Ha vinto l’Italia due a zero ma i rètori gridano “complimenti alla Moldova”. Spalletti voleva goleada, ma ormai nessuno ha paura di questa Italia. Saluti educati al CT. E’ finita. Dicono di consegnare la Nazionale spallettata a Claudio Ranieri. O a Stefano Pioli. Siamo messi male, dell’Italia possono parlare tutti, è vero, è costituzionale, ma non di quella pallonara. L’Azzurra è finita in bocca agli abusivi, a quelli che sguazzano nel fango, che esibiscono cure googoliane nella sconfitta. E’ il momento dei menefreghisti che fanno presto confusione con allenatori, coach, commissari tecnici, selezionatori. Da una vita dico: avanti un selezionatore. Non lo era Spalletti che andandosene ha detto: “Questa è la mia squadra, sarei andato avanti con questi giocatori”. E a Ranieri, a Pioli cosa gli dite:”Questo è il lascito” proponendogli di andare avanti, oppure ecco il grande gesto: “Scelga lei”. Cosa? Dove? Ma li avete visti anche iersera, con la Moldova alla quale abbiamo spezzato le reni: dove si va, con una squadra che al nono minuto è stata graziata scoprendo che il gol moldavo era in fuorigioco? (ehm ehm).
Io non faccio nomi, anche se uno in testa ce l’ho. Io dico che nella tradizione una crisi così si risolve tornando a Coverciano. Come quando la Nazionale di Bearzot tornò dal Messico e toccò a Azeglio Vicini che era il vice non concorde del Vecio che gli preferiva Cesare Maldini. Vicini aveva creato un’Under 21 favolosa e avanzò verso Italia 90 per organizzare notti magiche con Vialli, Baresi, Maldini, Baggio e Schillaci. Ecco come si fa: tutti a casa “quelli di Oslo” (tipo “quelli della Corea”) e avanti quelli della cantera azzurra. Con Raspadori, Orsolini, Donnarumma e qualche documentato fedele all’azzurro. Gli ultimi giri con Spalletti hanno esibito qualche traditorello. Il sor Lucio è uno che divide facile ma a Oslo sembrava che gli giocassero contro. Questi, se non capiscono che l’Italia è di tutti – non solo la loro o dell’allenatore – meglio lasciarli a casa. In queste ore, se fossi in Gravina ascolterei Alberto Bollini Under 19, Bernardo Corradi Under 20, Carmine Nunziata Under 21, gli chiederei lo stato delle cose, i nomi, le speranze, le certezze, tutto di tutto. E troverei un commissario in quel piccolo mondo azzurro dove misero piedi Bobo Vieri, Totti, Cannavaro, Pirlo, Gilardino…Dove scalpitano Camarda, Casadei…No, il lavoro non devo farlo io.. lavorate, perdio. Anche a Reggio Emilia – dove nacque il Tricolore – non abbiamo esibito orgoglio, spirito italiano. L’Italia non s’è desta, ha fatto una partituzza. E neppure pentimento per quella notte norvegese. Qualcuno finge di aver boicottato Spalletti e di esser pronto alla rinascita. Gli è contraria una battuta di Fulvio Bernardini: sono finiti i piedi buoni.
PS- Ai buoni di cuore smemorati che hanno pianto per l’addio solitario di Spalletti consiglio di leggersi la storia di Mondino Fabbri, di Ferruccio Valcareggi, di Fulvio Bernardini.
Nazionale, ripartiamo da Coverciano
Vuoi pubblicare i contenuti di Italpress.com sul tuo sito web o vuoi promuovere la tua attività sul nostro sito e su quelli delle testate nostre partner? Contattaci all'indirizzo [email protected]