ROMA (ITALPRESS) – Il riconoscimento da parte di Israele della Repubblica di Somaliland come Stato indipendente, che rende Israele il primo Paese a considerare ufficialmente l’ex regione somala una nazione sovrana, rappresenta una mossa calcolata che pone il Corno d’Africa in contatto diretto con i conflitti del Medio Oriente e le dinamiche del Mar Rosso: è quanto ha dichiarato l‘analista siriano Ramez al-Homsy a Italpress.
Secondo Homsy, il rifiuto arabo diffuso non deriva solo da una solidarietà tradizionale con la sovranità e l’unità territoriale della Somalia, ma dalla consapevolezza che qualsiasi nuova frattura nella geografia del Corno d’Africa si riflette immediatamente sulla sicurezza del Mar Rosso, dello Stretto di Bab el-Mandeb e sulle catene di approvvigionamento globali, dove si intrecciano interessi arabi. Per questo le condanne della Lega Araba e del Consiglio di Cooperazione del Golfo sono arrivate con formulazioni severe, parlando di “precedente pericoloso”, ingerenza inaccettabile negli affari interni somali e minaccia alla stabilità regionale.
Il cuore della preoccupazione araba, ha aggiunto l’analista, risiede nel leggere il riconoscimento israeliano come un “penetrazione geopolitica” su una costa altamente sensibile come il Golfo di Aden e il Mar Rosso, dove si affollano basi di influenza internazionale, si intrecciano linee energetiche e commerciali, e si amplificano sfide come pirateria, migrazioni irregolari e gruppi estremisti. Qualsiasi ridefinizione di confini o legittimità, anche solo sulla carta, apre la porta a tensioni securitarie che gravano sui governi regionali e spingono gli attori a una nuova corsa al posizionamento.
La Somalia ha reagito definendo la decisione una “aggressione deliberata” alla sua sovranità, chiedendo a Israele di revocare il riconoscimento, mentre l’Unione Africana ha ribadito il rifiuto di qualsiasi riconoscimento dell’ex regione, confermando l’impegno per l’unità somala.
La convergenza tra rifiuto africano e posizione araba, ha osservato Homsy, dimostra che la questione non è un contrasto bilaterale, ma una lotta sulle regole dell’ordine regionale in Africa e Medio Oriente. Da parte sua, Israele presenta la mossa come narrazione di “pace e cooperazione”, accompagnata da annunci di relazioni diplomatiche complete e collaborazioni in agricoltura e tecnologia nello spirito degli Accordi di Abramo.
Tuttavia, secondo la lettura strategica dell’analista siriano, Tel Aviv cerca un punto d’appoggio politico-securitario in un’area dove necessita alleati lungo le vie marittime, soprattutto alla luce dei rischi legati al fronte yemenita e alla sicurezza della navigazione, con analisi israeliane e occidentali che parlano apertamente della necessità di partner nel Mar Rosso contro possibili escalation con gli Houthi.
Secondo Homsi, Ricercatore e Consulente per i Media e analista del giornale arabo “Al-Thawra”, ad aumentare la sensibilità araba contribuisce anche il contesto di discussioni mediatiche e politiche che hanno legato Somaliland a idee israeliane/occidentali su assetti regionali riguardanti i palestinesi, facendo superare alla questione i confini somali per toccare la memoria araba più ampia: tentativi di imporre fatti compiuti attraverso “frammentazione delle sovranità” e creazione di entità de facto da legittimare successivamente.
Per questo i comunicati di rifiuto non sono mero attaccamento al diritto internazionale, ma opposizione a una logica politica che vede nei riconoscimenti unilaterali uno strumento per ridisegnare mappe. D’altro canto, ha concluso Homsy, non si può ignorare che Somaliland possiede dal 1991 una realtà istituzionale relativamente stabile e ha lungamente cercato un riconoscimento internazionale mai ottenuto.
Tuttavia, il riconoscimento israeliano isolato, invece di aprire un dibattito internazionale ordinato, spinge il dossier verso la polarizzazione, trasformando una richiesta locale in pedina negli scontri tra blocchi, aumentando rischi di tensioni tra Mogadiscio e Hargeisa e mettendo in imbarazzo Paesi con uffici di collegamento o interessi economici nella regione senza riconoscimento politico.
Strategicamente, le opzioni arabe non si limitano alla condanna verbale: serve trasformare il rifiuto in azione concreta, sostenendo la Somalia presso l’Onu e l’Unione Africana, coordinando la sicurezza marittima senza ulteriore militarizzazione, investendo in sviluppo per dimostrare che stabilità e unità statale offrono benefici tangibili alle comunità locali più delle scommesse separatiste, e coinvolgendo attori del Corno d’Africa in un dialogo regionale sulla sicurezza del Mar Rosso, poiché i vuoti politici permettono a potenze esterne di trasformare riconoscimenti in basi di influenza.
-Foto Ufficio stampa al-Homsi-
(ITALPRESS).









