Petrucci “Senza pubblico non è sport, riaprite i palazzetti”

Il problema degli impianti sportivi chiusi al pubblico “è serio. Non ho avuto risposta dal comitato tecnico scientifico. Il calcio è ripartito, a causa dei diritti tv, con un protocollo rigido: bene ha fatto Gravina a non mollare, ma lo vedete bene che senza gente sugli spalti non è sport. Gli sport popolari hanno bisogno del pubblico. Cominciare il basket o la pallavolo senza gente sarebbe deleterio. Apriteci i palazzetti. Nessuno ci risponde ma mi batterò fino alla fine”. Questa la richiesta lanciata dal presidente della Federazione italiana pallacanestro Giovanni Petrucci. “Vorrei capire perché i teatri, per dire, sono stati riaperti, pur rispettando il distanziamento – ha sottolineato l’ex numero uno del Coni in un’intervista a ‘La Gazzetta dello Sport’ – Il parere del Cts è importante, ma non è il Vangelo. Dicono solo no, senza motivare. Noi siamo pronti a partire anche con un torneo di 3 contro 3 al Foro Italico: nessuno ci dice nulla, intanto hanno riaperto i centri estivi”.

Il mondo dello sport sta affrontando diversi problemi in questo periodo di ripresa dopo l’emergenza sanitaria. Tra questi c’è l’utilizzo delle palestre scolastiche per l’attività di base di società e associazioni dilettantistiche: “La ministra Azzolina ha detto che si impegnerà. Bene, ma poi qual è la risposta ufficiale? Bisognerebbe ricordarsi che lo sport è il settore del volontariato più potente d’Italia”, ha rimarcato Petrucci, che sul tema del credito d’imposta sulle sponsorizzazioni è invece fiducioso. “Grazie soprattutto all’intervento del ministro Spadafora sono convinto che alla fine ci sarà. Non conosco l’importo finale, ma è una norma che serve come l’ossigeno”, ha osservato il presidente della Federbasket lanciando un altro monito: “La monocultura calcistica sta uccidendo lo sport, qualcosa dovrà cambiare nella mentalità di tante persone e nell’opinione pubblica. In Francia, Inghilterra e Spagna non è certo così”.

Petrucci si è poi soffermato sull’organizzazione della stagione 2020/2021. “Il coronavirus ci ha fatto spostare le date di iscrizione al 31 1uglio, quindi è normale che ancora non si conoscano le squadre che faranno la Serie A. Però in tutti gli altri campionati ci sono più richieste di ingressi che posti disponibili e quindi posso dire che la crisi non c’è – ha dichiarato il numero uno della Fip – In A invece c’è questo problema inverso che, attraverso la Lega presieduta da Umberto Gandini, speriamo di risolvere. La situazione di Torino? Se si liberasse un posto, mi auguro che possa fare la A. Sono certo che il presidente Sardana abbia già l’acquirente. Io non me la sento di criticare Gandini: per la prima volta la Lega aveva una responsabilità diretta perché doveva decidere l’organico, con Gandini tutti i club non hanno più scusanti. Dovranno essere uniti pur nella divisione dei pensieri. Tornare sul discorsi passati è inutile, i filosofi dicono sempre che la realtà effettuale è quella che c’è, non quella che vorresti fosse. È facile parlare come fanno i patetici o quelli che dicono sempre ‘ai miei tempi’, oppure come gli allenatori licenziati che sanno sempre tutto, ma poi non hanno lavoro”.

L’intenzione forte della Lega è quella di tornare ad avere un numero pari di squadre. “La logica vorrebbe così, io non posso prevedere cosa succederà – ha rimarcato Petrucci – Tanti club di A2 hanno rifiutato il passaggio in A? È realismo. Certo, se ora hanno detto no sarà difficile cambiare idea anche già solo il prossimo anno. In A c’è il professionismo che ritengo sia logico ed è una cosa seria. Non sarei d’accordo a tornare indietro ma se i club lo vorranno accetterò la loro decisione. Il concetto di franchigia? Ad oggi questa possibilità non è prevista, nessuno può eliminare il diritto sportivo – ha concluso Petrucci – In futuro tutto può accadere”.

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