Spadafora “Calcio riparte solo se salute tutelata”

“La maggioranza degli italiani non vede di buon occhio la ripresa del campionato. Ma io non bado in questo momento ai sondaggi. Il calcio è un mondo importante del Paese, lo conosco bene a differenza di chi vuol far passare un messaggio diverso. Legittimi gli interessi economici, ma quando si va su altro tipo di attacchi, pressioni e strumentalizzazioni, questo atteggiamento non fa bene a nessuno”. Così il ministro per le politiche giovanili e lo sport, Vincenzo Spadafora, in un’intervista a ‘Il Corriere della Sera’. “Il calcio ha l’idea che io sia contrario alla ripartenza? Sarebbe surreale per un ministro dello sport demonizzare il calcio – assicura il 46enne esponente campano dei Cinque Stelle – Mi auguro di ripartire, ma lo deciderà il governo. Dal 18 maggio riprenderanno gli allenamenti di squadra. Sul campionato ci baseremo su elementi scientifici, oggi non disponibili. A metà maggio si potrà fare una previsione realistica”. La sua frase “del campionato proprio non se ne parla, ora mi occupo degli altri sport” è suonata come un’offesa al calcio: “Non esiste una mia contrarietà, ma la volontà di valutare la ripartenza solo se si salvaguarda la salute delle persone all’interno del gruppo squadra. Poi rivendico pari dignità con gli altri sport e gli sport di base. Tutelo talmente tanto la ripartenza che ho convocato io la prima riunione con Figc e Leghe per cercare una soluzione. Ricominciare a giocare pone una serie di questioni legate a trasporti, alberghi, a centinaia di persone che si muovono. Di chi è la responsabilità? Il protocollo dovrà definire anche questo. Sul protocollo sanitario non c’è un po’ di lentezza? Il 18 maggio si ripartirà con gli allenamenti di squadra e per farlo serve un chiarimento definitivo sul protocollo: in settimana lo avremo”. Il richiamo di Renzi (“Non decide Spadafora, ma il Parlamento”) non l’ha particolarmente infastidito: “Rivestire una responsabilità istituzionale è diverso da fare solo politica. Tocca al governo decidere se ci sono le condizioni per riprendere. Poi come farlo, intendo con quale formula e calendario, lo stabilirà la Figc. Anche il calcio però deve vivere una nuova stagione, autoriformarsi, pensare di rivedere il proprio sistema, capire se è in linea con quel che accade nel Paese, deve rigenerarsi”. Il ruolo di ‘becchino del calcio’, già stigmatizzato dal presidente della Figc Gravina, non toccherà a lui: “Assolutamente no, farò di tutto per ripartire. Se il governo sarà costretto, spero di no, a stabilire che non ci sono le condizioni il mio sforzo sarà duplice: limitare i danni economici per le società e sostenere tutto il mondo dello sport. Tra risorse ordinarie e straordinarie investiremo circa 1 miliardo per il settore nel suo complesso”. Spadafora, infine, smentisce le voci di una sua volontà di dimissioni: “Andrò via quando finirà l’esperienza di governo. Chiunque auspica qualcosa di diverso è male informato”.
(ITALPRESS).

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