MORTO TITO STAGNO PROTAGONISTA E MAESTRO DELLA TV

Il ricordo di Tito Stagno, morto a Roma a 92 anni (era nato a Cagliari il 4 gennaio 1930), non può prescindere dall’allunaggio dell’uomo del 20 luglio 1969, una pietra miliare nella storia del mondo. Ce ne parlava in redazione, dove lo avevamo conosciuto come capo dello sport del Tg1 e della Domenica Sportiva negli anni del suo maggior fulgore professionale. E’ stato un giornalista a tutto tondo che aveva cominciato alla radio nella sua città a 19 anni, per poi percorrere tutte le tappe della brillante carriera, sempre in primo piano: radiocronista, documentarista, telecronista, poi inviato speciale al seguito dei presidenti della Repubblica Segni e Saragat. Vittorio Veltroni lo aveva voluto nel 1955 alla conduzione del Tg1. Aveva intervistato Kennedy, Eisenhower, Nehru, Papa Giovanni XXIII. Aveva fatto gli studi classici, si era iscritto all’Università in medicina, la sua passione, ma aveva poi intrapreso la sua brillante carriera di giornalista.
La sua voce era chiara e non tradiva le sue origini sarde. Ci diceva che il biglietto di presentazione del giornalista televisivo era il modo di parlare che doveva essere intellegibile. Ci costrinse a fare dei corsi di dizione e correggeva noi e gli altri suoi giornalisti anche a carriera finita, quando parlavamo al telefono con lui. Certo, era un personaggio particolare: amava la vita, era un intenditore di vini, andava in montagna a sciare. Aveva una bellissima moglie, Edda, che lo seguiva come un’ombra, e due figlie: Brigida (medico) e Caterina che viveva negli USA, dove Tito si recava spesso. Della maratona televisiva in occasione dell’allunaggio dell’Apollo 11, quelli della nostra età ricordano tutto: la polemica con Ruggero Orlando, il suo annuncio “ha toccato”, smentito dal celebre corrispondente da New York. “Avevamo entrambi ragione” sosteneva. Divenne celebre e faceva spesso conferenze sull’allunaggio. Partecipò pure al film “Marinai senza stelle”.
Nell’ambito del lavoro alla Domenica Sportiva che diresse per diciassette anni, era scrupoloso e faceva personalmente le “scalette”, seguendo la trasmissione da dietro le quinte, pronto a intervenire, a correggere. Aveva raccontato al microfono Olimpiadi, avvenimenti importanti e aveva ricevuto la stella d’oro al merito sportivo. Ci raccontò qualcosa della sua vita vera, quella che pochi conoscevano: in famiglia erano otto fratelli e venne chiamato Tito per volere del padre. Aveva vissuto anche a Parma e Pola, prima di stabilirsi a Roma. Dopo un inizio un pò turbolento, in cui ci costrinse a scrivere per diverso tempo una riga (una) per il conduttore della trasmissione Adriano De Zan, per ricordargli le notizie da citare, ci avviò a un mestiere che non conoscevamo a fondo e ci incoraggiò nei momenti difficili. Del resto, aveva “battezzato” giornalisti sportivi di notevole spessore come Giampiero Galeazzi, Fabrizio Maffei, Marco Franzelli e altri che hanno fatto una carriera brillante. Era un perfezionista. Negli ultimi mesi non rispondeva più al telefono: ci aveva confessato di avere avuto due polmoniti. A 92 anni se ne va un grandissimo. Indimenticabile.
(ITALPRESS)

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