Mare memoria viva, rete cultura e sociale

L’associazione culturale Mare Memoria Viva, nata grazie a un progetto finanziato nel 2013 da un bando della Fondazione con il Sud, cura a Palermo l’omonimo ecomuseo, un laboratorio culturale territoriale che mira all’inclusione sociale, allo sviluppo sostenibile e alla valorizzazione innovativa e democratica del patrimonio. “Ci piace chiamarla “rigenerazione umana” dice la presidente Cristina Alga.
Come nasce, cosa offre e come si distingue dagli altri l’ecomuseo del mare di Palermo?
Mare Memoria Viva, ecomuseo urbano nella costa sud-est di Palermo, sorge su un rilievo artificiale formato dagli sversamenti abusivi di detriti del sacco edilizio, sulla foce del fiume Oreto. La nostra definizione preferita di “ecomuseo” è “un patto tra cittadini che decidono di prendersi cura di un territorio”: un patto, perché siamo un museo collettivo nato da una raccolta partecipativa di storie, memorie e documenti sulla città frontemare; tra cittadini (attivi) perchè nasciamo dall’iniziativa di un gruppo di giovani motivati a lavorare sul senso dei luoghi e la capacitazione della comunità locale; la cura, di persone e spazi, di sé e degli altri, del paesaggio e delle relazioni; il territorio, la rigenerazione urbana ed umana, l’emersione delle potenzialità locali, la ricerca della bellezza anche dove si nasconde al primo sguardo.
La “collezione” dell’ecomuseo nasce da una raccolta di storie e memorie degli abitanti delle borgate marinare, è un museo collettivo e un archivio audiovisivo in perenne progresso con fotografie, video, interviste, documenti, testimonianze, mappe che compongono una storia collettiva delle trasformazioni urbanistiche e sociali della città dal dopoguerra a oggi. Il mare fa da metafora e da filo conduttore. L’archivio è la materia viva su cui coltiviamo le attività educative, il lavoro con gli artisti, il turismo sostenibile e le azioni e i progetti di welfare culturale.
Che percorsi “alternativi” offrite ai turisti e alle scolaresche?
Un ecomuseo è un museo diffuso sul territorio, la sfida di un ecomuseo urbano in periferia è raccontare e “risignificare” i luoghi con un approccio olistico che tiene insieme la complessità di ciò che una città è: paesaggio, architetture, natura, persone, relazioni, spazi e interstizi, storie e servizi, trasformazioni e abitudini, stratificazioni. Ai turisti, studenti e non, di fatto raccontiamo un pezzo di storia contemporanea della città, le sue trasformazioni urbanistiche e sociali dal dopoguerra ad oggi, il sacco edilizio, i cambiamenti del frontemare, l’espandersi della città in quella che era la Conca d’oro ma anche le esperienze di rigenerazione urbana e innovazione sociale, di attivismo e mobilitazione sociale come la nostra. Su questi temi proponiamo un programma di passeggiate ed esplorazioni urbane “periferiche” per diversi pubblici (studenti, famiglie, giovani) con taglio narrativo che riprenderemo a settembre con alcune novità come una passeggiata che unirà i quartieri kalsa e Sant’Erasmo con il filo conduttore della fiaba di Gianni Rodari “La sirena della Kalsa” in omaggio al centenario della sua nascita.

Quali conseguenze ha avuto per voi la pandemia? Come pensate di superare le difficoltà?
Da marzo a giugno è il periodo cruciale delle visite delle scuole e del turismo scolastico, abbiamo perso tutte le prenotazioni ed economicamente non ci sarà modo di recuperare i mancati introiti; puntiamo invece alle attività estive con un campus negli spazi esterni del museo seguendo le linee guida redatte dal governo per i centri estivi e cercando di offrire un’opportunità di socializzazione e cultura ai bambini che sono stati chiusi in casa o nel nostro quartiere anche abbandonati per strada.
In questo nuovo modo di intendere il turismo, che coinvolge ambiti culturali, sociali, esperenziali, non siete soli. Quali progetti avete con la rete ancora informale che avete creato?
Con Palma Nana, Addiopizzo travel e Moltivolti lavoriamo per promuovere un’immagine non stereotipata della nostra città, con loro è nata la campagna “Abbiamo un (bi)sogno” per acquistare tour sospesi. A livello nazionale siamo tra i promotori di una costituenda rete di enti del terzo settore che si chiama “Cultura è sociale” che unisce – come il nome stesso suggerisce – organizzazioni che operano nel crinale tra valorizzazione culturale del territorio e nuovo welfare; molti promotori della rete si occupano anche di turismo sociale perchè riteniamo che l’economia del turismo quando non diventa mercificazione del territorio ma accoglienza e cultura può essere un asset di sviluppo per il sud Italia.
(ITALPRESS).

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