MINNITI “VISEGRAD HA MESSO ALL’ANGOLO ITALIA”

“L’Europa ha rischiato di implodere su una questione, l’immigrazione, che non costituisce affatto un’emergenza. Si è fatto un lavoro che riporta l’orologio indietro di un anno. A giugno scorso, in 36 ore arrivarono 26 imbarcazioni e collocarle nei nostri porti fu un problema gigantesco. Allora una discussione che investisse l’Europa avrebbe avuto un fondamento ma ora non c’era alcun motivo, se non quello dell’estremizzazione politica, di avviare una discussione cosi’ aspra e ultimativa nella quale l’Italia ha rischiato di rompersi l’osso del collo”. Cosi’, in un’intervista a la Repubblica, l’ex ministro dell’Interno, Marco Minniti, in merito agli esiti del vertice di Bruxelles.
“L’Italia era andata per suonare il piffero – aggiunge – ed è tornata suonata. Se si è trovato un accordo minimale e fragilissimo lo si deve all’opposto delle alleanze in campo, per iniziativa degli odiatissimi francesi mentre l’amatissimo gruppo di Visegrad ha messo all’angolo il nostro Paese. E d’altronde non poteva essere diversamente. Se la tua impostazione è nazional-populista ti scontri con gli interessi di altri Paesi, inconciliabili tra loro, confini contro confini. L’Italia era andata per chiedere maggiore condivisione ed è tornata abdicando totalmente a questa richiesta, scambiando l’obbligatorietà con la volontarietà”.
“In un momento di particolare difficoltà – sottolinea Minniti – avevamo chiesto come solidarietà ai Paesi di primo approdo, Italia e Grecia, il ricollocamento obbligatorio di quote di persone negli altri stati membri e ci sono stati Paesi che si sono sistematicamente sottratti. Oggi, con il passaggio dall’obbligatorietà alla volontarietà, questi stessi Paesi gioiscono. E poi, se l’Europa affronta un tema cruciale come questo con una coalizione di ‘volenterosi’ c’è qualcosa che non funziona. Non è un aspetto marginale, è l’aspetto fondamentale. Il punto cruciale è il tema del rapporto con l’Africa per i prossimi 20 anni, i destini di questi due continenti si incrociano. Oggi si è abdicato ad una visione di carattere strategico. Si è ceduto su una questione di principio mentre rimangono obbligatorie le procedure di respingimento per i cosiddetti movimenti secondari che tanto stanno a cuore alla Germania, all’Austria, al gruppo di Visegrad”. E la riforma del regolamento di Dublino sembra molto lontana, secondo Minniti: “Direi che è su un binario morto. L’orizzonte è non cambiarlo ed è una questione che mette l’Italia in scacco. Abbiamo accettato condizioni molto pesanti per il nostro Paese. Avremmo dovuto portare avanti il progetto di riforma approvato dal Parlamento europeo a larga maggioranza che metteva in discussione il punto fondamentale del porto di primo approdo. Perché non si è fatto? Perché in quella votazione la Lega si è astenuta e il M5S ha votato contro”. Ed in merito alla questione degli hotspot: “Se i volontari cominciano subito a sfilarsi e l’Italia accetta sarebbe un suicidio politico. Mi auguro che l’interpretazione sia fallace”, conclude Minniti.

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