SIAMO IN PIENO CALCIO ALL’ITALIANA

Vi ricordate Guardiola e il Guardiolismo? Sarri e il Sarrismo? Erano talmente di moda che nel 2018 Sacchi (naturalmente fornito di Sacchismo) li invitò a cena a Milano Marittima e insieme – dopo aver posato per i fotografi – trascorsero qualche ora a parlare del calcio d’oggi. Alla fine dei mangiari romagnoli si ebbe una sorta di comunicato firmato dal Pep che sottolineava il punto della giornata e l’accoglienza nel Club dei Migliori di Maurizio Sarri: “E’ uno dei più forti in assoluto. Per sapere se un allenatore è bravo bisogna vedere come giocano le sue squadre, si capiva già con l’Empoli che Sarri ha stoffa. La forma con la quale interpreta calcio è un brindisi al sole. In questi anni, mettersi sul divano e vedere alla televisione il Napoli è stato uno spettacolo. Se verrà in Inghilterra, come dicono, sarà un piacere ritrovarlo”. Un gran piacer non fu, almeno per Sarri, che pur avendo ottenuto un titulo col Chelsea accorse al richiamo della Juventus. E lì, assoggettato al carisma e ai gol di Cristiano Ronaldo, l’ex Comandante mise fine al suo sogno di volare più in alto. O di godere della normalità, sana virtù di sopravvivenza. Guidando la Lazio è diventato un altro. E il Sarrismo è finito in archivio.
Ma vi ricordate gli accesi dibattiti televisivi di quei tempi suscitati soprattutto dai successi della Juve di Allegri? Erano state create due scuole – Risultatisti e Giochisti (che io ribattezzai estetisti) – ma in realtà si trattava, televisivamente, di “Uno contro tutti”, alla Maurizio Costanzo: l’Uno, Allegri, e i Tutti rappresentati da opinionisti scelti fra ex giocatori e tecnici che – salvo casi rarissimi – non hanno mai vinto niente e son lì – ancor oggi – a giudicare i vincenti. Alcuni hanno fatto carriera e adesso offrono commenti calibrati, ovvero inutili.
La situazione, oggi, presenta un quadro storico, l’ennesimo confronto fra Inter e Juventus mentre il Milan ruzzola e il Napoli cerca inutilmente se stesso. E il report tecnico/tattico è preciso, siamo in pieno calcio all’italiana. Ed è bello, significativo, che Inter e Juve ne presentino le due facce essenziali: la Beneamata ha recuperato i sensi aggressivi e vistosi della stagione herreriana conditi di prudenza murignana, secondo sua natura; la Signora è tornata – lo dico per chi non c’era, non sa o non vuol sapere – ai tempi e ai modi della ricostruzione bianconera avviati da Parola e Vycpalek finchè non arrivò il perfezionista, Giovanni Trapattoni, Maestro e Campione d’Italia. La cui eredità – nella forma più moderata e cinica – sta spendendo Massimo Allegri.
Ho appena letto un messaggio – schifato – di un accanito critico di Allegri che potrebbe chiudere la pratica dialettica mentre prosegue la sfida sul campo: “La Juventus – dice – dopo aver battuto Fiorentina, Cagliari, Monza, e pareggiato con l’Inter, batte anche il Napoli con un gol di testa di Gatti. In nessuna di queste partite ha avuto il dominio del possesso palla, con Fiorentina, Monza e Napoli non ha superato il 34%, in pratica, ha vinto tre partite su quattro lasciando pallone e campo all’avversario, come una volta facevano le squadre piccole, che perciò venivano definite provinciali”. Una medaglia al valore. Ne voglio una anch’io. Ciao giochisti.

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