NAPOLI IN TESTA E JUVE RINATA: PRIMO, NON PRENDERLE

A suon di gol dicono che siamo i migliori d’Europa. Musica per molte orecchie. Direi quasi orecchiette (“I strasc’nat”, alla barese): quelle degli estetisti che tornano ai tempi antichi quando la scuola napoletana di Palumbo e Ghirelli gridava “all’attacco!” mentre dal fronte Frossi-Brera si raccomandava “primo, non prenderle” (Curiosamente lo slogan detestato dai gollomani è tornato sulle labbra di Mihajlovic dopo la batosta – a zero – inflitta dal suo rinato Bologna alla Lazio sarrista). I miei due cari amici sarebbero felici di veder crescere alla grande il loro Napoli, io gli direi – se potessi – che il segreto di quelle sette vittorie consecutive è visibile in classifica alla voce 18 gol fatti e 3 subiti. Tre subiti. L’Inter, l’avversaria più feroce, ha fatto quattro gol in più ma in più ne ha presi cinque. Continuiamo pure a parlare di gol, a esaltare Sampdoria-Udinese 3 a 3. Ma la brillante difesa del Napoli, che da sempre considero prima risorsa dell’attacco, coincide con la rinascita juventina annunciata da una condotta iperprudente salutata come un miracolo, in realtà frutto della cultura italianista che non è stata mai tradita da Allegri, quello dei cinque scudetti consecutivi che gli snobboni juventini pretesero fosse sostituito dall’eclettico Sarri. Perduto Ronaldo e riassumendo a fatica il controllo della squadra, Allegri ha fatto fare un figurone alla Juve con il Chelsea in Coppa e l’ha portata a vincere il derby con il Toro evitando l’antica spocchia ma esibendo una nuova virtuosissima umiltà. Ingannatrice, quando serve. Il Torino ha fatto la partita credendo d’esser Toro, quando ha finito le munizioni (panchina modesta) la Signora ha esibito un Locatelli europeo e una attitudine provincialissima a proteggere il risultato fino in fondo. Bravo Allegri (bravissimo Inzaghi che con quattro cambi ha ripotenziato l’Inter e battuto il Sassuolo) che dopo alcune topiche d’inizio campionato ha incominciato a usar bene la panchina. A ben pensarci, la novità ha costretto i mister a riprendere gli studi. Restano indietro quelli che non hanno studiato e quelli che la panchina è giusto un posto su cui posare le terga.
Piccola osservazione, a proposito, per la panchina granata: Cairo, troppo impegnato, ha lasciato che il bomber della B Lorenzo Lucca andasse prima al Palermo e di lì al Pisa dopo avere esibito (davanti ai miei occhi) grandi qualità d’attaccante. Un anno fa circa l’ho definito “da Serie A”, ora se lo contendono Juve e Inter. E il Torino ha acquistato tre attaccanti stranieri.
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