ROMA (ITALPRESS) – Ogni anno in Europa a quasi 500 mila uomini viene diagnosticato un carcinoma prostatico, il tumore più diffuso nella popolazione maschile. Oggi, grazie al test “Prostatype”, disponibile presso il Policlinico Tor Vergata di Roma, medici e pazienti possono contare su uno strumento innovativo per valutare con precisione l’aggressività del tumore e scegliere il trattamento più adatto, evitando terapie eccessive o insufficienti. E’ quanto si legge in una nota.
Attualmente, i metodi diagnostici standard non sempre permettono di prevedere con accuratezza l’evoluzione della malattia, portando in alcuni casi a: Terapie troppo aggressive, con effetti collaterali debilitanti (incontinenza, impotenza, ecc.); Sottotrattamento, con il rischio che un tumore ad alto rischio non venga adeguatamente contrastato. Prostatype, sottolinea la nota, supera questi limiti grazie a un’analisi genetica avanzata che, combinando l’espressione di tre geni “staminali” con i parametri clinici tradizionali (PSA, Gleason, stadio tumorale), assegna un “P-Score” (Punteggio P). Questo indicatore predice il rischio di progressione del tumore, guidando medici e pazienti verso scelte terapeutiche più mirate e sicure.
Il test, disponibile a pagamento (non incluso nei LEA), viene eseguito presso la Fondazione PTV – Policlinico Tor Vergata da un team d’eccellenza: Unità Laboratorio di Genetica Medica (professore Giuseppe Novelli); Unità di Anatomia Patologica (professore Alessandro Mauriello); Unità di Urologia Robotica e Mininvasiva (professore Pierluigi Bove). Per accedere al test, è necessario consultare uno specialista urologo, che valuterà l’opportunità di una consulenza genetica; visitare i siti www.ptvonline.it o www.prostatype.it per informazioni e prenotazioni.
“Prostatype rappresenta un passo avanti nella lotta al cancro alla prostata – spiega il professore Novelli -. Grazie a questo test, possiamo ottimizzare le terapie, riducendo gli interventi invasivi non necessari e garantendo, al contempo, cure più efficaci ai pazienti a maggior rischio”.
– foto Università Tor Vergata –
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