Rapporto GreenItaly, transizione verde opportunità reale

ROMA (ITALPRESS) – L’Italia è il principale destinatario delle risorse del Recovery Plan e anche per questo è chiamata a un ruolo da protagonista nella transizione verde. La sostenibilità, oltrechè necessaria per affrontare la crisi climatica, riduce i profili di rischio per le imprese e per la società tutta, stimola l’innovazione e l’imprenditorialità, rende più competitive le filiere produttive. Lo dimostrano i dati e le storie del Rapporto GreenItaly, arrivato alla dodicesima edizione, realizzato dalla Fondazione Symbola e da Unioncamere, con la collaborazione del Centro Studi Tagliacarne e con il patrocinio del ministero della Transizione Ecologica. Al rapporto hanno collaborato Conai, Novamont, Ecopneus; molte organizzazioni e oltre 40 esperti.
Tra i dati più rilevanti: i nuovi record di potenza elettrica rinnovabile installata nel mondo, pari all’83% della crescita dell’intero settore elettrico nell’anno. In Italia – nel 2020 – il 37% dei consumi elettrici è stato soddisfatto da fonti rinnovabili, con una produzione di circa 116 TWh. Tuttavia, la potenza installata è ancora distante dai target di neutralità climatica previsti per il 2030.
A fine 2020 risultano in esercizio in Italia circa 950.000 impianti di produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili, per una potenza complessiva di oltre 56 GW. Di questi impianti, quasi 936.000 sono fotovoltaici, circa 5.700 eolici, mentre i restanti sono alimentati dalle altre fonti. Ma la strada da percorrere è ancora lunga. E i recenti aumenti delle bollette elettriche dovuti essenzialmente all’aumento del prezzo del gas dimostrano quanto sia importante accelerare sulle rinnovabili anche per salvaguardare l’indipendenza e la competitività della nostra economia. Sono oltre 441 mila le aziende che nel quinquennio 2016-2020 hanno deciso di investire in tecnologie e prodotti green: il 31,9% delle imprese nell’industria e nei servizi ha investito, nonostante la crisi causata dalla pandemia, in tecnologie e prodotti green, valore che sale al 36,3% nella manifattura. Sotto il profilo dell’occupazione il 2020 si conferma un anno di consolidamento nonostante le gravi difficoltà generate dalla pandemia. I contratti relativi ai green jobs – con attivazione 2020 – rappresentano il 35,7% dei nuovi contratti previsti nell’anno.
Andando nello specifico delle figure ricercate dalle aziende per le professioni di green jobs, emerge una domanda per figure professionali più qualificate ed esperte in termini relativi rispetto alle altre figure, che si rispecchia in una domanda di green jobs predominante in aree aziendali ad alto valore aggiunto.
A fine anno gli occupati che svolgono una professione di green job erano pari a 3.141,4 mila unità, di cui 1.060,9 mila unità al Nord-Ovest (33,8% del totale nazionale), 740,4 mila nel Nord-Est (23,6% del totale nazionale), 671,5 mila al Centro (21,4% del totale nazionale) e le restanti 668,6 mila unità nel Mezzogiorno (21,3% del totale nazionale). La pandemia ha avuto un effetto asimmetrico sui diversi settori e comparti dell’economia: se molti hanno perso quote di reddito ed occupazione nel 2020, per altri c’è stata, invece, crescita o consolidamento. Il settore green rientra tra questi, avendo sostanzialmente confermato nel 2020 le performance del precedente anno sia in termini di investimenti (come visto in precedenza) sia di occupazione. Siamo leader nell’economia circolare con un riciclo sulla totalità dei rifiuti – urbani e speciali – del 79,4% (2018): un risultato ben superiore alla media europea (49%).
Per il presidente del Conai, Luca Ruini, i risultati sono superiori alle aspettative: “Nell’anno, infatti, sono stati ben il 73% gli imballaggi che hanno avuto una seconda vita. Ci aspettavamo un 1% in più, invece è stato un +3%. Come Conai abbiamo dato una mano a disegnare una nuova raccolta di differenziata anche al Sud, per raggiungere target di tipo europeo”. Andrea Prete, presidente di Unioncamere, ha sottolineato come “l’obiettivo del -55% di anidride carbonica nel 2030 sia molto ambizioso. Servirebbero 70 gigawatt da istallare nel nostro Paese, ma non riusciremo al momento arrivare a questo obiettivo.
Bisogna ricordare inoltre che noi non siamo un Paese che ha a disposizione materie prime: quindi il riutilizzo, come nel settore del legno e del tessile, è anche connesso intrinsecamente al tessuto imprenditoriale. L’ambiente è sempre stato visto dalle imprese come una materia sdrucciolevole. Vi sono processi autorizzativi molto lunghi e spesso si cade facilmente nell’ambito penale. Quindi bisogna creare un clima di fiducia per fa sì che anche il piccolo imprenditore possa impegnarsi nella transizione ecologica”.
Per l’Ad di Enel, Francesco Starace, “l’Italia ha solo da guadagnare da questa transizione. Le implicazioni per l’Italia sono positive. Le circolaritß italiane sono state virtuose e hanno portato a un’eccellenza, come ad esempio industria 4.0, che ha portato dei benefici come il superbonus. Quindi le politiche industriali sono importanti, ma il Governo che asseconda certe tendenze è importante. C’è poi una dimensione dove l’Italia deve fare attenzione e parlo della dimensione della coscienza di sè, delle sue potenzialità”. Quindi, il ministro della Transizione Ecologica Cingolani. “Dal rapporto emergono luci e ombre: ‘la lucè riguarda il dato che prova che per fortuna molti grandi aziende investono green anche grazie al bilancio di sostenibilità. L’obbligo di misurazione dell’impatto di sostenibilità ha cambiato la cultura delle grandi compagnie.
L’investimento e la trasformazione green devono diventare qualcosa di fattibile anche per le piccole imprese”, ha osservato, sottolineando come “bisogna scegliere da che parte si sta, perchè la sindrome ‘Nimby’ non porta da nessuna parte”.
Infine le conclusioni del commissario europeo Paolo Gentiloni, che ha ricordato come la Commissione “abbia fatto della trasformazione green la sua carta d’identità e nella risposta alla pandemia questo è stato confermato perchè tutti i piani presentati dagli Stati devono incentrarsi sulla sfida ambientale. La Commissione ha aggiornato i proprio obiettivi di riduzione delle emissioni per raggiungere la neutralità climatica al 2050. Tutto questo necessiterà di un impegno economico notevole e avremo bisogno di una finanza più verde che si cimenti con la sfida ambientale. L’emergenza climatica non è soltanto un incubo da cui sottrarsi, ma anche un’opportunità”, ha concluso.
(ITALPRESS).

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