MORATTI POTREBBE ESSERE ANCORA UTILE ALL’INTER DEL FUTURO

Questo mestiere sa essere bellissimo e crudele. Il cronista continua a seguire il dramma di N’Dicka, il giocatore della Roma colto da malore. Udinese-Roma è stata giustamente sospesa mentre il giocatore veniva ricoverato in ospedale, mostrando poi in serata segni di miglioramento. E c’è chi deve – come me – ubbidire al motto “lo spettacolo continua”. E lo spettacolo – pur seguito senza perdere le notizie da Udine e con l’intervento dell’abituale disturbatore Cagliari – è comunque dell’Inter, che pur pareggiando con…Ranieri (viene in mente Mourinho) si è avvicinata allo scudetto e alla seconda Stella. Che potrebbe cadere dal cielo sulle maglie nerazzurre la sera del Derby con il Milan rivale eccellente. E pareggiante a Sassuolo. Come se tutto fosse affidato a un’abile regia.
Avremo modo di parlarne ma nel frattempo mi piace ricordare che alla prima Stella c’ero. E la raccontavo. Un momento felice non solo dell’Inter ma del nostro calcio. Quando la Beneamata colse il decimo tricolore, il 15 maggio del 1966, con un sonante 4-1 alla Lazio. Era l’Inter di Angelo Moratti che con Helenio Herrera e Italo Allodi aveva vinto fra il ’62 e il ’66 tre scudetti, due Coppe dei Campioni e una Coppa Intercontinentale. Cito Moratti perchè Massimo, aiutandomi a scrivere un libro sulla sua famiglia, mi ha raccontato che anche quando l’Inter passava a Fraizzoli e a Pellegrini “loro” c’erano sempre, garanti dell’esistenza felice – e anche combattuta – della Beneamata. E così mi disse degli Zhang, di aver accolto come un figlio il giovane Steven, introducendolo nel mondo nerazzurro, un mondo non facile soprattutto quando l’Inter fa la Pazza. Non è pazza la squadra di Simone Inzaghi, perfetto equilibrio fra potenza offensiva e resistenza difensiva. Una lunga sequenza positiva, l’entusiasmo che cresce cancellando vecchi e ingiusti dubbi su Simone. Eppure…
Chi racconta questa stagione non può ignorare il fatto che se ci si emoziona a mille per un Real-City di Champions è anche perchè l’Inter – come il Napoli e il Milan – si è persa per strada. E non solo. Ci sono le nefaste cronache di questo calcio travolto dai traffici finanziari al punto di far chiedere: cosa ne sarà domani? Addirittura qualche esponente dell’antinterismo fegatoso si chiede se sia giusto o no vincere accumulando debiti. Come se fosse una novità tutta nerazzurra. Il calcio moderno è fondato sui debiti, beato chi può contrapporgli un capitale giocatori adegusto. E si sente anche parlare di arabi, di sceicchi. Lo sceicco – dice la Treccani – è un capo, un maestro, un’anziana persona eminente. E allora – sperando che non s’arrabbi per lo “sceicco” o per “l’anziano” – dico che in un momento come questo è augurabile che della Beneamata s’interessi l’Amante. Massimo Moratti. Non oso dire per la sua nota ricchezza che stuzzica i tifosi. No, Massimo ha già dato con il Triplete facendo felici i tifosi e se stesso. Il suo consiglio, la sua attenzione, la sua esperienza – insieme alla competenza e la cura gestionale di Marotta – possono garantire il miglior futuro all’Inter della seconda Stella. Marotta & Moratti suona bene, no?
[email protected]

Vuoi pubblicare i contenuti di Italpress.com sul tuo sito web o vuoi promuovere la tua attività sul nostro sito e su quelli delle testate nostre partner? Contattaci all'indirizzo [email protected]