Riposo compensativo: cos’è e come funziona

Il riposo compensativo è una particolare tipologia di riposo, riconosciuta al lavoratore, utile per poter compensare una prestazione professionale che viene svolta per un periodo di tempo che eccede l’ordinario previsto dal contratto di lavoro.

Si tratta, come intuibile, di un diritto del lavoratore, in grado di permettere al dipendente la possibilità di potersi “riposare” per l’extra lavoro effettuato, compensando dunque in tal modo le ore eccedenti – ad esempio – le 40 ore settimanali che sono contrattualmente stabilite per la generalità dei dipendenti che sono assunti con un contratto a tempo pieno.

Nel caso in cui il dipendente non fruisca del riposo settimanale, viene invece previsto il riposo compensativo in tutti quei casi in cui abbia avuto un lavoro continuato per 6 giorni, con “stacco” dal lavoro di almeno 24 ore consecutive.

Quale è lo scopo del riposo compensativo

Da quanto sopra dovrebbe essere piuttosto chiaro che lo scopo del riposo compensativo è quello di permettere al lavoratore di poter compensare la particolare onerosità di un lavoro eccedente il “normale”, come quello che può essere richiesto quando il dipendente viene coinvolto in giornate lavorative festive, in extra turni di orario o negli orari notturni.

Riposi compensativi e pause

È importante non confondere il concetto di riposo compensativo dalle pause periodiche che sono di breve durata, e che hanno come obiettivo quello di consentire un pronto recupero “ordinario” delle energie psico-fisiche del lavoratore.

Il riposo domenicale del lavoratore, ad esempio, è previsto nel caso in cui il lavoratore svolga la propria attività proprio durante la giornata di domenica. In questo caso, al dipendente che è stato occupato per almeno una parte della giornata di domenica spetterà, oltre al riposo per il periodo residuo non occupato nell’ambito lavorativo, anche un riposo di durata uguale alle ore di lavoro che sono state garantite nella giornata di domenica, e in ogni caso non inferiore a 12 ore consecutive.

Il riposo compensativo deve avere un’estensione pari ad almeno quella delle ore di lavoro eseguite nella giornata festiva, con una durata minima che, come sopra abbiamo già ricordato, non può essere inferiore alle 12 ore da godere in continuità.

Violazione degli obblighi del datore di lavoro

Nonostante la legge sia piuttosto chiara in materia, può accadere che il datore di lavoro non rispetti quanto previsto in materia di riposo compensativo. Ma che cosa succede nel caso in cui il lavoratore svolga lavoro straordinario ma non sia in grado di poter fruire del riposo compensativo?

Evidentemente, il comportamento di cui sopra corrisponde per il datore di lavoro a un illecito.

Dinanzi all’accertamento di questa situazione il dipendente ha diritto sia alla retribuzione della prestazione (unitamente alle relative maggiorazioni), sia al riconoscimento del danno subito in conseguenza della maggiore usura che il lavoro extra ha comportato.

Naturalmente, se è più semplice ottenere il riconoscimento del diritto alla retribuzione della prestazione aggiuntiva, lo stesso non si può dire per quanto concerne il riconoscimento del danno biologico o esistenziale.

La prova di tale pregiudizio deve infatti avvenire in maniera molto rigorosa, e non sempre è facile o conveniente arrivare alla definizione di tale malus. Per esempio, può essere necessario provare tale danno attraverso la produzione di una perizia medico – legale, o portando in tribunale dei testimoni che possano provare che il dipendente ha subito un danno a diversi aspetti della propria vita, proprio come effetto della maggiore onerosità del lavoro che è stato svolto ma non è stato compensato.

La reperibilità domenicale

Concludiamo infine rammentando come la reperibilità domenicale non dia diritto a un ulteriore riposo compensativo, ma solo a un corrispettivo per la rintracciabilità.