PER LA RIPARTENZA SERVE UN GIOCO DI SQUADRA

Angela Merkel, la Donna del Bundestag, ha detto si’: “La Bundesliga potra’ tornare a giocare da meta’ maggio, se il contagio risale si torna alle restrizioni”. “Abbiamo deciso con ragionevolezza” – ha precisato il presidente della Baviera Markus Soeder, dando soddisfazione al leader del calcio tedesco Kalle Rummenigge. Ecco, il dettaglio piu’ curioso della comunicazione tanto attesa e’ quell'”abbiamo”, tanto somigliante all'”ariamo” della favola (disse la mosca a bue…). La signora Merkel e’ l’Angela custode della Germania, in certi momenti anche dell’Europa che i suoi connazionali hanno fortemente voluto perche’ gli dava dei vantaggi e che adesso, ricevendone soprattutto danni, lascerebbero volentieri. La Signora Merkel e’ il leader forte e decisionista che molti vorrebbero anche in questo Paese culla dell’indecisionismo. Una donna che non sarebbe componente di una task force, come insistentemente chiedono le donne italiane a Vittorio Colao. Sarebbe lei la task force. Non mi accodo ai suoi beatificatori (in inglese Angel maker) che subito hanno identificato in lei il carattere forte che s’e’ portata dall’altra parte del Muro; non citero’ Willy Brandt, semmai Konrad Adenauer che ricordo, d’estate, sulle rive del Lago di Como, insieme a Alcide De Gasperi nella villa “la Collina” dove insieme costruivano l’Europa. “Insieme” e’ la giusta risposta che si puo’ dare a chi chiede decisioni rapide in tempi di emergenza anche se fa effetto e piace l’idea di “una donna sola al comando”.
Che oggi io parli di calcio “in emergenza” e’ mera conseguenza del ridicolo balletto di opinioni in scena ormai da piu’ d’un mese nonostante la non vitale e primaria importanza dell’argomento; cito da tempo il lavoro, la poverta’, la famiglia, la scuola e da nonno ottuagenario mi metto in prima fila non tanto per una personale ripartenza ma per il futuro della mia piccola nipote ch’e’ anche il futuro dell’Italia; in altri tempi, voglio dire dopo la fine della seconda guerra mondiale (e della guerra civile), ben piu’ gravi erano i problemi emergenziali, c’era la ricostruzione, c’era in ballo la liberta’. Milioni di italiani impiegati statali erano stati epurati, incarcerati per i trascorsi fascisti spesso veniali e un giorno il Ministro di Grazia e Giustizia del terzo governo postbellico decise di emanare un’amnistia per evitare la paralisi dello Stato. Il ministro si chiamava Palmiro Togliatti, leader del partito comunista, e poteva firmarla solo lui, quell’amnistia che infatti prese il suo nome, per farla accettare a tanti italiani. Nel frattempo, il capo del governo, De Gasperi, andava negli USA a chiedere un prestito a una banca americana che gli dava 100 milioni di dollari; il democristiano Amintore Fanfani preparava il “Piano-Una casa per gli italiani” affiancando l’UNRRA CASAS degli americani, mentre l’Europa distrutta si affidava al Piano Marshall. Da commentatore sportivo potrei definire tutto questo “un gioco di squadra”. Ai politologi – piu’ che ai virologi – altre sentenze.

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