SEMIFINALI DIVERSE E PROBLEMI DI FORMA MA IL CALCIO E’ RIPARTITO

La ripartenza ci ha restituito i vecchi vizi, le abitudini e le emozioni quasi dimenticate: la nostra impressione è che l’italico pallone abbia fatto meglio di quello tedesco. Il fatto che ci fosse un traguardo immediato da raggiungere (la finale di Coppa) ha inciso: il campionato ha tempi più lunghi. Ormai in questo calcio si punta più a un buon finale che a una prestazione uniforme: ride bene chi ride ultimo, diceva un vecchio proverbio. Nella speranza che nessuno abbia contratto il virus (i partenopei hanno esultato senza riguardo per le distanze), le due semifinali di Coppa sono state diverse, pur denunciando i problemi di forma delle squadre. E tuttavia anche se i gol sono stati pochi (due, tutti al San Paolo) il ritmo di Juve e Inter è stato superiore a quello di Milan e Napoli, ma i risultati dell’andata sono stati decisivi per la qualificazione e la finale Juve-Napoli mercoledì a Roma sarà un “deja vu”. Gli azzurri hanno dato spesso filo da torcere ai bianconeri. La Juventus avrà un giorno in più di riposo, ma qualcuno ha posto l’accento sul fatto che Cristiano Ronaldo abbia sbagliato parecchio (oltre al rigore mandato sul palo) e che forse non gradisce il ruolo di centravanti, dovuto anche alla presenza di Dybala a sua volta non decisivo come altre volte.

Dato che nel calcio non c’è la controprova, vedremo cosa farà Sarri in finale. Certo, il particolare che i bianconeri sono rimasti all’asciutto (fatto raro) contro un Milan non celebre per la propria saldezza difensiva (34 gol subiti in campionato), ha un significato e Sarri è tornato sulla graticola. L’assenza di Lazio, Atalanta e Roma nella fase finale dei Coppa Italia non permette giudizi sullo stato dell’arte per le squadre maggiormente in evidenza in campionato. Ma mentre la Juve si è qualificata per quel rigore in extremis segnato da CR7 a San Siro, la squadra di Conte non ha saputo approfittare della buona partenza e il gol di “Ciro” Mertens (ma si può lasciar via uno che segna 122 reti?) ha portato la squadra di Gattuso in finale. E’ stato messo in rilievo come il portiere partenopeo Ospina (che salterà la finale per squalifica) forse non è stato eccezionale sul gol dell’Inter, ma poi, col suo lungo lancio per Insigne, ha offerto un assist fondamentale per il gol del pareggio napoletano, che ha portato alla finale. Ora il fatto che Cristiano Ronaldo voglia mettere in bacheca il suo trentesimo trofeo personale non può essere considerato un elemento influente per la vittoria della Juventus: è solo il desiderio di un campione che deve tuttavia dimostrare sul campo di essere decisivo, al contrario di quanto ha fatto contro il Milan.

Scarsa consolazione, quella dei rossoneri, di aver lasciato l’Allianz Arena senza subire gol: l’espulsione di Rebic ha certamente influito sull’andamento della partita, ma non ci sembra che la squadra di Pioli (peraltro priva di Ibrahimovic, Hernandez e Castillejo) abbia impressionato particolarmente. Capiamo che ognuno si attacca come può a quel di positivo che ha fatto e che le circostanze e la lunga sosta abbiano pesato sul rendimento di tutti, ma non sappiamo se il Milan conquisterà l’Europa League in campionato. Delle due semifinali, più divertente è stata quella del San Paolo. Gattuso ha saputo fronteggiare l’ondata iniziale dell’Inter, piazzando al momento opportuno il colpo della qualificazione e ora spera di far lo stesso contro la Juventus nella finale di Roma. La squadra azzurra ha già chiuso la prima fetta di campionato in crescendo e adesso potrebbe portare a casa la Coppa Italia, grazie alla vivacità dei suoi folletti d’attacco. Ma deve essere più attenta in difesa. L’Inter non ha potuto contare in pratica sul contributo di Lukaku e del partente Lautaro. Conte ha visto crescere Eriksen, ma non gli altri del reparto offensivo, sicchè il predominio mostrato nelle prime fasi della partita non ha dato risultati.

E’ vero lo 0-1 di San Siro ha pesato sulla qualificazione, ma che dobbiamo pensare del fatto che nelle ultime partite giocate -prima della sosta -i nerazzurri le avessero prese, a vario titolo, da Lazio, Juve e Napoli e che adesso non siano riusciti a qualificarsi? Le sei vittorie iniziali in campionato avevano fatto già sognare lo scudetto, poi le buone premesse hanno lasciato il posto alle incertezze e non sono giovati i rinforzi invocati da Conte (Eriksen, Young, Moses), per cambiare il corso degli eventi. Gli arbitri si sono dimostrati meno ondivaghi del passato: Orsato è andato al Var per dare il rigore alla Juve dopo aver sorvolato; poi ha giustamente cacciato Rebic; per Rocchi solo una manina non vista, al San Paolo. Poca roba. Si sa che nessuno resta mai contento, specie se perde. E’ stata confermata l’inadeguatezza di un calcio senza pubblico: ma dato che si doveva salvare la stagione (e soprattutto la cassa), non si può sottilizzare. La Rai ha fatto il pieno di ascolti: la gente era stufa di minestre riscaldate. La diretta del calcio è un’altra cosa: pur senza enfasi e commenti facinorosi offre pathos ed emozioni. Più delle stucchevoli fiction. Specie se gratis.

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