Spreco alimentare, l’Ue fissa obiettivi vincolanti entro il 2030
ROMA (ITALPRESS) - Ogni anno in Europa finiscono nella spazzatura quasi 60 milioni di tonnellate di cibo: 132 chili a persona. Numeri impressionanti, che pesano sull’ambiente, sull’economia e sulla società. Per questo il Parlamento europeo ha approvato nuove regole vincolanti per ridurre gli sprechi alimentari, una delle sfide cruciali della transizione ecologica.
Le misure prevedono entro il 2030 una riduzione del 10% degli sprechi nella trasformazione e produzione alimentare, e un taglio del 30% pro capite lungo la filiera della vendita al dettaglio, della ristorazione e delle famiglie. Un obiettivo ambizioso, che punta non solo a diminuire l’impatto ambientale, ma anche a favorire una gestione più equa delle risorse, in un’epoca in cui milioni di cittadini europei affrontano difficoltà economiche.
Ridurre lo spreco, infatti, significa tagliare anche le emissioni di CO₂: ogni tonnellata di cibo buttato rappresenta non solo un danno etico, ma anche energia, acqua e suolo consumati inutilmente.
Le nuove norme entreranno in vigore nei prossimi mesi: gli Stati membri avranno 20 mesi di tempo per recepirle e renderle operative con leggi nazionali.
Accanto al cibo, l’Europa interviene anche sul settore tessile, introducendo il principio della responsabilità estesa del produttore: chi immette sul mercato vestiti, calzature o biancheria dovrà coprire i costi di raccolta, selezione e riciclo.
Il via libera del Parlamento europeo segna dunque un passo importante verso l’economia circolare. Un cambio di rotta necessario in un contesto che vede l’Unione produrre ogni anno 60 milioni di tonnellate di rifiuti alimentari e 12 milioni di rifiuti tessili.
L’auspicio è che queste misure possano ridurre in maniera concreta sprechi e impatti ambientali, trasformando comportamenti quotidiani e sistemi produttivi. Perché ciò che oggi finisce nei rifiuti potrebbe domani rappresentare una risorsa preziosa per l’intera società.
mgg/gtr/col