PARIGI (FRANCIA) (ITALPRESS) – “Non ho mai detto di essere il migliore della storia, nè intendo farmi questa idea. Per me essere considerato già uno dei migliori di sempre è sufficiente, è qualcosa che non mi sarei mai immaginato”. A pochi giorni dalla conquista del suo settimo Pallone d’Oro, Lionel Messi si apre in un’intervista a “France Football”, partendo dalla sua infanzia a Rosario fino a raggiungere il top. “Vengo da una famiglia di classe operaia, mio padre lavorava tutto il giorno e vivevamo in un quartiere abbastanza modesto. Ma grazie a Dio non ci è mai mancato nulla. I miei genitori mi hanno insegnato il rispetto, il lavoro, l’umiltà. Sono cresciuto con questi valori e quando sono arrivato a 13 anni a Barcellona li ho ritrovati”. E li ha mantenuti, conquistandosi un posto nella storia. “Ma essere considerato o meno il migliore in assoluto non mi interessa e non mi cambia nulla, non cercherò mai di esserlo – ribadisce Messi – Non so nemmeno se sono un modello per gli altri, ma non mi è mai piaciuto esserlo o dare consigli. Ho lottato per i miei sogni, poi per superarmi e raggiungere ogni anno nuovi obiettivi. Serve anche un pò di fortuna e credo che Dio abbia deciso di premiarmi”. La sua carriera è stata contraddistinta, fra le altre cose, dai paragoni con Maradona e il confronto con Cristiano Ronaldo. “Non mi sono mai paragonato a Diego, assolutamente, nè ho mai prestato attenzioni a questi paragoni – chiarisce Leo – Alcune critiche in passato mi hanno infastidito, ho passato dei brutti momenti in nazionale ma non per queste ragioni”. E su CR7 aggiunge: “Ho sempre cercato di superare me stesso e non guardare a quello che fanno gli altri. Con Cristiano siamo stati avversari per anni nella Liga, è stato meraviglioso e ci ha aiutato a crescere nelle nostre carriere. Ma senza mai guardare l’uno all’altro, ho sempre voluto superare me stesso per essere migliore ma non migliore dell’altro”. “Se è facile essere compagno di Messi? Dovete chiederlo agli altri – ride – Chi mi conosce sa chi sono. Può darsi che per i giovani sia più difficile per l’immagine che hanno di me, ma una volta che mi conoscono si rilassano”. Ma anche essere Messi non è semplice. “Sono stato Messi per 34 anni per cui inizio ad abituarmi. Sono contento di tutto quello che ho vissuto anche se a volte devo ammettere che mi piacerebbe passare inosservato, godermi la famiglia senza che le gente mi riconosca. Ma non mi lamento, anzi, è sempre piacevole ricevere un complimento, un sorriso o qualcuno che mi chieda una foto. Mi sono abituato e per me è diventata la normalità”. Poi il fuoriclasse argentino parla della sua scelta di non prendere il 10 al Paris Saint Germain, sebbene Neymar l’avesse messo a sua disposizione. “Il 10 era suo. Sono arrivato in una nuova squadra per aiutare. Da parte sua è stato un gesto straordinario, me l’aspettavo perchè lo conosco, a Barcellona siamo diventati amici. Ma mi sembrava più giusto che lo tenesse lui”, ha spiegato Messi, che ha optato per il 30.
(ITALPRESS).
Messi “Mai sentito il migliore nè come Maradona”
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