concentrazioni estremamente basse. Un lavoro ambizioso che segnerà certamente un punto importantissimo nel campo della prevenzione primaria. Sarà infatti possibile rilevare  marcatori nel plasma o nelle urine che spesso, associati a cisti pancreatiche evolvono in tumori, noti per la loro aggressività e per la diagnosi spesso tardiva. Sarà proprio questo il banco di prova del progetto, arrivato terso nella graduatoria assoluta in una competizione alla quale hanno partecipato tutti gli stati europei e finanziato dal programma Information and Communication Technologies – Electronic Smart System di Horizon 2020.
“Una grande soddisfazione – ha detto il rettore Antonio Felice Uricchio a margine della conferenza di inaugurazione alla quale hanno partecipato tutti i partner del progetto di cui l’Università di Bari è capofila – il progetto riunisce al tempo stesso competenze scientifiche, si colloca all’interno di una rete europea molto competitiva ed è un  progetto in grado di valorizzare i risultati della ricerca e di offrire al mondo delle imprese e della salute delle soluzioni che posso affrontare patologie serie”.

“Siamo orgogliosi – ha proseguito – perché appunto conferma il processo di crescita del nostro Ateneo e siamo orgogliosi di essere capofila e parte di un network internazionale, consapevoli che questi risultati possano contribuire in modo significativo a guardare con maggiore serenità al nostro futuro per la grande utilità che potranno avere”.
“Il dispositivo che saremo in grado di realizzare grazie a questo progetto – ha sottolineato la coordinatrice Luisa Torsi del Dipartimento di Chimica dell’Università degli Studi di Bari – è un dispositivo biomedicale in grado di effettuare analisi chimico- cliniche. Il grande elemento di novità, ovvero la sua caratteristica fondamentale è quella di essere estremamente sensibile. IL nostro dispositivo riesce a vedere delle concentrazioni infinitamente basse della singola molecola. Quindi dato un fluido biologico, se c’è un marcatore di una malattia come il tumore, il dispositivo riesce a rintracciarlo quando è presente a concentrazioni bassissime, cioè quando la malattia è appena cominciata. Il potenziale è enorme – ha concluso – e potrebbe rivoluzionare la diagnostica”.

SiMBiT ha un partenariato che si compone di nove gruppi afferenti a sei stati membri ( Italia, Finlandia, Inghilterra, Francia, Germania, Paesi Bassi). Di essi tre sono imprese. Fra i partner industriali c’è anche la pugliese Masmec, eccellenza nazionale del comparto biomedicale.
“Siamo orgogliosi – ha detto Michele Vinci, fondatore dell’azienda 35 anni fa e presidente – di essere partner del progetto – questo è un circuito virtuoso che si sta instaurando sul nostro territorio perché l’idea nasce sul territorio con l’Università di Bari e cerca di svilupparsi sullo stesso territorio attraverso le industrie locali. Allora con l’idea e la tecnologia, la ricaduta non potrà che essere quella di poter arricchire la ricerca barese e offrire al mercato un prodotto di avanguardia”.

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